Tra i disturbi più comuni legati agi occhi e alle palpebre c’è la blefarocongiuntivite o blefarite. L’Istituto Superiore di Sanità la descrive come un’infiammazione appunto delle palpebre, che può interessare un solo occhio o entrambi e manifestarsi in qualunque età.

C’è anche un certo rischio di recidiva e un’associazione con malattie della pelle come la psoriasi, la rosacea oculare, la dermatite seborroica o la sindrome dell’occhio secco. Le caratteristiche della blefarite annoverano una serie di sintomi differenti in base alla gravità (ma l’Iss tranquillizza, non si perde la vista per questa infiammazione), tra cui:

  • bordi delle palpebre rossi e gonfi;
  • lacrimazione eccessiva, così come fastidi vari (secchezza, bruciore, prurito e simili);
  • visione annebbiata;
  • accresciuta sensibilità alla luce;
  • forfora o crosticine alla base delle ciglia;
  • crescita anormale o caduta delle ciglia;
  • palpebre appiccicose, soprattutto al mattino.

Cos’è la blefarocongiuntivite?

L’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità riporta una definizione molto simile a quella dell’Iss, con una precisazione rispetto alla sopportazione dei sintomi, in particolare il prurito, che può portare chi soffre di blefarite a grattarsi la palpebra.

Quest’ultimo comportamento va però evitato – si legge sul sito dell’Aipc – in quanto favorisce l’infiammazione, provocando, a lungo andare, microlesioni della cute palpebrale.

Blefarocongiuntivite: le possibili cause

Blefarocongiuntivite
Fonte: Pixabay

Sempre secondo l’Aipc, le cause di questa malattia possono essere differenti, come:

  • un’alterata secrezione delle ghiandole palpebrali;
  • problemi alla vista non corretti, come ipermetropia e astigmatismo;
  • malattie della pelle;
  • mancanza di vitamine;
  • difficoltà di digestione;
  • diabete;
  • accumulo di grandi nel sangue;
  • allergie;
  • fumo;
  • batteri come stafilococchi e streptococchi.

Tipologie di blefarocongiuntivite

La blefarite può essere differenziata in base al tempo in cui si sviluppa o in base ai suoi sintomi. MsdManuals distingue infatti in blefarocongiuntivite acuta e cronica:

  • la blefarite acuta è causata da un’infezione batterica nel margine della palpebra e prevede la formazione di croste, oppure dipende dalla conseguenza di una reazione allergica con successivo prurito, infiammazione e ipersensibilità;
  • la blefarite cronica è un’infiammazione non infettiva, che prevede la produzione di lipidi nella palpebra, con dilatazione dei dotti lacrimali e occhio secco.

L’Aipc distingue invece in blefarite:

  • iperemica, in cui il bordo delle palpebre è arrossato e gonfio;
  • squamosa, in cui avviene desquamazione e formazione di forfora all’attacco delle ciglia;
  • ulcerativa, in cui sono presenti piccoli ascessi nei follicoli piliferi, crosticine e batteri.

Blefarocongiuntivite: cure e terapie

Blefarocongiuntivite
Fonte: Pixabay

MsdManuals spiega che la diagnosi di blefarocongiuntivite avviene grazie a un esame con lampada a fessura, ma a volte i medici possono richiedervi una biopsia, per escludere quei tumori alla palpebra che presentano sintomi simili. A diagnosi avvenuta, vi potrebbero essere prescritti dei farmaci come antimicrobici oppure corticosteroidi topici, ma anche impacchi caldi e pulizia dedicata delle palpebre, sia con antibiotici che con rimedi naturali.

Sicuramente, se portate le lenti a contatto, vi verrà chiesto di evitare per un po’ di utilizzarle. L’Aipc spiega che tra i trattamenti, negli ultimi anni, si sta ricorrendo anche alla luce pulsata, una tecnica in cui si normalizza la secrezione delle ghiandole trasferendo calore all’interno delle palpebre.

La prevenzione è tuttavia importante come la cura, a partire dalla conduzione di uno stile di vita sano, in cui si consuma tanta frutta e verdura e si limitano zucchero e caffeina.

Il rispetto delle regole igieniche – spiega ancora l’Aipc – è fondamentale per minimizzare il rischio di ogni tipo d’infezione, compresa la blefarite. Si raccomanda quindi di lavarsi sempre accuratamente le mani, specialmente prima di toccare gli occhi (abitudine, quest’ultima, che dovrebbe però essere evitata il più possibile). Quando un familiare o un convivente lamenta sintomi riconducibili a una potenziale blefarite o ad altra infezione oftalmica, il consiglio è quello di evitare l’uso promiscuo di oggetti (non condividere gli asciugamani ad esempio) e di cambiare più spesso lenzuola, indumenti, federe dei cuscini, per ridurre il rischio di contaminazione. Si raccomanda, inoltre, di evitare l’utilizzo di cosmetici per gli occhi durante l’intera terapia.

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