Revenge Bedtime Procrastination, cos'è la "rivalsa" che ci fa più male che bene

La Revenge Bedtime Procrastination riguarda coloro che ritardano il momento di andare a letto per potersi "riprendere" una parte del giorno. Può far male alla salute in modi diversi.

Potrebbe esserci capitato più o meno spesso: arriva la sera e non abbiamo per niente voglia di andare a letto. Così ci prendiamo del tempo per noi, una telefonata lunga lunga con la migliore amica, un libro o una serie tv che proprio non riusciamo a chiudere, uno spuntino. È come se la tarda serata o il primo scampolo della notte rappresentassero l’unico momento della giornata in cui possiamo essere noi stessə. Se accade una volta ogni tanto non fa nulla, ma se invece accade sempre si tratta di un fenomeno che prende il nome di Revenge Bedtime Procrastination.

Che cos’è la Revenge Bedtime Procrastination

In un articolo apparso su Vanity Fair a firma di Marzia Nicolini, viene spiegato che il fenomeno non è per nulla nuovo: sebbene gli scienziati occidentali lo studino già dal 2016, in Cina era conosciuto da molto prima con il nome di “bàofùxìng áoyè”, ovvero lo stesso significato letterale di Revenge Bedtime Procrastination, che è “procrastinazione del sonno per vendetta”.

Sostanzialmente si tratta di un meccanismo psicologico, cui ricorriamo consapevolmente o inconsapevolmente, al fine di ridurre lo stress di una vita quotidiana assai frenetica in cui ognunə di noi trova poco spazio per se stessə. Insomma, parafrasando Antonello Venditti, ogni notte è ancora nostra, o almeno è ciò che ci auguriamo.

L’osservazione del fenomeno, si legge anche sul sito di Humanitas, si è intensificata durante la pandemia per il Covid-19: in quel periodo, anche le categorie di lavoratori e lavoratrici che solitamente non sono in smartworking, lo erano, con la conseguenza che si lavorava molte più ore al giorno, spesso anche senza accorgersene.

Cause ed effetti della Revenge Bedtime Procrastination

Ma, come accennato, se succede una volta ogni tanto, la Revenge Bedtime Procrastination non rappresenta un problema: al massimo ci si sentirà più stanchi e stanche il giorno dopo. Se invece si tratta di un’abitudine, si finiscono per correre dei rischi e incappare in conseguenze negative per la salute. Come spiega nell’articolo di Vanity Fair la psichiatra Beatrice Casoni, la Revenge Bedtime Procrastination:

È a tutti gli effetti un meccanismo di coping. Un modo per gestire lo stress e la deprivazione emotiva. Tuttavia, pur offrendo sollievo temporaneo, la Revenge Bedtime Procrastination compromette la qualità del sonno e aumenta il rischio di stanchezza cronica e disturbi dell’umore. In altre parole, restare svegli diventa una forma di autodeterminazione notturna, ma con costi fisiologici e psicologici evidenti: il cervello può imparare a rimandare il riposo, destabilizzando l’equilibrio tra veglia e sonno.

In altre parole, in questo modo si sacrificano le ore di sonno volontariamente. Ma l’organismo ha bisogno del sonno. Quando non riusciamo a dormire un tot di ore necessarie o dormiamo male, il giorno dopo non siamo al massimo della nostra concentrazione. Se non riusciamo a dormire per un numero sufficiente di ore per un lungo periodo le conseguenza sono stanchezza cronica, ma anche diminuzione della produttività, instabilità nell’umore e difficoltà rispetto al proprio ritmo circadiano. E questo sul piano meramente fisico: sul piano psicologico si possono esperire frustrazione e senso di colpa cronici.

Humanitas ricorda inoltre che la carenza di sonno può inficiare “la salute del sistema immunitario, la libido, la concentrazione e il tono dell’umore” e al tempo stesso a crescere “il rischio di sviluppare problematiche croniche come malattie cardiache e ipertensione”.

Come fare per riposare il giusto senza perdersi nulla

La soluzione più immediata potrebbe consistere nell’agire alla radice: se di tanto in tanto durante la giornata ci si prende delle piccolissime pause per pensare a se stessə, è probabile che la sera si sentirà un bisogno minore di stare svegli e sveglie a riprendersi il presunto tempo perduto.

Potrebbe essere importante anche una maggiore razionalizzazione del tempo quotidiano: si prevede di effettuare le attività stancanti, esercizio fisico compreso, nella prima parte della giornata finché il sole non è ancora tramontato, mentre di sera si può optare per attività più rilassanti. Ovviamente fa bene anche fissare obiettivi realistici in relazione al proprio tempo libero, cercando di sviluppare una routine sull’orario del sonno.

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