La pillola proteggerebbe dal cancro all'utero. Ma gli studi sono contrastanti

Da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell'Università di Oxford emerge una possibile correlazione tra l'assunzione prolungata della pillola anticoncezionale e la protezione dal cancro all'utero. Eppure ricerche del passato avevano dimostrato il contrario e la lista degli effetti collaterali per alcuni è ancora molto lunga

La pillola è uno dei metodi anticoncezionali più diffusi: si stima che venga utilizzata da milioni di donne in tutto il mondo. Un dato importante se si pensa che questo particolare farmaco, messo a punto nel 1956 dal medico americano Gregory Pincus, è stato introdotto in Europa nel 1961, ma in Italia è arrivato solo alcuni anni dopo.

Sulla pillola è stato scritto tutto e il contrario di tutto. Una recente novità arriva da un gruppo di ricercatori dell’Università di Oxford che ha effettuato uno studio sulla possibile correlazione esistente tra assunzione costante della pillola anticoncezionale e protezione da due particolari forme di cancro. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Lancet Oncology.

Le stime di questi studiosi inglesi si sono rivelate estremamente positive: stando alla loro ricerca, negli ultimi dieci anni l’utilizzo costante del farmaco ormonale avrebbe permesso di salvare dal cancro alle ovaie e all’endometrio almeno 200mila donne nei paesi ad alto reddito.

Nello specifico, gli epidemiologi hanno condotto un metastudio analizzando circa 27.000 donne e arrivando, così, anche ad un’altra interessante scoperta: la funzione protettiva della pillola anticoncezionale nei confronti del cancro sarebbe valida anche a distanza di molti anni dalla reale assunzione. Queste le parole della dottoressa Valerie Beral, responsabile della ricerca:

Le donne che oggi hanno 70 anni e che hanno preso la pillola in gioventù stanno ancora godendo della sua protezione. La pillola non solo protegge dalle gravidanze indesiderate, ma offre anche un certo grado di protezione nei confronti del cancro.

I dati emersi dallo studio parlano chiaro: il potere preventivo di questo farmaco è direttamente proporzionale alla durata dell’assunzione. Per intenderci: secondo i ricercatori inglesi, cinque anni di pillola equivalgono ad una riduzione di rischio del cancro all’endometrio pari al 25%.

Ma è tutto oro quel che luccica? Ovviamente no. A questa ricerca si contrappongo, infatti, altri studi pubblicati nei mesi e negli anni scorsi che puntano il dito proprio contro questo metodo anticoncezionale, considerato cancerogeno e responsabile di molti effetti collaterali. I principali? Andiamo a vederli insieme.

Alcuni medici sostengono che assumere regolarmente questo farmaco ormonale possa causare ipertensione e malattie cardiocircolatorie, nonché nausea, tensione mammaria, sensazione di gonfiore e lieve aumento di peso (che in realtà è principalmente gonfiore dovuto alla ritenzione idrica). Le pillole ad alto tasso di estrogeni, inoltre, possono aumentare anche la frequenza dell’emicrania.

Un aspetto interessante è dato dal fatto che, in passato, alcuni studiosi americani avevano già messo in correlazione la durata dell’assunzione della pillola con il rischio di contrarre cancro all’utero, giungendo però a risultati esattamente opposti rispetto a quanto è emerso dalla recente ricerca condotta dagli studiosi dell’Università di Oxford.

Secondo l’esperta di fertilità naturale Jane Bennett e secondo la psicoterapeuta americana Alexandra Pope un’assunzione prolungata, inoltre, altererebbe il metabolismo ormonale del corpo con il rischio di causare depressione, sbalzi dell’umore, calo della libido, trombosi, embolie, ischemie e cancro. Senza contare una maggior difficoltà a restare incinta, un aumento degli aborti spontanei nel primo trimestre di gravidanza e un brusco abbassamento dei livelli di acido folico e di zinco, con il conseguente rischio di concepire un bambino che presenti difetti agli arti o anomalie congenite.

Questo il quadro completo. Come vedete, ragazze, il dibattito è aperto.

 

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