La mastite è un’infiammazione acuta che affligge le neomamme – anche dopo il periodo puerperale – ma non solo. Di solito, in condizioni normali, una donna sente parlare per la prima volta di mastite proprio dopo aver dato alla luce il suo piccolo: «se non allatti costantemente ti verrà la mastite» ti dicono, ma il problema è molto più complesso per ridurlo semplicemente a questo.

I sintomi della mastite

Mastite
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La mastite presenta dei sintomi che colpiscono di solito solo un seno, ma talvolta può capitare che ne siano interessati entrambi. È caratterizzata da un rossore e da una sensazione di dolore e calore all’interno della mammella, un bruciore continuo quando si allatta e febbre alta, oltre i 38,5° C.

Il dolore non è una semplice tensione, come quella che si avverte quando il bimbo non ha allattato abbastanza oppure con la sindrome premestruale o ancora fin dai primi tempi della gravidanza, ma è qualcosa di ben più forte per quanto riguarda l’intensità. Potrebbero non esserci avvisaglie della mastite, ma dolore, rossore e febbre potrebbero comparire all’improvviso.

Mastite durante l’allattamento

Tra le cause c’è quindi per lo più un problema con l’allattamento: in tal senso, la mastite colpisce dal 3% al 20% delle neomamme. Durante questo processo, un dotto può ostruirsi, causando un ingorgo. Oppure la mastite è provocata da batteri che “entrano” nel seno dall’esterno, attraverso le minuscole ferite o le ragadi che si possono creare sul capezzolo a causa della suzione molto intensa o di una posizione sbagliata della bocca del neonato. In quest’ultimo caso, ci si deve ricordare che le ragadi possono essere evitate badando che il piccolo prenda in bocca l’intero capezzolo quando allatta.

Inoltre, la mastite può insorgere quando si allatta solo in una posizione e la mammella non si svuota completamente, quando si soffre di grande stress oppure quando il reggiseno è troppo stretto. C’è infatti chi sconsiglia i reggiseni con i tasselli che si sfilano proprio per questa ragione e, negli ultimi anni, stanno avanzando quelli che si aprono completamente, liberando un seno per volta.

Se durante lo svezzamento non si continua ad allattare, soprattutto a richiesta, potrebbe manifestarsi la mastite: non si deve troncare l’erogazione di latte materno, ma deve essere un processo graduale.

Cure e terapie per la mastite

Mastite
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Quando insorge la mastite, bisogna contattare subito il medico. Vi consiglierà di effettuare un ciclo di antibiotici di un paio di settimane o poco meno, unito da qualche antinfiammatorio leggero. In quest’ultimo caso, si consigliano principi attivi come paracetamolo e ibuprofene, che sono compatibili con l’allattamento.

Nei casi più gravi può essere richiesto un drenaggio chirurgico, ma si tratta di un caso limite. Capita infatti quando la mastite è legata a un ingorgo mammario.

Ai farmaci vanno uniti il riposo, dei piccoli massaggi, degli impacchi di acqua tiepida – ma i primi tempi è meglio sia fresca e assolutamente non fredda o calda, altrimenti si peggiorano soltanto le cose. È bene cambiare tecnica di allattamento, optando per una posizione che consenta uno svuotamento completo del seno.

La più consigliata è quella a «rugby»: si tiene il bimbo in braccio con la testa all’interno, verso il proprio corpo, e le gambine in fuori. Bisogna ricordarsi infatti che anche con la mastite si deve allattare o, al massimo, tirare il latte per continuare a svuotare il seno.

Mastite non puerperale

La mastite non puerperale è sempre causata da un batterio, oppure più raramente da qualche fungo. La possono causare anche gli agenti patogeni di tubercolosi e sifilide, ma di solito questo accade nei Paesi in via di sviluppo. I sintomi naturalmente sono gli stessi dalla mastite che insorge durante l’allattamento: rossore, dolore e febbre. Qualora i batteri che la provocano sono gli stessi, anche la cura sarà comune.

Mastite, possibili rimedi naturali

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Tra i rimedi naturali vengono indicati quelli fitoterapici come il ricorso all’agnocasto oppure alla centella asiatica, e quelli omeopatici, come l’alternanza tra belladonna e bryonia. Si consiglia anche l’uso dell’aglio nell’alimentazione: è meglio però non esagerare, perché l’aglio è uno dei cibi sconsigliati in allattamento, perché il bimbo potrebbe non gradirne il sapore.

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