Olanda, pronta legge choc: eutanasia anche per chi sta bene ma ha "completato la sua vita!

È una proposta choc quella dei ministeri di Sanità e Giustizia olandesi, che mira ad allargare i confini per ricorrere alla morte assistita, concedendola anche a chi sta bene fisicamente ma "ha terminato la propria vita". Ecco nel dettaglio cosa dice il controverso disegno di legge.

Il dibattito sull’eutanasia, mai realmente placatosi, tornerà di certo prepotentemente alla ribalta in seguito alla proposta di legge, giunta da parte del governo olandese, di allargare la possibilità di ricorrere alla morte assistita non più solamente ai malati terminali, ma anche a chi sta fisicamente bene ma ha “completato la propria vita“.

In sostanza, ad essere interessati dalla proposta di legge saranno principalmente gli anziani, e le motivazioni che hanno portato alla formulazione di questo disegno legislativo sono contenute nella nota inviata congiuntamente al parlamento dai ministeri della Sanità e della Giustizia.

“Le persone che credono, dopo una seria riflessione, di aver completato la propria vita dovrebbero potervi mettere fine, a rigide condizioni, nella maniera dignitosa che ritengono opportuna”

Queste persone, prosegue poi la nota, soffrono notevolmente per la perdita di indipendenza, di autosufficienza, e spesso corrono il rischio di rimanere isolati; ma per mettere fine alla propria vita hanno bisogno di un aiuto, per questo

“…il governo vuole consultarsi con diversi soggetti che forniscono assistenza sanitaria per sviluppare una nuova legge che dia forma a questo principio”

In realtà il documento non specifica una fascia di età a cui teoricamente dovrebbe essere applicata la legge, lasciando quindi, così com’è attualmente, davvero ampia discrezionalità; naturali le reazioni, contrapposte, giunte immediatamente dopo l’uscita della nota con conseguente proposta di legge.

Una proposta “terrificante”, la definiscono alcuni movimenti cristiani fra cui ChristenUni, che mette a repentaglio la sicurezza degli anziani e di certo non risponde adeguatamente al problema dell’abbandono di cui molti di loro soffrono; di parere opposto il direttore dell’organizzazione olandese per la “fine di vita volontaria”, Robert Schurink, che vede nel disegno di legge il tassello mancante dell’attuale legge sulla morte assistita, cui molte persone fanno ricorso in Olanda. Basti pensare che, solo nel 2015,  ben il 3,9 dei decessi registrati, corrispondenti a circa 15 mila persone, sono avvenuti proprio tramite suicidio assistito o la “dolce morte”.

In effetti Olanda e Belgio sono state le prime due nazioni nel mondo a legalizzare l’eutanasia, nel 2002, inizialmente limitata però esclusivamente a casi di pazienti con “emergenze terapeutiche”, perciò tecnicamente non necessariamente malati terminali, purché fossero residenti nel paese. E recentemente abbiamo persino sentito la campionessa paralimpica Marieke Vervoort, belga, confessare di star pensando di ricorrere al suicidio assistito subito dopo la fine delle olimpiadi brasiliane.

Tuttavia le scelte dei giudici compiute nel corso degli anni hanno sempre lasciato adito di pensare che presto si sarebbe abbandonato il significato restrittivo della pratica dell’eutanasia, comprendendo anche la possibilità di farvi ricorsi per pietas umana.

Nella stessa Olanda ai casi di malattia terminale ben presto si è aggiunta anche la fattispecie della sofferenza psicologica; l’eutanasia, ad esempio, fu concessa ad una ventenne che per ben dieci anni era stata violentata e non era mai stata in grado di superare lo choc. Così come fu facilitata la morte di due neonati, uno affetto da una forma acuta di spina bifida e l’altro da trisomia 13, allargando il campo quindi anche alle richieste dei genitori con neonati o bambini affetti da gravi patologie o handicap. Tutte queste scelte, benché lascino seri dubbi, sono state motivate dal pieno rispetto del codice deontologico della professione medica.

Ed è proprio di pochi giorni fa la notizia che in Belgio è stata praticata l’eutanasia su una minore di 18 anni, malata terminale, dopo l’abolizione, nel 2014, dei limiti sull’età per ricorrere al suicidio assistito. La notizia della morte della paziente diciassettenne è stata confermata dal professor Wim Distelmans, presidente della Commissione federale di controllo e valutazione dell’eutanasia, e ha suscitato l’indignata reazione della Cei (Conferenza Episcopale) italiana, per cui gli adulti si assumono la “licenza di uccidere“. Per ora la pratica è possibile solo in quel paese, anche se nella stessa Olanda, come abbiamo visto, non è escluso di poter ricorrere all’eutanasia su minorenni, purché ci sia il consenso dei genitori.

Eppure, nel paese dei tulipani erano state molto accese le polemiche scoppiate dopo che un uomo aveva aiutato la madre di 99 anni a morire, perché quest’ultima riteneva di essere “giunta alla fine dei propri giorni”. Molto difficile, quindi, capire quanto e come si protrarrà la discussione, inevitabile, su questa ennesima proposta di legge a riguardo che, se portata avanti, potrebbe diventare davvero effettiva alla fine del 2017.

Non è certo la prima volta che si discute di una persona che sceglie volontariamente di morire, ed il punto della questione non è effettivamente se rifiutare il diritto di scelta autonoma ad una persona che sa di non avere speranze, né tantomeno si tratta di capire cosa sia “meno peggio” tra una morte assistita, consapevole, ed un accanimento terapeutico, che spesso causa maggiore sofferenza ai pazienti e ai familiari. Ciò che indubbiamente fa discutere della proposta di legge del parlamento olandese è capire come si può giudicare quando una persona abbia davvero completato la propria vita, dov’è il margine per stabilire che un uomo o una donna abbiano dato e avuto tutto e quindi possano essere aiutati ad andarsene. E come si possa davvero pensare che ricorrere all’eutanasia sia davvero la panacea per contrastare la questione dell’abbandono degli anziani.

In qualunque modo la si pensi, resta il fatto che, alla base di tutto, una cosa più delle altre deve essere garantita a chiunque, sia che scelga di morire o che aspetti il termine naturale dei propri giorni: la dignità, che non può essere comprata, né valutata da nessuna proposta di legge.

 

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