Cos'è la sindrome di Alpers, di cui è morto a 22 anni il Principe Federico di Lussemburgo

Cos'è la sindrome di Alpers-Huttenlocher, la rara malattia genetica che ha causato la morte del principe Federico di Lussemburgo a 22 anni. Informazioni su sintomi, diagnosi e trattamenti.

La sindrome di Alpers-Huttenlocher, nota anche come sindrome di Alpers, è una rara e grave patologia neurodegenerativa che colpisce prevalentemente il sistema nervoso centrale e il fegato. Questa malattia è stata recentemente al centro dell’attenzione mediatica a causa della scomparsa del principe Federico di Lussemburgo, deceduto all’età di 22 anni a causa di questa sindrome.

Cos’è la sindrome di Alpers-Huttenlocher?

La sindrome di Alpers-Huttenlocher è una malattia genetica rara caratterizzata da una progressiva degenerazione del sistema nervoso centrale e da insufficienza epatica. È causata da mutazioni nel gene POLG, che codifica per una DNA polimerasi gamma, essenziale per la replicazione e la riparazione del DNA mitocondriale. La disfunzione di questo enzima porta a una riduzione del DNA mitocondriale, compromettendo la produzione di energia nelle cellule, in particolare in organi ad alta richiesta energetica come il cervello e il fegato.

Sintomi principali della sindrome di Alpers-Huttenlocher

I sintomi della sindrome di Alpers-Huttenlocher variano in base all’età di esordio e alla gravità della mutazione genetica. Tuttavia, la triade clinica tipica comprende:

  1. Crisi epilettiche intrattabili: le convulsioni sono spesso difficili da controllare con i farmaci antiepilettici tradizionali.
  2. Regressione dello sviluppo psicomotorio: i pazienti possono perdere abilità motorie e cognitive precedentemente acquisite.
  3. Insufficienza epatica: la compromissione del fegato può manifestarsi con ittero, coagulopatia e, nei casi più gravi, encefalopatia epatica.

Altri sintomi possono includere ipotonia (riduzione del tono muscolare), spasticità, atrofia ottica con conseguente perdita della vista e difficoltà nell’alimentazione.

Sindrome di Alpers-Huttenlocher: diagnosi, trattamento e prognosi

Diagnosi

La diagnosi della sindrome di Alpers-Huttenlocher si basa su una combinazione di valutazioni cliniche, esami neurologici e test genetici. La presenza della triade sintomatologica sopra descritta può indirizzare verso questa diagnosi, ma la conferma definitiva avviene attraverso l’identificazione di mutazioni nel gene POLG mediante test genetici specifici.

Trattamento

Attualmente, non esiste una cura definitiva per la sindrome di Alpers-Huttenlocher. Il trattamento è principalmente sintomatico e di supporto, mirato a:

  • Gestione delle crisi epilettiche: utilizzo di farmaci antiepilettici, evitando quelli potenzialmente epatotossici come l’acido valproico.
  • Supporto nutrizionale: nei casi di difficoltà nell’alimentazione, può essere necessaria la nutrizione enterale o parenterale.
  • Monitoraggio della funzionalità epatica: controlli regolari per valutare la progressione dell’insufficienza epatica e intervenire tempestivamente in caso di complicanze.

Prognosi

La prognosi è generalmente infausta, con una progressione rapida della malattia che porta al decesso entro pochi anni dall’esordio dei sintomi. Tuttavia, la variabilità clinica è ampia e alcuni pazienti possono avere un decorso più lento.

Il caso del principe Federico di Lussemburgo

Il principe Federico di Lussemburgo, figlio minore del principe Roberto di Lussemburgo e della principessa Giulia di Nassau, è deceduto il 28 febbraio 2025 all’età di 22 anni a causa della sindrome di Alpers-Huttenlocher. La malattia gli era stata diagnosticata all’età di 14 anni, e da allora ha affrontato una progressiva degenerazione delle funzioni neurologiche e epatiche.

La sua scomparsa ha portato l’attenzione pubblica su questa rara patologia, evidenziando la necessità di maggiori investimenti nella ricerca e nel supporto alle famiglie colpite da malattie genetiche rare.

La sindrome di Alpers-Huttenlocher in conclusione

La sindrome di Alpers-Huttenlocher rappresenta una sfida significativa sia per i pazienti che per i medici, data la sua rarità e la mancanza di terapie risolutive. La diagnosi precoce e una gestione multidisciplinare possono contribuire a migliorare la qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie. La ricerca continua è fondamentale per comprendere meglio i meccanismi alla base della malattia e sviluppare potenziali terapie future.

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