Caro ciclo, quanto mi costi.

Forse non è un pensiero ricorrente nella mente delle donne, ma avete mai provato a riflettere davvero su quanto la spesa per assorbenti, tamponi o coppette mestruali incida nell’arco di una vita sull’economia domestica? Provando a fare due conti, le cifre sono tutt’altro che irrisorie, soprattutto se si considerano anche i costi che potremmo definire “collaterali”, ad esempio in termini di assenza dal lavoro, o di acquisto di biancheria nuova al posto di quella sciupata da proditorie perdite di sangue.

Che avere le mestruazioni implichi dei costi è risaputo, sarà per questo che la sessuologa Marjorie Cambier e alcune blogger hanno proposto l’idea del flusso istintivo libero, che eliminerebbe il problema di assorbenti & co.?

Rilevante, in realtà, non solo l’aspetto economico: ingente è infatti anche il danno a livello di impatto ambientale, se si considera che gli assorbenti e gli altri prodotti igienici simili hanno una tempistica di smaltimento stimata in 200 anni, e tenendo presente che solo in Italia le donne in età fertile sono 16.012.000, si fa presto a capire quale sia la mole di inquinamento potenziale.

Ma torniamo all’aspetto “monetario” della faccenda, e proviamo a fare due conti, traendo ispirazione da un articolo pubblicato dal magazine online Medium: per quanto riguarda i dati americani, l’Association of Reproductive Health afferma che una donna affronta mediamente, nell’arco di una vita, 450 cicli mestruali, rimanendo una donna fertile per circa 37,5 anni. Sempre facendo una media, il ciclo mestruale può durare 4,5 giorni, e un assorbente deve essere cambiato circa ogni quattro ore, eccezion fatta per uno, che può essere tenuto per otto, ad esempio quando si va a dormire. Facendo un rapido calcolo, emerge che ogni donna consuma perciò 5 o 6 assorbenti al giorno, per un totale di 23 in ogni ciclo, dai 10 ai 14 mila in una vita.

Anche ammettendo di comprare i tamponi o gli assorbenti più economici, quelli che, dice Medium, Target vende a 10 centesimi l’uno, la spesa nell’arco di una vita si aggira attorno ai 1.035 dollari. Veniamo ora alle alternative riciclabili, come assorbenti lavabili o coppette mestruali: a proposito di queste ultime, sappiamo che devono essere cambiate ogni 2/4 anni, per una media di circa 12 o 13 coppette usate nell’arco di una vita fertile. Medium ipotizza di cambiare la coppetta ogni 3 anni, per una spesa media di circa 10 dollari, anche se ci sono alcune marche, come Diva Cups, che arrivano fino ai 30 dollari, il che, tradotto in una “vita fertile” significa 360 dollari spesi solo in coppette per il ciclo. Idem per gli assorbenti lavabili, che si aggirano sui 30 dollari. Sarà per questo che assorbenti e simili sono fra i prodotti più richiesti ai banchi alimentari e nei rifugi per senzatetto?

Se alle spese per gli strumenti igienici aggiungiamo quelle sanitarie e mediche generali per la cura della persona durante il ciclo mestruale, invece, la cifra è inesorabilmente destinata a salire, perché, afferma Medium, in questo caso il totale “sborsato” per analgesici, farmaci, ma anche contraccettivi in grado di regolare anche il ciclo (come la pillola) può variare dai 300 agli 800 dollari nell’arco di una vita. Infine, secondo l’ Institute for Quality and Efficiency in Health Care, il 10% delle donne americane durante il ciclo mestruale affermano di avere dolori talmente forti da dover interrompere le normali attività per circa 2 o 3 giorni, mentre il 39% prende un giorno dal lavoro durante il periodo delle mestruazioni. Calcolando quindi un giorno di assenza lavorativa non pagato, per 37 anni, si capisce che la perdita sia piuttosto ingente.

Questo è il quadro statunitense, ma per quanto riguarda l’Italia? Proviamo a capire: siti come letwomen.com stimano l’inizio del menarca attorno ai 12 anni, la menopausa a 52 circa, il che significa 40 anni, più o meno, di fertilità, con una media di 460 cicli mestruali a testa. Sempre ipotizzando, ogni ciclo dura mediamente 5 giorni, con l’assorbente che viene cambiato ogni quattro od otto ore (nel caso della notte): questo implica l’utilizzo di circa 5 assorbenti al giorno, ovvero 25 nell’arco di un ciclo che, tradotti in una vita fertile, significano 11.500 assorbenti o tamponi. Se stabiliamo in circa 3 euro il costo di una confezione di assorbenti, di solito composta da 12 pezzi, va da sé che, in media, una donna spende 9 euro per ogni ciclo (perché avrà bisogno di più di una confezione di assorbenti), il che comporta, nell’arco di 460 cicli mestruali, una spesa pari a 4.140 euro. Se optiamo per le coppette mestruali, invece, la loro spesa si aggira attorno ai 20 euro di media e, considerando che dobbiamo cambiarle circa ogni 3 anni, ne useremo 13, più o meno, nei 40 anni di vita fertile, per un totale di 280 euro approssimativi. Idem per gli assorbenti lavabili, che hanno un costo medio di 13 euro circa e possono durare 4 o 5 anni mediamente: cambiandone 8/10 in una vita fertile, la spesa varia dai 100 ai 130 euro.

Per quanto riguarda le spese collaterali, in media una donna, in Italia, può spendere circa 200 o 300 euro l’anno fra pillole, spirali e cerotti: la pillola ha un costo medio di circa 15 euro, la spirale si aggira sui 100 euro ma ha una durata che varia dai cinque ai dieci anni. 45 euro è la cifra per il diaframma, una confezione da tre cerotti costa circa 13 euro, mentre l’anello vaginale arriva ai 19 euro. Per quest’ultimo, stando ai dati forniti da businessinsider, una donna può spendere in dodici mesi 233,4, soprattutto dopo il rincaro del prezzo del NuvaRing, l’anello più venduto nel nostro paese, passato dai 18,45 euro del 2016 ai 19,45 del 2017. Se si opta per la pillola, invece, la spesa può oscillare dai 180 ai 200 euro annui, per il cerotto si parla di poco più di 150 euro.

Si attesa sui mille euro la spesa per analgesici e farmaci, contro crampi, mal di testa, dolori articolari avvertiti nel periodo del ciclo; si sta, infine, discutendo circa la possibilità di concedere un congedo mestruale, con conseguente assenza di tre giorni dal lavoro, proprio per chi soffre di cicli particolarmente dolorosi, percependo comunque uno stipendio pieno. In Italia, il tasso di assenza dal lavoro per mestruazioni è fissato al 5/15%, e la dismenorrea interessa tra il 60 e il 90% delle donne.

Riassumendo, si potrebbe dire ironicamente: quanto ci costa essere donne!

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