Mentre Joker, il film magistralmente interpretato da Joaquin Phoenix, dopo aver sbancato il botteghino ha fatto incetta anche ai Golden Globe 2020 – Joaquin è stato premiato come miglior attore in un film drammatico, mentre Hildur Guðnadóttir ha vinto per la miglior colonna sonora originale –  sempre più curiosi si chiedono se quel bisogno compulsivo di ridere nei momenti meno opportuni che caratterizza Arthur Fleck, il protagonista, sia una malattia reale, che possiamo riscontrare nella nostra vita di tutti i giorni. Cos’è che fa scoppiare Joker in un riso sfrenato anche quando nel suo cuore alberga solo un gran dolore?

Inutilmente, Arthur prova a spiegare a chi lo circonda che la sua non è una manifestazione di ilarità, bensì un disturbo che si cela nel suo io più profondo, e che lo porta a reagire in maniera inappropriata. Questo disturbo esiste davvero, e si chiama sindrome pseudobulbare. È una condizione che, tra gli altri sintomi, provoca il riso spastico, ovvero una risata irrefrenabile e improvvisa che scaturisce come reazione – del tutto inadeguata – a particolari stimoli esterni.

Che cos’è la sindrome pseudobulbare?

Il disturbo di cui soffre Joker si chiama dunque sindrome pseudobulbare, identificata anche come paralisi. Si tratta di una patologia che comporta la perdita del controllo dei muscoli facciali, e in particolare del distretto inferiore del viso. È spesso presente in chi soffre di particolari malattie neurologiche o in chi ha avuto una lesione cerebrale che va a intaccare la porzione del cervello deputata al controllo delle emozioni.

Questa condizione può essere provocata da piccole lesioni vascolari che vanno ad alterare alcuni collegamenti cerebrali a livello della corteccia, ed è comunemente correlata a patologie quali ictus, sclerosi laterale amiotrofica, sclerosi multipla, morbo di Parkinson e tumore cerebrale.

I sintomi della sindrome pseudobulbare

La malattia si manifesta davvero con risa incontrollabili, spesso seguite da attacchi di pianto altrettanto impossibili da tenere a bada. Ciò accade perché la lesione cerebrale intacca la capacità di tenere sotto controllo le proprie emozioni, dal momento che si verifica una perdita di sensibilità e di coordinazione dei muscoli della parte inferiore del viso. Spesso queste reazioni improvvise ed esagerate sono accompagnate da altri sintomi tipici, come difficoltà nella masticazione, spasticità della lingua e disfagia.

La sindrome pseudobulbare è caratterizzata da disfunzioni motorie, poiché comporta una paralisi degli ultimi nervi cranici. Qualora i sintomi prevalenti siano solamente a livello di controllo delle emozioni, si tende a parlare di affettività pseudobulbare. Ed è forse questa la vera malattia di Joker: attacchi improvvisi di riso e di pianto, che non corrispondono affatto al suo stato d’animo.

Come Joaquin Phoenix, nei panni di Arthur Fleck, ha saputo dimostrarci con grande enfasi, questa condizione provoca problemi nelle interazioni sociali. Immaginate di esserne affetti e di scoppiare a ridere in un momento particolarmente triste, quando tutti attorno a voi si aspettano solamente manifestazioni di dispiacere e di cordoglio. E, cosa ancora peggiore, è proprio l’ansia sociale e lo stress ad aumentare il rischio di avere questi attacchi, in un circolo vizioso senza fine. Non è difficile capire come tutto ciò possa portare all’isolamento, per non dover incorrere nello stigma sociale.

Le cure della sindrome pseudobulbare

Non esiste una vera e propria cura per questa malattia. Innanzitutto bisogna capire da cosa sia scaturita, ed eventualmente agire per arginare la patologia che vi è alla base. Per la sindrome pseudobulbare, invece, sono stati testati diversi farmaci che hanno dato riscontri abbastanza positivi. Alcuni antidepressivi (prevalentemente i triciclici e gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) sono piuttosto efficaci nel diminuire il numero di episodi di riso e pianto spastico.

Negli Stati Uniti è inoltre da poco stata approvata una nuova terapia a base di destrometorfano e chinidina, che aiuta ad accelerare la velocità di comunicazione dei neuroni e a prevenire nuove crisi. Anche questo farmaco si è dimostrato molto efficace, ma allo stesso modo degli antidepressivi non ha valenza curativa. Se si interrompe il trattamento, i sintomi tornano a essere quelli di prima, e possono anche peggiorare.

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