L’equilibrio del pH del sangue e dei tessuti è senza dubbio uno dei meccanismi biochimici più delicati e rilevanti per l’organismo umano, la cui importanza è legata alla capacità del pH stesso di controllare la velocità delle reazioni biochimiche nel corpo. Ecco perché una diminuzione del pH del sangue o dei tessuti può causare sofferenza o perfino malattia, qualora i processi fisiologici messi in atto dall’organismo non riescano a compensare lo squilibrio in atto. Infatti, il corpo rimane in salute fino a quando l’organismo riesce a mantenere lo stato di allostasi (il meccanismo che mantiene la stabilità dei sistemi omeostatici, ovvero essenziali per la vita), attraverso interventi biochimici di riadattamento continuo; ma, quando questo sistema si altera, possono manifestarsi i primi danni da acidosi metabolica.

Questa, infatti, dipende proprio dalla perdita di equilibrio del nostro organismo, situazione in cui si verifica un accumulo di acidi, i quali, sfidando l’equilibrio omeostatico del corpo, si accumulano nei fluidi e nei tessuti, con conseguenze gravi, in termini di invecchiamento precoce, perdita di massa magra, diminuzione di minerali ossei. È come se si verificasse un vero e proprio accumulo di scorie metaboliche.
Le cause dell’acidosi metabolica possono essere diverse, e dipendere da fattori sia endogeni che esogeni. Ecco le principali.

Le cause dell’acidosi metabolica

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Le cause dell’acidosi metabolica, come abbiamo detto, possono essere rintracciate in fattori esterni, come uno stress psicofisico intenso, o in un’alimentazione errata, basata prevalentemente su cibi acidi, come salumi e formaggi, aumentata inoltre dalla mancata assunzione, o dall’assunzione insufficiente, di alimenti basici come frutta e verdura. Ma ci sono anche diverse malattie che possono portare all’insorgenza dell’acidosi metabolica, come il diabete – nel qual caso la patologia si sviluppa per l’accumulo di corpi chetonici, l’acetone, l’acido acetoacetico e l’acido beta-idrossibutirrico – e l’insufficienza renale.

Vi è inoltre un’altra condizione di acidosi, conosciuta come acidosi lattica, che si verifica soprattutto quando facciamo uno sforzo prolungato (probabilmente molte avranno sentito parlare dell’acido lattico che si forma dopo un allenamento particolarmente intenso) e che trova la sua origine anche in disfunzioni del fegato, in malattie renali, in disturbi della respirazione o in insufficienze cardiache, oppure in un avvelenamento da farmaci (come l’aspirina). Altra fattispecie dell’acidosi è quella ipercloremica, causata da un’infezione che provoca diarrea o vomito, in cui l’organismo comincia a eliminare bicarbonato di sodio, senza avere l’opportunità di poterlo reintegrare.

Come possiamo riconoscere l’acidosi metabolica o le altre condizioni patologiche?

I sintomi del’acidosi metabolica

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Le manifestazioni dell’acidosi metabolica sono molto varie; infatti è estremamente importante considerare una serie di fattori, i quali possono essere collegati in qualche modo alle forme più acute della patologia. Generalmente il soggetto affetto da acidosi metabolica manifesta affanno e presenta dei disturbi della respirazione, spesso accompagnati da un senso di confusione, dalla nausea, dal vomito e dalla stanchezza. Ma spesso la sintomatologia è molto più sottile, e difficilmente riconoscibile se non da un occhio esperto, come nel caso della secchezza della pelle, del prurito, del mal di testa, della sonnolenza, dell’inappetenza e dell’abbassamento dell’udito.

I valori corretti e la terapia

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Come sapere quindi se abbiamo un problema di acidosi metabolica? Anzitutto è fondamentale tenere d’occhio i valori relativi al pH, individuabili attraverso un esame, soprattutto delle urine. Esame che può essere compiuto tranquillamente a casa, tramite appositi kit acquistabili in farmacia. I valori corretti sono compresi tra 6.5 e 7; perciò, se abbiamo un livello di pH inferiore a 5.0, siamo in presenza di una forte acidosi. Cosa fare a questo punto?

Il primo passo è indubbiamente rivedere la nostra dieta, la quale, naturalmente, incide parecchio sulla generazione dell’acidosi metabolica. Dobbiamo partire con il distinguere gli alimenti acidificanti o alcalinizzanti in base alla loro composizione biochimica: ad esempio i carboidrati e le proteine creano acidosi, i sali minerali, come il potassio, il magnesio, il calcio e il fosforo sono alcalinizzanti. I grassi invece sono generalmente neutri, ma alcuni minerali, come lo zinco e il cloro, tendono a essere leggermente acidificanti. Per questi motivi sarebbe importante ridurre il consumo di carne, di pesce, e il consumo di carboidrati raffinati o integrali, prediligendo, in caso di cereali, quelli come il miglio, la quinoa, l’amaranto e il grano saraceno. Ovviamente spazio a frutta e verdura, così come alla frutta secca, in particolare noci e nocciola, mentre sono da evitare i dolci, e da consumare con estrema moderazione (quasi sconsigliati) uova, latte e formaggi, cibi fortemente acidificanti.

Per correggere una condizione di acidosi metabolica è molto importante anche adottare uno stile di vita non sedentario, ad esempio facendo una passeggiata a passo lento, dopo cena, per eliminare l’anidride carbonica. Si può poi iniziare con una dose di sport non esagerata, perché esasperare gli allenamenti può comportare comunque problemi, dato che spesso sono proprio gli atleti agonisti i primi a mostrare condizioni di acidosi metabolica acuta e di ossidazione anche grave.

Nel caso questi rimedi naturali non fossero sufficienti, potrebbe essere utile assumere integratori alimentari e sali minerali alcalinizzanti, capaci di regolare il pH riportandolo a valori ottimali.

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