Richiamo del vuoto, la paura-desiderio di "buttarsi": le cause dell’appel du vide
Avete mai provato la sensazione del richiamo del vuoto? Ecco di cosa si tratta, perché nasce e come gestire questo impulso.
Avete mai provato la sensazione del richiamo del vuoto? Ecco di cosa si tratta, perché nasce e come gestire questo impulso.
Bene, questo impulso che avete sperimentato si chiama appel du vide, un termine francese che sta a indicare il richiamo del vuoto.
Il cosiddetto richiamo del vuoto è un fenomeno che è tutt’altro che raro e che ricorre molto spesso nella vita delle persone, generando spesso domande, soprattutto in riferimento alla natura dell’impulso che si prova. Ma da cosa dipende quindi?
Partiamo subito con il dire che il richiamo del vuoto non ha nulla a che vedere con il desiderio di porre fine alla propria vita, ma piuttosto con un’esaltazione delle stessa. Un’eccitazione che nasce dalla libertà che sorge quando si è di fronte a un gesto estremo, la “vertigine delle possibilità” descritta da Sartre. E che si manifesta di fronte alla possibilità di sperimentare questo metaforico salto nel vuoto.
Una sensazione che nasce di fronte all’apertura che si ha davanti, quasi come se si fosse spinti a buttarsi ma senza una reale valutazione delle conseguenze del lancio. Ecco perché il richiamo del vuoto non ha nulla a che vedere con il suicidio. Perché non nasce dall’intenzione di farsi del male o di porre fine definitivamente al male che si prova.
Una sorta di vertigine, quindi, che nasce non tanto dall’ansia di cadere nel vuoto quanto dalla possibilità consapevole di lasciarcisi dentro da soli. Ma attenzione, perché il richiamo del vuoto non è comunque una sensazione da sottovalutare.
Se da una parte, infatti, l’appel du vide può essere associato a una presa di consapevolezza dell’individuo verso la responsabilità nei confronti della propria vita, e che trova un picco di esaltazione di fronte a un momento in cui questa potrebbe venire meno, dall’altro questo fenomeno ha portato ad essere approfondito, ricercando le cause.
Secondo uno studio condotto dalla dottoressa Jennifer Hames e i suoi colleghi della Florida University, infatti, le cause che sono alla base dell’appel du vide, potrebbero riguardare l’ansia che fa interpretare in modo scorretto i segnali fisiologici protettivi derivanti dalla paura. Ma cosa significa?
Quando ci trova in un luogo molto alto, infatti, si innesca una risposta nel nostro corpo, che si attiva con segnali fisiologici legati alla paura, e che servono per metterci automaticamente al riparo dalla fonte del pericolo (la possibile caduta). Un processo che avviene senza che ce ne accorgiamo a causa del circuito neurale della paura, che va a mettere in relazione la nostra risposta fisiologica e i nostri comportamenti con l’istinto di sopravvivenza che sopraggiunge.
Il richiamo dl vuoto, quindi, sarebbe collegato a una maggior sensibilità all’ansia che, come conseguenza, porterebbe a interpretare in modo errato questi segnali fisiologici generati dalla paura.
Di fatto, quindi, chi è maggiormente sensibili all’ansia, in presenza di questi segnali fisiologici, invece di lasciarsi guidare da essi, andando a interpretarli come “protezione”, li vedono in maniera distorta come un istinto a perdere il controllo e, quindi, a lanciarsi nel vuoto, e vivendo l’attivazione fisiologica della sopravvivenza come una minaccia.
Un impulso legato all’ansia, quindi, e che ci fa vivere in modo distorto la protezione derivante dalla paura, facendoci vivere questa risposta fisiologica sia come una minaccia che con un senso si attrazione.
Pur non avendo nessuno collegamento con la tendenza al suicidio, quindi, il richiamo del vuoto va comunque tenuto a bada, semplicemente per il fatto che è importante imparare a controllare l’ansia e le sue manifestazioni, soprattutto se vanno ad alterare delle risposte fisiologiche importanti come quelle di protezione e sopravvivenza generate dalla paura.
Fermo restando che si tratta di questo, quindi, quando ci si trova di fronte alla sensazione dell’appel du vide, è importante viverselo allo stesso modo in cui si vivrebbe uno stato ansioso, respirando in modo regolare, rallentando l’atto del respiro stesso e andando a calmare lo stato emotivo che si prova e la conseguente risposta del corpo.
La cosa migliore da fare è fermarsi, quindi, analizzando con lucidità la situazione in cui ci si trova e cercando di comprendere in modo corretto gli stimoli che ci arrivano.
Una sensazione che, se gestita e se non ci si lascia sopraffare, non necessita di alcun intervento, dopo tutto in tanti l’avremo provata senza alcuna conseguenza. Ma che nel caso si manifesti troppo frequentemente e magari facendoci perdere il controllo, ha bisogno di essere valutata da un esperto.
Non tanto per l’appel du vide in sé, quando piuttosto per imparare come gestire la propria ansia, come riconoscere le emozioni che si provano e i comportamenti e pensieri che ne derivano, portando questi insegnamenti nel resto della propria quotidianità, e di fatto andando a migliorare la propria vita e gestione delle emozioni.
E godendosi il vuoto con consapevolezza di ciò che si prova, con un impulso positivo alla vita e alla responsabilità che si ha su di essa.
Vivo seguendo il mantra "se puoi sognarlo puoi farlo". Sono una libera professionista della vita. Una porta verde, una poltrona rossa e una vasca da bagno sono le mie certezze, tutto il resto lo improvviso.
Cosa ne pensi?