Lo scorso 4 marzo si è celebrata la Giornata Mondiale contro il Papilloma Virus (HPV), una campagna globale mirata a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione e della consapevolezza riguardo a questa infezione sessualmente trasmissibile.

Il papilloma, noto anche come HPV, rappresenta l’infezione sessualmente trasmessa più diffusa al mondo. Sebbene nella maggior parte dei casi l’infezione sia asintomatica e l’organismo sia in grado di eliminarla spontaneamente, in alcuni casi il virus può persistere nel tempo, portando a conseguenze serie e potenzialmente gravi.

Tra le complicazioni più comuni legate all’HPV vi sono le patologie benigne, come i condilomi e le verruche genitali, che possono causare disagio fisico e emotivo. Possono esserci anche conseguenze tumorali associate al papilloma. Infatti, la permanenza del virus all’interno delle cellule può favorire lo sviluppo di tumori maligni, tra cui il carcinoma della cervice uterina, della testa e del collo, e dei genitali. Gli effetti dell’infezione possono estendersi anche alla fertilità, con rischi di infertilità negli uomini e poliabortività nelle donne.

Uno dei principali aspetti da considerare nella lotta contro il Papilloma Virus (HPV) è la sua persistenza nel corpo umano, soprattutto nel maschio. Contrariamente alla donna, il cui picco di infettività si verifica prima dei 26 anni e diminuisce con l’età, nel maschio la presenza del virus rimane elevata e costante fino ai 50 anni e oltre. Questo è dovuto a una risposta immunologica ridotta del maschio nei confronti del virus.

Un recente studio pubblicato nel 2023 sulla prestigiosa rivista internazionale The Lancet ha gettato luce su questo fenomeno. Il rapporto evidenzia una tendenza all’alta prevalenza di HPV negli uomini, con il 31% degli individui di sesso maschile sopra i 15 anni di età che presenta almeno un ceppo del virus nel proprio organismo. Questo dato è di particolare rilevanza poiché sottolinea come gli uomini rappresentino un importante serbatoio per la diffusione dell’infezione.

Questi dati assumono particolare rilevanza quando si considera la popolazione maschile italiana tra i 18 e i 50 anni, stimata in oltre 10 milioni di individui. Secondo stime attendibili, almeno il 30% degli uomini in questa fascia d’età è positivo al papilloma virus. Questo significa che ci sono almeno 3 milioni di italiani che portano con sé il virus, agendo come potenziale fonte di trasmissione dell’infezione.

“Sulla base di queste evidenze”, hanno detto i prof. Carlo Foresta e Giancarlo Icardi, “chiediamo che sia l’uomo che la donna possano beneficiare della vaccinazione gratuita fino ai 45 anni di età, comprendendo quindi in questo incremento anagrafico non solo la prevenzione delle patologie HPV-correlate, ma riducendo anche la probabilità di contrarre l’infezione da HPV e le sue conseguenze sulla fertilità e poli-abortività nelle fasce d’età più sessualmente attive in cui più frequentemente si cerca un figlio”.

Diversi studi confermano che il vaccino anti-HPV è sicuro ed efficace nella prevenzione di tumori e lesioni ano-genitali, diminuendo il rischio di contagio e complicanze legate all’infertilità e alla poliabortività.

“In Italia il vaccino è raccomandato e offerto gratuitamente a partire dal dodicesimo anno d’età a maschi e femmine”, ha detto Foresta, aggiungendo che le “coperture sono ampiamente variabili a seconda delle regioni: attualmente tra i diciottenni hanno completato il ciclo vaccinale il 69% delle ragazze e il 54% dei ragazzi in Italia, un po’ meglio va in Veneto: rispettivamente il 78% e 72%, comunque lontani dall’obiettivo del 95%. Ma la copertura è drasticamente più bassa se guardiamo i bambini di 12 anni che dovrebbero aver completato l’ultimo ciclo vaccinale, nei quali la copertura scende sotto il 30% a livello nazionale e addirittura al 10% in Veneto”.

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