I sintomi della celiachia: adulti, bambini e celiachia silente
Alcuni consigli su come riconoscere i sintomi della celiachia in tutte le età: ecco cosa si può mangiare e cosa no con questo disturbo da malassorbimento.
Alcuni consigli su come riconoscere i sintomi della celiachia in tutte le età: ecco cosa si può mangiare e cosa no con questo disturbo da malassorbimento.
La celiachia è percepita dai più come una sorta di intolleranza cronica al glutine. Di fatto è un’infiammazione cronica dell’intestino tenue causata dall’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti.
Chiarito cos’è, è fondamentale anche dire cosa non è. Specificare che la celiachia non è una moda, di questi tempi, è doveroso. Visto che la tendenza, dilagante e disinformata (perché non priva di rischi) di mangiare senza glutine anche in assenza di una determinata patologia, pensando magari faccia bene, si è diffusa in modo così incontrollato da causare più di un problema a chi celiaco lo è davvero.
Già perché, in tanto caos e disinformazione, e finti intolleranti al glutine che “però una pizza ogni tanto me la mangio”, a farne le spese sono i celiaci, che si trovano a dover fare i conti con ristoratori poco attenti che li espongono a rischio di contaminazione che, per i profani, è considerata la fissa esagerata e drastica dei celiaci.
Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire di più sulla celiachia nei bambini e negli adulti.
Il glutine viene aggiunto alla dieta dei bambini indicativamente a partire dal settimo mese. Lo svezzamento spesso comincia con le creme di riso o mais e tapioca – che non contengono glutine – e prosegue con creme multicereali, semolini e pastine – che invece contengono glutine, come pure i biscottini granulari o solubili (salvo non espressamente indicato il contrario).
Il bambino, infatti, va abituato man mano all’introduzione dei vari alimenti, tra cui il glutine, proprio per scoprire eventuali intolleranze, allergie e ovviamente anche malattie come la celiachia.
E, se si ritiene che l’allattamento al seno, almeno fino a sei mesi di vita, riduca possibili intolleranze alimentari, la questione celiachia è più complessa.
Riconoscere i sintomi della celiachia nei bambini potrebbe non essere un’impresa semplice. Tra i 6 e i 20 mesi potrebbe essere un’ipotesi quando si verifica un calo ponderale significativo o si manifestano altri sintomi come vomito, pancia gonfia, irregolarità intestinale, stitichezza, diarrea, feci non formate o quasi bianche. Inoltre, i bimbi possono stancarsi spesso, perdendo il sonno, o diventare molto irritabili. Andando avanti con gli anni, i piccoli possono presentare dermatiti, afte e dolori articolari.
Un tempo diagnosticata solo con la biopsia intestinale, dall’estate 2015 il nuovo “Protocollo diagnosi e follow-up della celiachia e sulla prevenzione delle complicanze”, prevede soluzioni meno invasive per bambini e adolescenti, in cui non serve più l’endoscopia con prelievo duodenale, ma basterà un esame del sangue che dovrà verificare la presenza di anticorpi anti-tTG IgA (antitrasglutaminasi) e EmA IgA (antiendomisio) almeno 10 volte superiori al valore soglia. Ai fini della diagnosi di celiachia, varranno quindi anche il profilo genetico (HLA-DQ2 e/o DQ8) compatibile, definito sempre tramite test del sangue, e la valutazione dei sintomi e della loro riduzione a seguito di dieta senza glutine.
E negli adulti, come si manifesta e si diagnostica?
Negli adulti, la celiachia provoca un’infiammazione intestinale, che porta nell’immediato a diarrea e perdita di peso. Tuttavia esiste anche una percentuale di celiaci che soffre contestualmente di obesità o di stitichezza.
Tra gli altri sintomi della celiachia ci sono l’anemia, l’osteoporosi, il mal di testa e la stanchezza, il prurito, dolori articolari, macchie sui denti, malfunzionamento della milza, reflusso gastroesofageo, problemi di equilibrio, formicolio agli arti. Ma i sintomi posso essere ancora molteplici e comprendere anche il funzionamento della tiroide e la depressione.
I villi intestinali risultano appiattiti e la diagnosi di celiachia nell’adulto, a differenza dei bambini, oltre allo screening iniziale con test sierologici, prevede la biopsia intestinale per la conferma.
Un altro campanello di allarme può essere la dermatite erpetiforme, una dermatite cronica, che si manifesta con vescicole e bolle di forma simmetrica, tendenzialmente localizzate su spalle, volto, collo, natiche, zona lombare, gomiti e ginocchia.
Per la configurazione a grappolo, ricorda l’herpes zoster, il cosiddetto “fuoco di S.Antonio” e provoca un forte prurito che arriva al bruciore.
La diagnosi definitiva si ha a seguito di biopsia cutanea e, nel 85-95% dei casi, si associa con la malattia celiaca.
La celiachia silente è praticamente asintomatica. Non deve essere confusa con la celiachia latente, che è presente nelle persone predisposte alla celiachia, ma che hanno i villi normali. Con la celiachia silente, i sintomi possono però comparire nel momento in cui si aumenta la quantità di glutine nella dieta – tanto che anche questa forma si cura eliminando il glutine dalla propria quotidianità. Naturalmente, non essendoci sintomi evidenti, la celiachia silente è molto difficile da diagnosticare.
Posso avere la celiachia anche se gli esami del sangue sono negativi? Ecco la risposta!
Con il termine gluten sensitivity si indica attualmente un disturbo associato all’ingestione di glutine che porta a manifestazioni simili a quella della celiachia, ma in presenza di negatività degli esami sopraindicati e senza alterazioni intestinali. I disturbi regrediscono completamente nel giro di pochi giorni con l’eliminazione del glutine dalla dieta.
La malattia celiachia è una delle patologie permanenti più frequenti e colpisce circa l’1% della popolazione mondiale. La maggiore consapevolezza della malattia, fino a qualche anno fa poco nota, ha portato a un incremento delle diagnosi ma, secondo i dati forniti dall’AIC, al momento in Italia i celiaci diagnosticati sarebbero circa il 27% di quelli reali.
In Italia, dove la dieta mediterranea gode da sempre una lunga tradizione, essere celiaco significa rivoluzionare il modo di nutrirsi, perché la dieta mediterranea è basata soprattutto sui cereali, che – si sa – contengono in buona parte glutine. Il mais e il riso costituiscono i principali sostituti di frumento, kamut, orzo, farro e i loro derivati, tutti contenenti glutine. Ma chi è celiaco ha riscoperto anche cereali meno usuali quali il grano saraceno, l’amaranto, la quinoa, il miglio, il teff, il sorgo, la manioca e l’avena.
Carni e formaggi sono tutti consentiti, a meno che non si tratti di preparati o carni lavorate (insaccati, hamburger) dove in sede di preparazione è possibile siano stati aggiunti conservanti o addensanti contenenti glutine. Stessa cosa per gli yogurt, dove alcuni gusti (es. il malto d’orzo o alcuni cremosi alla frutta) possono non essere gluten free.
In generale, al di là della materia prima, bisogna verificare anche l’assenza di contaminazione da glutine. Per questo anche tutti i prodotti di per sé senza glutine, come il cacao e le stesse farine di riso e di mais, devono essere verificati prima della consumazione, perché potrebbero essere stati banalmente prodotti in luoghi che trattano anche prodotti con glutine e, quindi, essere contaminati. In alcuni casi, del resto, prodotti di per sé senza glutine, come il caffè, potrebbero presentarne tracce in versioni lavorate, come il caffè solubile.
Siccome sarebbe complesso esaurire qui la materia dei cibi gluten free e di quelli che al contrario contengono glutine, rimandiamo al prontuario dell’Associazione Italiana Celiachia, dove sono chiaramente indicati i cibi consentiti, quelli vietati e quelli a rischio contaminazione e quindi da verificare.
Ecco infine alcuni consigli per fare la spesa senza dover consultare il prontuario in continuazione e anche perché non bisogna mettersi a dieta senza glutine se non si è celiaci.
Ma come orientarsi per una spesa senza glutine? Premesso che il prontuario deve essere un riferimento per quei prodotti che, pur essendo senza glutine, non sono dichiarati come tali (fino a poco tempo fa, per esempio, la Nutella, pur essendo gluten free e presente nel prontuario, non riportava la scritta senza glutine); l’indicazione è di porre attenzione alla presenza della dicitura senza glutine.
In questo, l’imperante moda del senza glutine ha aiutato a sensibilizzare le aziende sul fatto di apporre la scritta quando il prodotto è senza glutine (e ovviamente senza contaminazioni da produzione).
Abbiamo iniziato parlando di moda senza glutine e finiamo allo stesso modo perché la questione è importante.
Sulla scia di star hollywoodiane male informate, si è diffusa l’idea che mangiare senza glutine sia più sano e faccia dimagrire.
Nulla di più sbagliato. Gli alimenti senza glutine spesso hanno un indice glicemico più elevato, ponendo quindi i celiaci di fronte a un maggiore rischio diabetico.
AVVERTENZE
Concludiamo specificando che questo articolo ha uno scopo divulgativo-informativo e non pretende di esaurire l’argomento, molto più articolato, né di sostituirsi al parere del medico.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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