Secondo alcune teorie ogni persona, a seconda delle proprie caratteristiche fisiche, può appartenere a un gruppo diverso o biotipo, una suddivisione che raggruppa tutti gli esseri umani in determinate categorie e che, se poste in relazione a vari elementi esterni, dona un’immagine piuttosto chiara del soggetto e di cosa può garantirgli o meno uno stato di benessere.

Tra queste lo stile di vita, il vissuto personale, l’ambiente in cui si vive, l’epigenetica (ovvero l’impatto dei fattori esterni sul proprio aspetto), il condizionamento sociale e anche il tipo di alimentazione che si segue e come questa influisce sul corpo.

Una sorta di indicatore, quindi, che pur avendo subito modifiche e integrazioni nel corso del tempo, parte da un concetto che arriva da molto lontano, esattamente dal padre fondatore della medicina occidentale, Ippocrate.

Vediamo allora cos’è il biotipo, quali tipologie esistono e a cosa serve conoscere il proprio.

Cos’è il biotipo?

Con il termine biotipo si intende la relazione che intercorre tra la propria costituzione corporea (ma anche la tipologia psichica) e i diversi elementi esterni con cui ci si trova a interagire.

In particolare la biotipologia è quella branca della medicina che esamina la relazione esistente tra le diverse caratteristiche morfologiche e funzionali e le patologie a cui i diversi biotipi sono più predisposti.

Proprio per questo, conoscere a quale biotipo si appartiene, è importante anche come primo step per valutare ciò che può far bene al proprio organismo e cosa no, dallo stile di vita all’alimentazione, fino anche all’attività fisica da seguire.

È dal biotipo, infatti, che dipende il comportamento alimentare, il rapporto con il cibo e la reazione del corpo con ciò che si ingerisce.

Tipologie di biotipo

Nel corso del tempo, anche a seconda della propria branca di studio, si sono sviluppate diverse scuole di pensiero riguardo ai biotipi e, di conseguenza diverse tipologie di classificazione. Vediamo quali.

Biotipo morfologico di Sheldon

Questa suddivisione, ideata nel 1940 circa, è stata la più diffusa in occidente durante la seconda metà del ‘900 (anche se oggi risulta essere piuttosto obsoleta) e divide l’uomo in tre tipologie basate sulla struttura fisica:

  • ectomorfo o longilineo;
  • mesomorfo o normolineo;
  • endomorfo o brevilineo.

Biotipo di Sigaud

La classificazione ideata nel 1908 dal morfologo francese Sigaud, individuava i biotipi di appartenenza in base a caratteristiche di tipo:

  • respiratorio (larghezza del tronco e della zona naso-malare);
  • digestivo (ampiezza della bocca della zona addominale, delle labbra e delle mandibole);
  • muscolare (lunghezza degli arti, la forma del tronco e la massa muscolare);
  • cerebrale (ossatura esile e testa piuttosto grossa).

Biotipo costituzionale di Jean Vague

Questa suddivisione venne ideata negli anni ’40 dallo scienziato francese Jean Vague.

Fu creata tenendo conto della distribuzione degli accumuli di grasso nel corpo (per valutare gli stati di obesità o sovrappeso) e sempre mettendole in relazione con determinati particolari fisici e con la conseguente predisposizione a specifiche malattie. Lo studioso individuò tre tipologie di biotipo:

  • androide, tipico maschile a mela;
  • ginoide, tipico femminile a pera;
  • a corporatura mista.

Biotipo di Galèno

I biotipi di Galèno, uno dei massimi esponenti della moderna fisiologia, dipendono dall’umore e dal temperamento:

  • linfatico: dal carattere paziente e riflessivo e dal corpo rotondo e poco tonico;
  • sanguigno: attivo, impulsivo e socievole, ha forme tondeggianti ma toniche;
  • biliare: passionale, ambizioso, sguardo profondo e intelligente, ha un fisico asciutto;
  • atrabiliare: un soggetto pessimista e poco espressivo di corporatura magra.

Classificazioni apparentemente diverse ma che, in particolare quest’ultima, si sono ispirate e hanno fatto fede a un’unica fonte: la prima vera suddivisione ideata dal padre della medicina occidentale, Ippocrate.

Da cosa dipende il biotipo?

Questa si basa sulla struttura immuno-neuro-endocrina e fisica degli esseri umani. Di fatto, quindi, vengono presi in considerazione aspetti legati al metabolismo, alla predisposizione all’accumulo di liquido e al sistema linfatico.

In base a questi parametri, lo studioso identificò quattro tipologie di biotipo che, ancora oggi, vengono considerate come “fondamentali”:

  • cerebrale o nervoso;
  • bilioso;
  • sanguigno muscolare;
  • linfatico.

Cerebrale o nervoso

I soggetti che rientrano in questa categoria hanno peculiarità emotive precise, tendenza allo stress e all’ansia, insicurezza, agitazione, tendenza alla tachicardia, perfezionismo.

La loro vita è caratterizzata da uno stato di allerta perenne, dal bisogno di avere tutto sotto controllo (per sé e per chi hanno intorno). Hanno una mente acuta e brillante, sono persone creative e piene di idee, sempre fino a quando non incombe lo stress.

Anche a livello fisico hanno caratteristiche ben definite, cute chiara e sottile, corporatura asciutta ed esile, volto a forma triangolare, occhi attenti. Generalmente accumulano poco adipe e non sono particolarmente soggetti a problemi come la cellulite.

Di contro, però, il biotipo cerebrale fa fatica ad acquisire massa muscolare, può avere dei cali di energia, di resistenza e di glicemia. Motivo per il quale dovrebbe seguire un’alimentazione personalizzata in base a queste peculiarità, al sesso e all’età.

Biotipo sanguigno

Chi fa parte di questo biotipo ha un carattere piuttosto irascibile anche se tende a sopportare bene le situazioni di stress.

Ha un volto abbastanza squadrato, buona muscolatura, pressione tendenzialmente alta e un’ossatura robusta.
Se non è in buone condizioni fisiche, un soggetto di tipo sanguigno potrà cadere facilmente in patologie come l’infarto del miocardio, il diabete o l’ictus.

In assenza di esercizio, le donne possono avere una corporatura robusta, con accumuli di grasso su braccia, cosce e a livello addominale. Aspetti del tutto evitabili con facilità, seguendo un’attività fisica costante (il biotipo sanguigno è anche un ottimo atleta) e un’alimentazione sana.

Bilioso

Il biotipo bilioso è una persona sicura di sé, con buone doti comunicative, ma senza essere arrogante o egocentrico, acutezza mentale e un equilibrio psicofisico molto alto.

Ma è a livello fisico che i soggetti che rientrano in questa categoria sono piuttosto fortunati. Questo perché portano con sé i pregi del biotipo cerebrale e quelli del biotipo sanguigno.

La loro muscolatura è tonica, proporzionata, elegante e anche senza fare attività fisica hanno muscoli definiti.

Anche se generalmente questo biotipo è sportivo, in assenza di esercizio fisico può avere qualche piccolo problema di cellulite (in particolare le donne) e il cedimento nella zona delle cosce.

Il giusto allenamento unito all’alimentazione, invece, gli permette di avere un corpo definito, tonico e perfettamente equilibrato, senza fare nemmeno troppo sforzo, proprio per la sua predisposizione genetica.

Biotipo linfatico

Pigrizia, sedentarietà, lentezza. Sono queste le caratteristiche principali delle persone che rientrano in questo biotipo. Ma anche sbalzi umorali che vanno dall’ilarità esagerata e l’autoironia, fino alla depressione oltre ad avere poco controllo sul cibo e sul proprio appetito.

Fisicamente, un soggetto linfatico avrà un aspetto tendenzialmente abbondante con parti molli (addome, braccia, fianchi), doppio mento, gambe gonfie e vene pronunciate. Tende a ingrassare facilmente e ha un metabolismo molto lento.

Anche per queste sue caratteristiche chi rientra in questo biotipo ha più possibilità di avere malattie cardiovascolari, ulcere varicose o infiammazioni croniche.

Ovviamente le persone “linfatiche” hanno bisogno di una dieta ad hoc e di esercizio fisico mirato in base alla loro struttura e condizione fisica.

Esistono, poi, dei biotipi di tipo composto, ovvero persone che hanno un mix di caratteristiche sia fisiche che psicologiche e che possono dipendere da fattori genetici (per esempio dovuti all’unione di persone provenienti da Paesi diversi).

Ma come si fa a capire a quale biotipo si appartiene? Semplice, attraverso un rapido test.

Il test del biotipo

Per prima cosa, già in base alle descrizioni sopra elencate, è possibile farsi un’idea su qualche biotipo è più vicino alle proprie caratteristiche fisiche e comportamentali. Una sorta di autovalutazione (schietta e sincera) di ciò che siamo o di come si appare.

Esistono, poi, dei veri e propri test che, come detto, tengono in considerazione diversi elementi e che possono variare in base allo specialista che lo propone.

Alcuni si possono trovare anche in rete come, per esempio, quello proposto dalla famosa naturopata italo-austriaca Simona Oberhammer, autrice di molti libri sul benessere del corpo.

Per conoscere il proprio biotipo è necessario rispondere a una serie di domande che possono evidenziare:

  • le caratteristiche fisiche (forma del corpo, aspetto della pelle, ecc);
  • abitudini alimentari;
  • rapporto con il cibo;
  • rapporto sonno/veglia;
  • personalità in coppia o in gruppo;
  • livello energetico o di resistenza alla fatica.

In base a questi parametri viene delineato il proprio profilo di appartenenza e, quindi, il biotipo. In più, possono essere fatti anche appositi esami del sangue che mettono in luce i livelli di globuli bianchi e rossi (emocromo), il valore del ferro, la situazione epatica, tiroidea e renale.

Dati necessari per personalizzare una dieta che possa ripristinare o mantenere uno stato di benessere corporeo mirato sulle caratteristiche e sul biotipo personale di ognuno.

La dieta del biotipo

Come detto, infatti, l’alimentazione è fondamentale per la nostra salute e, proprio per questo, deve adattarsi anche alle peculiarità proprie di ciascuno.

Conoscere il biotipo fa si che si possa creare un regime alimentare specifico ed efficace che punti al raggiungimento di un benessere a 360°.

Alcuni esempi di dieta ci vengono forniti nel libro “La Dieta dei biotipi” della dott.sa medico chirurgo, Serena Missori.

  • Un biotipo cerebrale, per esempio, dovrà privilegiare alimenti che danno energia, preferendo i carboidrati di tipo integrale. Da evitare, invece, le sostanze eccitanti o che aumentano gli stati tensivi come il caffè o i formaggi stagionati.
  • Un soggetto con biotipo bilioso dovrà distribuire i carboidrati (solo integrali) tra la colazione e il pranzo. Via libera ai fiocchi di avena ma anche limoni, pomodori e mandorle. I cibi che rallentano il metabolismo, invece, come quelli molto ricchi di zuccheri o i succhi di frutta, andrebbero evitati.
  • Chi rientra nel biotipo linfatico avrà bisogno di risvegliare il metabolismo favorendo l’eliminazione delle tossine dal corpo. Sì ad aglio, cipolle, carni bianche biologiche, mele, ecc. I cibi da eliminare, invece, sono quelli ipercalorici, come i dolci confezionati, il pane, la pizza o gli insaccati.
  • Un biotipo sanguigno, infine, dovrà privilegiare alimenti ricchi di fibre e che velocizzano il metabolismo. Si al riso selvatico, la carne magra, uova, noci, ecc. No, invece, a troppi carboidrati o a cibi che aumentano la pressione come la liquirizia.

Una dieta che, sulla carta, consente di raggiungere obiettivi di benessere generalizzati e che, a seconda del biotipo, porta benefici a 360°.

Dalla gestione e la riduzione dei danni da stress, all’eliminazione delle tossine, dal controllo dei livelli della glicemia, al ripristino dell’equilibrio fisiologico e ormonale fino anche al potenziamento del sistema immunitario.

Ricordandosi sempre che è solo l’equilibrio tra alimentazione, stile di vita e attività fisica che, genetica o meno, può garantire a corpo e mente uno stato di benessere e salute a tutto tondo.

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