"Voglio scomparire": il dramma dei disordini alimentari in 15 immagini

"Voglio scomparire": il dramma dei disordini alimentari in 15 immagini
Foto: Mafalda Rakoš
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L’anoressia e la bulimia sono disordini alimentari sempre più diffusi in tutto il mondo. Secondo l’ANAD, l’associazione americana che si occupa di anoressia nervosa e altri disturbi correlati, fino a 70 milioni di persone di ogni età e sesso soffrono di qualche forma di disturbo legato all’alimentazione. In un libro fotografico pubblicato alla fine del 2017, I want to disappear (voglio scomparire), l’artista Mafalda Rakoš ha raccontato in immagini la vita di alcune persone che hanno sofferto o ancora soffrono di questi problemi.

“Dire che si tratta di un problema globale mette in secondo piano un fatto importante. Ci sono infatti dati che evidenziano il fatto che le giovani donne che vivono in Occidente abbiano il rischio maggiore di sviluppare tali disturbi alimentari”, ha raccontato la fotografa sul suo sito. “In più, ci sono dati che provano come l’occidentalizzazione aumenti ancora di più il rischio. Nello specifico, una maggiore attenzione al proprio corpo, ideali di bellezza non realistici e la tendenza a cercare di migliorarsi, facendo diete ed esercitandosi, sono solo alcune (ma di sicuro non le sole) ragioni per chi i giovani si sentono insicuri di se stessi e del proprio aspetto. Queste tendenze sono maggiormente presenti nei paesi sviluppati”.

Il progetto I want to disappear mette in luce le storie di donne e di ragazze che hanno voluto condividere le loro esperienze di anoressia e bulimia. E, così come le vite di chi ha sperimentato disordini alimentari, le foto di Mafalda Rakoš riescono a cogliere le sfumature di giorni passati a lottare contro i propri demoni personali. Per questo la fotografa non si è limitata a scattare, ma ha anche realizzato interviste e raccolto disegni, sculture e scritti realizzati dalle protagoniste del libro.

“Esperti del campo, come sociologi, psicologi e terapisti, sono d’accordo sul fatto che non si tratti solo di dinamiche sociali, ma anche di esperienze individuali e familiari. Inoltre, questo argomento viene spesso trattato in maniera semplicistica. Viene utilizzato dai media come un concetto astratto e non come una malattia seria. Per colpa del tabù che riguarda questo argomento, spesso non si procede nemmeno con visite specialistiche”.

“Mia figlia mangiava solo mele e salatini, allora ho cominciato ad andare ogni mattina alla stazione di benzina per comprare dei piccoli panini tondi. Anche quando siamo andati in vacanza quella era la mia più grande preoccupazione: se non li avessi trovati mia figlia sarebbe morta di fame”, ha raccontato una mamma alla fotografa.

I want to disappear non è rivolto solo a chi è interessato alla fotografia contemporanea, ma anche a chi vuole scoprire un nuovo punto di vista sui disordini alimentari e soprattutto a chi ne soffre e sta cercando di trovare un modo per parlarne, proprio come è successo per molte delle partecipanti al progetto. Le foto hanno infatti rappresentato l’occasione per uscire allo scoperto e mostrarsi al mondo, per dare un’immagine realistica di quello che significa convivere con anoressia o bulimia.