Gli occhi sono lo specchio dell’anima, ma anche dell’intelligenza. Per quanto possa sembrare strano, le dimensioni delle nostre pupille riflettono anche la nostra intelligenza. La maggior parte della gente tende a pensare che essere intelligenti derivi da un puro fatto scolastico: sei bravo a scuola? Allora sei intelligente; hai preso 2 nella verifica? Allora sei ignorante.

Ci sono diversi fattori che dimostrano la nostra intelligenza, fattori rimasti per anni sconosciuti e di cui gli studiosi si sono presi il compito di verificare attraverso delle ricerche approfondite. Uno di questi ve lo abbiamo appena citato e vede il collegamento tra le dimensioni delle pupille dei nostri occhi e le nostre capacità cognitive. Una teoria strana, forse un po’ bizzarra, ma certamente vera. A confermarla è lo psicologo Jason S. Tsukahara insieme ai colleghi Tyler Harrison e Randall Engle (Georgia Institute of Technology) in uno studio pubblicato su Cognitive Psychology.

È noto a tutti che le dimensioni delle nostre pupille cambiano a seconda delle situazioni in cui ci troviamo, esattamente a seconda dell’emozione che stiamo provando in quel momento. Nel 1960, gli psicologi avevano collegato il cambiamento delle dimensioni delle pupille alla quantità di luce che entrava al loro interno.

Secondo questo studio, invece, oltre a cambiare a seconda dello stato emotivo e della luce, le dimensioni della pupilla sarebbero in grado di riflettere i processi mentali interni. Un esempio comune è quando facciamo entrare nella nostra memoria qualcosa di nuovo; ogni volta che accade, le nostre pupille si dilatano.

La zona interessata all’argomento è il cosiddetto locus coerules (più comunemente chiamato punto blu). Il locus coerules è una parte del tronco encefalico (o cerebrale) che si collega con il resto del cervello, tra cui anche con la corteccia prefontale, la quale svolge un ruolo cruciale nelle capacità cognitive, come la memoria e l’intelligenza. Il punto blu è la fonte principale del neurotrasmettitore, della noradrenalina e del sistema nervoso centrale. Pertanto, ci sono ottime possibilità che le dimensioni delle pupille possano riflettere l’attività neurale e possano essere utilizzate per determinare le capacità cognitive dell’uomo.

Il dottor Tsukahara ha voluto approfondire la sua teoria attraverso dei test cognitivi realizzati su 512 persone e, insieme ai suoi colleghi, ha voluto indagare sul rapporto esistente tra le dimensioni della pupilla e la memoria di lavoro (quella parte della memoria a breve termine associata all’elaborazione immediata) e sulla capacità e sull’intelligenza fluida (capacità di pensare in modo astratto e di risolvere i problemi).

I risultati hanno rivelato che ci sono enormi differenze tra le pupille delle persone con alte capacità cognitive e quelle con un livello più basso. In alcuni casi, la differenza si può notare a occhio nudo. Oltre a questo, le dimensioni delle pupille cambiano anche quando una persona compie delle azioni che richiedono un grosso sforzo mentale.

Nonostante i risultati siano ben evidenti e dimostrino che le dimensioni delle pupille hanno il potere di aiutarci a comprendere l’elaborazione mentale, gli esperti hanno chiaramente dichiarato che sono necessarie ulteriori ricerche al fine di comprendere più nel dettaglio questo fenomeno.

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