Questo è il problema più grande di essere fratelli o sorelle maggiori secondo gli psicologi

Gravano spesso troppe responsabilità sulle figlie maggiori: essere fratelli o sorelle maggiori non è sempre facile, ma talvolta l'educazione incide negativamente sul genere femminile.

Non succede a tutte, ma succede a così tante persone che è diventato un fenomeno studiato in psicologia e sociologia: si tratta della cosiddetta sindrome della figlia maggiore, ovvero il senso di responsabilità e il perfezionismo che permeano i caratteri della più grande tra i figli di genere femminile, chiaramente in un gruppo di due o più tra fratelli e sorelle (quindi non riguarda i figli e le figlie uniche).

Cos’è la sindrome della figlia maggiore

Secondo quanto riporta l’Huffington Post, la sindrome della figlia maggiore ha a che fare con il peso delle responsabilità che molto spesso vengono accollate alle figlie maggiori, se di genere femminile, rispetto agli altri fratelli e sorelle più piccole. Addirittura se il primogenito è un maschio e la seconda è una femmina, sarà quest’ultima, nel caso in cui si rientri in questo fenomeno, a essere caratterizzata da un senso di responsabilità spesso indotto da educazione ed eventi.

Pare che tutto parta dallo stress vissuto dalle madri durante la gravidanza. Secondo la terapeuta Natalie Moore, molte figlie maggiori si sentono troppo responsabili nei confronti della loro famiglia. E questo non succede solo quando si trovano nel nucleo familiare di origine:

Poi questo può estendersi ad altre relazioni, e si sentono responsabili in famiglia, a casa e persino eccessivamente responsabili sul lavoro. Devono sempre essere loro a garantire che tutto venga fatto e che tutti portino a termine il proprio lavoro in tempo.

Il circolo vizioso della società

Si tratta in realtà di uno dei risvolti forse meno in evidenza dell’eteronormatività. E come se le figlie maggiori diventassero madri supplenti. E tante volte le relazioni che si innescano nella stessa famiglia non aiutano. Spiega la terapista Danica Harris:

Penso che uno dei problemi più grandi per le figlie maggiori sia che spesso portano su di sé parte del peso genitoriale. A volte viene detto loro esplicitamente che sono responsabili. Ma spesso è una cosa implicita che accade nel sistema familiare. Mentre storicamente i padri non si sono mai occupati così tanto della cura dei figli o di cose del genere in casa, è quasi come se la figlia maggiore venisse messa in quel ruolo. E quindi quello che finisce per succedere è che si crea una coalizione tra la mamma e la figlia maggiore, ed è quasi come se fossero loro due a gestire la casa, fossero loro due a gestire la famiglia.

E quindi anche se stiamo parlando di bambine, le figlie maggiori sono schiacciate dal bisogno di perfezionismo e intrappolate in un ruolo rigido, innescando un circolo vizioso – che probabilmente aveva colpito anche le mamme e le nonne – per cui non si può sbagliare, si deve fare continuamente autocritica e si deve badare ai bisogni degli altri prima che i propri, qualunque essi siano. È solo l’ennesimo retaggio quindi dell’eteronormatività, in cui chi è di genere femminile è destinato a un ruolo di caregiver.

Come uscirne

Non fare innescare del tutto il fenomeno sarebbe ottimale: per questo oggi si parla sempre più di educazione senza genere per figli e figlie, in modo che tuttə crescano sviluppando una propria personalità priva di retaggi e pesi della generazione precedente, compresa la sindrome della figlia maggiore.

Con il tempo, le donne che sono cariche di responsabilità fin da bambine potrebbero sentire affievolirsi l’aspirazione alla felicità, o addirittura sperimentare il burnout e manifestare sintomi di ansia e depressione. Il primo passo è chiaramente contattare un o una terapeuta, per andare alla radice del fenomeno.

Si lavorerà sulla consapevolezza, sulla coscienza che il proprio ruolo dipende dalla propria persona e non da altre, fissando dei limiti e riscrivendo la propria scala valoriale. Si deve tornare quindi indietro ed essere più gentili con se stesse, prendersi il tempo per la propria cura e per le proprie necessità. Le altre persone, quelle a cui vogliamo bene, sono importanti, ma se diventano più importanti di quanto lo siamo noi per noi stesse finisce per essere un problema.

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