Tracciare in modo univoco una storia, una cronologia, una definizione di biohacking è molto difficile. Dagli anni Ottanta in poi il movimento ha preso a differenziarsi molto al suo interno, aprendosi a diverse sottoculture anche molto diverse tra loro.

In comune tutti hanno una parola chiave: miglioramento. C’è chi vede il biohacking come una disciplina che mette il corpo al servizio della mente per migliorare la propria vita quotidiana e ci sono poi i colleghi più estremisti. I cosiddetti extreme biohacker sono coloro che lavorano sul fronte della postumanizzazione: migliorarsi fino ad elevarsi al di sopra del livello medio del genere umano, servendosi di impianti e dispositivi tecnologici di diverso tipo.

Biohacking: cos’è?

Dave Asprey è uno dei pionieri del movimento biohacking, autore di diversi best seller tra cui il libro The Bulletproof Diet. Il testo raccoglie tantissimi spunti per condurre un tenore di vita sano, ma senza troppe privazioni, per sfruttare al massimo tutte le proprie potenzialità.

Le sue tesi sono diventate un vero e proprio fenomeno globale, che spiega come interagire con l’ambiente esterno per ottenere migliori prestazioni fisiche e mentali, ovviamente passando anche per una costante e mirata attenzione a ciò che si ingerisce, dunque curando l’alimentazione. Gli stimoli esterni (ciò con cui si entra in relazione, ciò che si tocca, ciò di cui ci si circonda) così come quelli provenienti dalla propria interiorità (le scelte quotidiane) devono essere canalizzati in un solo obiettivo: realizzare la versione migliore di sé.

E per farlo, si può anche scomodare un po’ di “fantascienza”, come dimostrano gli impianti su cui lavorano alcuni biohacker (chip sottopelle, per esempio) che hanno fatto del miglioramento dell’umanità attraverso la tecnologia la loro missione. Questo è il fronte più estremo del biohacking, che chiama in causa anche la cyber security e le questioni etiche sulla tecnologia applicata in campo biologico.

Principi del biohacking

Per quanto riguarda il biohacking inteso come controllo consapevole, promosso da Dave Asprey, si tratta di una filosofia che punta all’ottenere (principalmente dall’alimentazione) la massima energia possibile per migliorare di conseguenza anche le funzioni cognitive.

Questo, per giungere alla massima produttività possibile e a un continuo miglioramento della propria quotidianità e della vita. Per arrivare a un grado di benessere totale, Asprey consiglia di:

  • eliminare dalla dieta tutti i cibi che possono causare infiammazioni e intolleranze alimentari;
  • dormire almeno sette ore a notte, andare a letto e svegliarsi sempre alla stessa ora, ripararsi da ogni fonte luminosa;
  • ascoltare i battiti binaurali, suoni e frequenze musicali del tutto simili alle onde cerebrali.

Biohacking: i dispositivi

Amal Graafstra è un altro leader del biohacking: ha scritto il libro RFID Toys, ha fondato un laboratorio di biohacking (Dangerous Things), ma soprattutto ha messo a punto un gadget molto significativo per il suo movimento. Infatti si è impiantato cinque chip sotto pelle, che usa per aprire la porta di casa o per accedere ai file sul suo computer.

Un chip di questo tipo può ovviamente essere declinato per gli usi più disparati. Graafstra per esempio lo ha pensato anche in relazione all’uso delle armi, per permettere al solo proprietario di una pistola di impugnarla e sparare. In questo modo si stabilirebbe in modo inconfutabile una corrispondenza tra proiettile sparato e possessore dell’arma.

Ma non è tutto. I biohacker sono al lavoro anche su molti altri progetti, dalle stampanti 3D alle protesi a basso costo.

Critiche e polemiche sul biohacking

Il miglioramento, la crescita, la tecnologia e la scienza che regnano sovrane: i pilastri del biohacking si scontrano inevitabilmente con questioni etiche e morali.

Serge Faguet ha speso centinaia di migliaia di dollari per trasformare il proprio corpo, per renderlo “sovrumano”, per potenziarlo con ogni aiuto possibile. Tutto questo è difficile da comprendete e accettare, perché porta a un concetto di uomo sempre più vicino a quello di macchina perfetta, a uomo bionico, come se la biologia del futuro fosse la robotica.

Biohacking: prospettive future

Il fronte più interessante riguarda certamente quello dei dispositivi e degli impianti pensati e realizzati per potenziare le facoltà dell’uomo, per superarne i limiti biologici servendosi della tecnologia.

Non sono da escludere approfondimenti sempre più mirati sul fronte della genetica, per modificare il DNA.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!