Come sappiamo, l’accesso all’informazione digitalizzata ci permette di accedere con estrema velocità a una quantità di notizie sconfinata, tutto a portata di click.

La narrazione mediatica sull’aborto, e sulla salute riproduttiva in generale, sortisce una grande influenza sul pensiero delle persone.

In molti casi, come sappiamo bene, il rischio di assumere come veritiera una notizia di cui non si è verificata la fonte e l’attendibilità, è molto forte. Ancora di più se la notizia in questione tende a corroborare quelle che sono le nostre convinzioni personali.

A tal proposito, l’unica alternativa è quella di incoraggiare i media a utilizzare un linguaggio corretto e legato a visioni diversificate, non riconducibili dunque a un unico immaginario e stereotipia, al fine di integrare l’aborto all’interno delle normali pratiche medico-sanitarie, o come una esperienza di vita condivisibile e diversa a seconda delle persone che la vivono.

In Francia, ad esempio, è stata approvata una ferrea misura rispetto all’informazione scorretta che abbia lo scopo di dissuadere le donne a interrompere volontariamente una gravidanza attraverso la produzione di notizie false.

Le fake-news sono legate, nell’ambito della salute riproduttiva, a forme ideologiche di rappresentazione, che cercano di indirizzare il lettore verso un determinato posizionamento, anche attraverso narrazioni errate, scorrette, o nel migliore dei casi approssimative, proprio al fine di creare confusione.

Proveremo a darci delle linee di indirizzo che ci permettano di valutare e vagliare al meglio le notizie che ci vengono fornite dall’esterno.

Ricordate che l’informazione ha lo scopo di arricchire il nostro patrimonio culturale, ampliare le nostre visioni del mondo e contribuire a creare un punto di vista critico e personale su quello che accade. Siamo implicati inevitabilmente nella responsabilità informativa, ed è nostro dovere approfondire e discernere le diverse fonti.

È abbastanza noioso, lo so, ma è l’unica strada possibile per provare ad uscirne.

Come hai scoperto questa notizia?

Il primo passo è quello di provare a tracciare le informazioni, come un abile investigatore che segue le diverse piste per arrivare alla fonte.

Un esempio pratico? Le notizie che vengono condivise dai nostri contatti sui social. Il fatto che una notizia venga condivisa sul proprio profilo personale non valorizza né squalifica la notizia, ovviamente; toccherà aprire l’articolo, individuare la prima data di pubblicazione della notizia (per intenderci, potrebbe essere un vecchio articolo ripubblicato dopo anni) e valutare se la stessa notizia è riportata su più siti, magari su fonti ufficiali.

Non basarti soltanto sul titolo.

Sembrerebbe un consiglio scontato, addirittura superfluo, se non fosse che purtroppo moltissime persone si fermano al titolo senza approfondire poi il contenuto.

In realtà, molte volte, i titoli hanno lo scopo di colpire emotivamente il lettore.

Molto spesso, una notizia falsa viene pensata attraverso un titolo sensazionalistico proprio al fine di turbare chi legge e ottenere una rapida condivisione del contenuto.

Avere sempre chiaro chi diffonde la notizia.

L’organizzazione che condivide la notizia ha una visione partitica, religiosa o settoriale specifica?

Questo, ovviamente, non marchia automaticamente la notizia come una fake-news, ma sicuramente può darci uno spunto interessante per comprendere che evidentemente stiamo leggendo un punto di vista specifico.

Forse sarebbe il caso di approfondire la notizia per permetterci di non assumere immediatamente come nostro un punto di vista altrui.

Chiediti sempre quanto gioca il tuo pregiudizio.

Riconoscere il proprio pregiudizio è un passo fondamentale e inevitabile per provare a discriminare le diverse notizie a cui accediamo.

Quanto la nostra convinzione personale ci spinge a cercare notizie che avvalorino il nostro punto di vista senza verificarne la reale attendibilità? Comprenderete chiaramente che non possiamo inquadrare una notizia come fake-news semplicemente perché non è in linea con la nostra visione del mondo.

Allo stesso modo, cercheremo nella maggior parte dei casi, quelle notizie che tendano ad avvalorare le nostre convinzioni e fortificarle.

Tuttavia, partire dal presupposto che questo tipo di pregiudizio inevitabilmente ci accompagna e ci guida nelle nostre scelte, può essere un modo più autentico per approcciare ai mezzi di informazione e di reperimento delle stesse.

Cerca sempre fonti scientifiche accreditate e riconosciute.

Il rischio di “ravanare nel torbido”, cercando fonti di controinformazione alternative è sempre dietro l’angolo.

La verità è che la realtà è molto più banale e complessa, al contempo, di quanto ci aspettiamo. Affidarsi a fonti scientifiche accreditate, a studi effettuati da organi internazionali come può essere l’Organizzazione Mondiale della Sanità o l’Istituto Superiore di Sanità, ci può permettere di avere una visione sicuramente più chiara e solida da cui partire per i nostri approfondimenti.

Ricerche non accreditate, con un basso campione e magari finanziate da organi che hanno un posizionamento poco equo, possono essere magari degli spunti interessanti, ma non potranno rispondere alla nostra unica forma di conoscenza del mondo.

Come vedete, per ricondividere un articolo basta un click, ma per verificare una notizia c’è bisogno di tempo, pazienza e attenzione.

Ne vale la pena? Direi proprio di sì. Ricorda sempre che per ogni informazione falsa o tendenziosa che condividi ci saranno una o più persone, compresa te, che vivranno di false convinzioni, capaci di influenzare negativamente altre persone e così via.

Informarsi e informare correttamente è una forma d’amore, per noi stessi e per gli altri.

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