La sindrome di Raynaud – chiamata anche fenomeno di Raynaud – è stata scoperta nel 1862 dal medico francese A.G. Maurice Raynaud, che ne descrisse i sintomi e il fatto che forse si poteva trattare di un qualcosa di specifico che però era legato anche all’esistenza di altre patologie. In generale, questa sindrome si presenta con un pallore alle estremità del corpo – che sono le più colpite – che in una seconda fase della sindrome può trasformarsi in cianosi. In pratica, le dita delle mani o dei piedi diventano improvvisamente bianche e poi possono diventare blu come un livido. La sindrome è dovuta a uno spasmo – cioè a un movimento incontrollato che in questo caso provoca un restringimento – di uno o più vasi sanguigni: per questo si verifica il cambio di colore alle estremità, che a volte può coinvolgere anche naso e orecchie.

Sindrome di Raynaud, i sintomi

Sindrome di Raynaud
Fonte: Pixabay

Stando a un microsaggio sull’argomento dell’Ospedale San Raffaele di Milano, i sintomi sono abbastanza chiari. Intanto, il restringimento dei vasi dura un lasso di tempo compreso tra i 5 e i 20 minuti, e se la sindrome non è legata ad altre patologie, non ci dovrebbero essere danni permanenti. I sintomi possono comprendere: gonfiore, formicolio, perdita di sensibilità, dolore, pulsazioni evidenti. A volte, ci possono essere delle ulcere associate a questo fenomeno, che nelle forme più diffuse è causato dal freddo o da fattori emotivi. Sono di solito le donne a soffrire della sindrome di Raynaud – su 10 affetti, 9 sono di sesso femminile. Inoltre una forma del fenomeno è di tipo famigliare, ma è molto lieve: appare negli anni dell’adolescenza e scompare col passare degli anni, di solito un decennio circa. Infine ci sono forme legate a determinate professioni, come quelli che coinvolgono l’utilizzo di martelli pneumatici.

Sindrome di Raynaud, gli esami

Innanzitutto, quando ci sono le avvisaglie delle sindrome, ossia il cambio di colore delle estremità, ci si dovrebbe rivolgere al medico, il quale opterà per una visita e magari per un esame microscopico dei vasi nelle dita, che viene chiamato capillaroscopia. Quest’esame, come spiega il sito ValoriNormali, consiste nell’osservazione dell’area circostante alle unghie delle dita con un microscopio alla ricerca di eventuali problemi con i capillari, e quindi non è un esame invasivo. Se però non dovesse essere riscontrato nulla e quindi non si tratta di sindrome di Raynaud, il medico potrebbe effettuare o consigliare presso uno specialista degli altri esami alla ricerca di un’eventuale malattia autoimmune. Tra questi ulteriori esami ci sono le analisi per la glicemia, per la tiroide, l’emocromo, i marker per l’epatite e così via. Come sempre, il ruolo del medico di base è fondamentale per mettersi in carreggiata e scoprire di chi problema si tratta e risolverlo per tempo.

Sindrome di Raynaud e invalidità

Sindrome di Raynaud
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È molto difficile che la sindrome di Raynaud porti a invalidità o disabilità. Succede solo con le forme più gravi di questo fenomeno, quando cioè la cianosi delle dita dei piedi – che sono importantissime per il nostro movimento – degenera impedendo la deambulazione, come viene spiegato su MedicinaLive.

Sindrome di Raynaud, la terapia

Come accennavamo prima, per alcune forme della sindrome di Raynaud, il fenomeno scompare da solo: accade nelle forme famigliari e anche in altri casi, in cui il fenomeno non sia associato ad altre patologie. Invece, quando si devono affrontare le cure, si parte dall’effettuare una terapia sulla malattia che ha causato il fenomeno, aggiungendo però delle buone norme di vita – che in realtà possono essere abbracciate anche da chi non presenta questa sindrome. Tra esse ci sono: smettere di fumare, tenere mani e piedi al caldo, evitare stress. A volte vengono aggiunte terapie con farmaci calcio-antagonisti.

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