Fra tutti gli esami invasivi a cui si deve sottoporre una donna, l’isteroscopia è senza dubbio uno dei più dolorosi, per la modalità con cui viene eseguito, e che traumatizza maggiormente le donne. Ma di cosa si tratta esattamente?
Cos’è l’isteroscopia
L’isteroscopia è la procedura attraverso cui un ginecologo osserva e analizza la cavità uterina, il canale cervicale e l’endometrio, ovvero la tonaca mucosa dell’utero, dall’interno, servendosi dell’ isteroscopio, un lungo tubicino, simile a una cannuccia, dotato di una telecamera e di una fonte luminosa a un’estremità che, collegato a un monitor, riproduce quanto osserva la suddetta telecamera.
L’isteroscopia può avere finalità diagnostiche o terapeutiche; la prima, ad esempio, è impiegata nella ricerca di patologie dell’utero come fibromi uterini, polipi uterini, aderenze intrauterine, nella raccolta di un campione di endometrio da sottoporre a biopsia e nell’individuazione delle cause di determinate anomalie e sintomi (come la presenza di irregolarità mestruali, la perdita insolita di sangue dalla vagina, il dolore pelvico cronico, la presenza di mestruazioni dopo la menopausa, l’infertilità e via dicendo), mentre l’isteroscopia operativa è utilizzata principalmente nel trattamento dei polipi e fibromi uterini, per la correzione delle aderenze intrauterine, la rimozione di residui placentari post-abortivi o post-partum, e come forma di contraccezione permanente attraverso la chiusura delle tube.
Un incubo per molte donne
Per quanto l’esame venga descritto nella carta dei servizi on-line delle strutture ospedaliere come una procedura non-invasiva/mini-invasiva e indolore, per una percentuale rilevante di donne l’isteroscopia si rivela una vera e propria tortura durante i dieci minuti di realizzazione. Una tortura non necessaria, se solo fosse offerta alle pazienti l’opportunità di eseguirla con anestesia in Day Surgery.
Per far capire quanto drammatica sia la situazione, la signora Pritie Maria Barzaghi ha lanciato una petizione su Change.org, rivolta al Ministero della Salute, affinché il ricorso agli anestetici sia garantito per legge a tutte le pazienti, e non a discrezionalità degli ospedali.
In Italia, si legge nel testo della petizione, la percentuale di donne che subiscono l’isteroscopia come vera e propria tortura è del 25%, per alcuni addirittura il 40%.
Nel 2016 – recita la petizione – è stato condotto uno studio sulla sintomatologia dolorosa in un campione consistente di pazienti. Lo studio ha tenuto conto anche dei risultati di altri studi italiani e stranieri nel trarre le seguenti conclusioni: con riferimento alla scala del dolore VAS che va da 1 (assenza di dolore) a 10 (dolore intollerabile), il 20-33% delle pazienti prese in esame ha riferito di aver sperimentato un’intensità di dolore superiore a 7 fino al livello massimo di 10.
Praticato “in serie” negli ambulatori, l’esame non presenta alcuna empatia per le pazienti, e non tiene minimamente conto delle specificità anatomiche di ciascuna paziente nelle varie fasce di età, dato che, come si evince anche dalle Linee Guida per l’Isteroscopia Ambulatoriale “SEGi”, disponibili anche in rete, a soffrire maggiormente durante l’isteroscopia sono soprattutto donne con stenosi cervicale, donne in postmenopausa con stenosi cervicale e atrofia endometriale, donne che non hanno mai partorito, donne che non hanno partorito per via naturale e donne con determinate conformazioni anatomiche come endometriosi, adenomiosi, anomalie strutturali dell’utero.
Urla, pianti, nausee, alcune pazienti entrano in stato di shock, vomitano, svengono, così molte descrivono le conseguenze dell’esame.
Il dolore straziante avvertito durante l’isteroscopia, descritto spesso dai medici come simile ai crampi mestruali, dalle pazienti è invece associato all’inserimento forzato dell’isteroscopio attraverso il canale cervicale, ricco di fibre nervose sensitive; in questo senso, prosegue la petizione, l’impiego di mini isteroscopi con un diametro pari a 2,7 mm invece dei tradizionali di diametro pari a 5 mm potrebbe alleviare la sofferenza, così come l’utilizzo di isteroscopi con profilo ovale, che meglio si adatterebbero all’anatomia del canale cervicale. Purtroppo, in questo senso, l’arretratezza di molte strutture ospedaliere gioca un ruolo fondamentale affinché non vengano forniti i giusti strumenti in grado di alleviare il dolore.
Allo stesso modo, l’ecografia pelvica transvaginale 3D di ultima generazione, potrebbe rappresentare un’importante realtà anche in ambito ginecologico, se non ci fossero tenaci resistenze alla divulgazione, dipendenti soprattutto dal costo e dalla necessità di realizzare il training specifico degli operatori, sia nella conoscenza della tecnica che nella rielaborazione delle immagini acquisite.
Esiste, in Gran Bretagna,una campagna Facebook contro la Painful Diagnostic Hysteroscopy, e nel 2014, Lyn Brown, un membro del Parlamento inglese, ha parlato per due volte alla Camera dei Comuni proprio al fine di sensibilizzare il governo su questa pratica che può rivelarsi dolorosissima e traumatica.
Per far comprendere fino in fondo il problema, in gallery abbiamo raccolto alcune delle testimonianze più atroci di donne che hanno subito un’isteroscopia.
Gli aggiornamenti
Proprio la signora Barzaghi ci ha contattati, nel dicembre 2018, per parlarci dei progressi fatti dalle attiviste del Regno Unito in merito a questa problematica. Martedì 11, ad esempio, il Membro del Parlamento Lyn Brown è stata di nuovo ascoltata nella Westminster Hall del Parlamento Britannico in merito alla brutalità dell’isteroscopia. La donna ha citato il numero consistente di firme della petizione italiana, che nel frattempo si è gemellata con una identica nel Regno Unito. “Il Ministro della Salute inglese, Jackie Doyle-Price, si è dimostrato sensibile all’argomento – si legge nella mail che Pritie Maria ci ha indirizzato – ha riconosciuto l’importanza della causa ed ha accolto le rivendicazioni della petizione, impegnandosi ad adottare tutte le misure necessarie all’interno del Sistema Sanitario inglese affinché l’isteroscopia diventi un esame rispettoso del dolore femminile. Anche in Italia dobbiamo arrivare a questo risultato nel più breve tempo possibile, perché ogni giorno c’è almeno una donna in più che viene traumatizzata da questo esame”.
Monica, ha scritto una lettera di protesta indirizzata all'ospedale
Monica ha raccontato la sua drammatica esperienza sulla pagina Facebook italiana di Campagna contro l’isteroscopia dolorosa.
Non posso recensire zero stelle, ma condivido l’esperienza di arroganza e scarsa empatia di una ginecologa che giorni fa mi ha eseguito un’ecografia transvaginale, e a seguito del cui esito mi ha consigliato un’isteroscopia diagnostica – ha scritto Monica nella lettera, indirizzata a un ospedale romano – Ho fatto presente che a causa del mio utero antiversoflesso, anche da lei riscontrato, e della stenosi del collo dell’utero stesso, già in passato in un altro noto ospedale romano sono stati impossibilitati a procedere con l’esame per via delle indicibili sofferenze che l’introduzione della sonda mi stava procurando, e optarono per riprogrammare l’esame in anestesia. Ho dunque chiesto alla vostra ginecologa di poter eseguire l’esame in sedazione, anche eventualmente pagandola io privatamente. La risposta è stata di rifiuto categorico, asserendo che la procedura prevede che loro prima debbano provare senza sedazione, e che non torturano i pazienti. Ho replicato che il loro voler ‘provare’ di fatto si traduce comunque in una barbarie e tortura, visto che avendo già tentato l’’esame in passato, so quali dolori insopportabili ho patito. E che di conseguenza questa passata esperienza mi ha lasciato comprensibilmente traumatizzata. Ho chiesto alla ginecologa di poterle mostrare la documentazione attestante la stenosi. Ma ha risposto che non le interessava leggere nessuna documentazione. La sua risposta alla mia richiesta è stato un no tassativo, freddo e scostante. Ho tentato ancora di far presente il mio problema, ed infine con mia sorpresa mi ha suggerito di fare una visita a pagamento con il vostro primario di ginecologia il quale forse, di fronte il mio caso, ripeto, forse, si sarebbe commosso ed autorizzato l’isteroscopia in sedazione.
Cosa dire? Se non disgusto? Dovrei pagare ben 152 euro di visita con il primario, e nemmeno avere la certezza che possa avere una soluzione al mio caso? Evidentemente nel vostro ospedale la sofferenza ed il dolore fisico dei pazienti non è una priorità, o meglio lo potrebbe diventare qualora si paghi. Ed anche questo rappresenterebbe comunque un’ingiustizia nei confronti di chi non può sostenere un costo privato per l’onorario dell’anestesista. Fra l’altro ci sono documenti ovunque su Internet dimostranti che l’isteroscopia in molte donne con conformazioni fisiche determinate, procuri dolori insopportabili, vista l’invasività dell’esame. Ed ero convinta che una ginecologa donna potesse comprendere meglio il problema, ma evidentemente non è così. Io sono solo una delle tante donne vittime della disumanità di tanti medici, che hanno atteggiamenti di supponenza e di disprezzo verso i disagi altrui.
In stato di shock dopo l'esame
Questa ragazza ha scritto la sua esperienza in un blog:
Sono una donna di trent’anni con sindrome dell’ovaio policistico. Ho periodi irregolari, pesanti e molto dolorosi. A febbraio, ho visto un ginecologo all’Airedale General Hospital, a Keighley, nello Yorkshire occidentale, che ha mi ha prenotato una isteroscopia. Il ginecologo mi ha dato un volantino, il quale spiegava che ‘durante la procedura si può avvertire una leggera sensazione di crampi nella parte inferiore della pancia, non diversi dal dolore del ciclo’. Sono stata portata a credere che la procedura non fosse dissimile da un test di routine.
Sono arrivata all’ospedale di Airedale per l’isteroscopia, con la mia compagna come supporto (anche se non mi sentivo particolarmente ansiosa o preoccupata). Dopo 40 minuti di attesa, la mia compagna ed io siamo state condotte in una stanza dove abbiamo incontrato due infermieri e un consulente. Il consulente ha spiegato i potenziali rischi: c’era una leggera possibilità che la mia vescica o intestino si rompessero durante la procedura e che avrei potuto subire un intervento chirurgico d’urgenza e una trasfusione di sangue. Tuttavia, non mi sentivo particolarmente ansiosa. Ho firmato un modulo, poi siamo state condotte in una stanza più grande dove un’altra infermiera stava aspettando. Mi è stato chiesto di spogliarmi dietro una tenda e di sedermi su una sedia rigida con i supporti per le gambe rialzati su entrambi i lati. Alla mia compagna è stato detto che poteva sedersi su una sedia accanto a me e tenere la mia mano, sebbene l’infermiera ‘di solito sedesse lì’. Devo dire che tutte le infermiere e il consulente erano molto gentili e di supporto prima e durante la procedura.
Dopo che lo speculum è stato inserito, il consulente ha tentato di inserire l’isteroscopio attraverso la mia cervice. Il dolore era considerevole, anche se non ancora insopportabile – ho provato la sensazione di forti pugnalate, crampi fino all’addome. La mia compagna cercava di distrarmi, e non ho davvero capito cosa stava succedendo in questa fase, ma c’era chiaramente qualcosa di sbagliato. Il consulente ha richiesto strumenti diversi. Ogni strumento è stato spinto dentro o attraverso la mia cervice. Il dolore era assolutamente atroce. Le infermiere erano adorabili – mi ricordavano di pensare alla mia vacanza, dicendo quanto ero coraggiosa e di quanto stavo facendo – ma alla fine non ho potuto fare a meno di gemere di dolore. Sembrava che l’acqua usata per dilatare il mio grembo stesse scivolando sulle mie gambe, ma a dire il vero non mi importava della mia dignità in questa fase. Ero in agonia.
Le mie gambe hanno iniziato a tremare in modo incontrollabile. Il consulente ha chiesto ‘un locale’. Non riesco a capire perché non mi sia stato dato alcun anestetico fino a questo stadio. La mia compagna mi teneva la mano e stavo cercando di stringere i denti, ma lo staff era chiaramente consapevole che stavo soffrendo molto. Il consulente mi ha detto che avrebbe fatto una biopsia ‘un po’ di volte’. Ogni volta, sono rimasta senza fiato per il dolore. Non riesco davvero a descrivere quanto sia stato terribile.
Alla fine, il consulente è riuscito finalmente a realizzare ‘belle foto’ dell’interno del mio grembo. La procedura aveva richiesto circa 25 minuti.Verso la fine della procedura, una delle infermiere aveva chiesto se avremmo voluto una tazza di tè – avrebbero voluto che restassi per poter controllare che stavo bene. Mi ha anche dato un asciugamano sanitario. Mi sono alzata in piedi dopo la procedura e ho visto del sangue rosso vivo sulla sedia. Mi sono asciugata e ho scoperto che stavo ancora sanguinando. Ho cominciato a vestirmi, ma all’improvviso sono stata sopraffatta da nausea e vertigini. Mi sono seduta di nuovo sulla sedia e ho riposato la testa. La mia compagna ha chiamato un’infermiera – la mia reazione è stata ‘completamente normale’, hanno detto. L’infermiera mi ha collegato a un monitor e ho scoperto che il mio battito cardiaco era sceso sotto i 60 battiti al minuto. Il consulente è venuto a controllare che stessi bene. Accarezzandomi le gambe, mi ha detto di essere stata coraggiosa. ‘Questo non è banale. Lo vediamo ogni giorno. Se dicessimo alle donne quanto sarebbe doloroso, si rifiuterebbero di venire!”, ha detto.
[…] Ho trascorso la serata e la notte nel dolore. Mi sento ancora male: ho dolori allo stomaco e sanguinamento. Penso di essere sotto shock.
Nessuna donna dovrebbe essere sottoposta a questa procedura senza anestesia generale. Sono assolutamente sconvolta dal fatto che ciò stia accadendo.
Debbie: "Il parto è stato nulla in confronto"
Debbie, madre e nonna, ha raccontato al Daily Mail l’orribile esperienza vissuta:
L’ospedale ha inviato un opuscolo che illustrava cosa sarebbe successo . Ha parlato in termini di lieve disagio e di leggeri crampi in seguito. Ho pensato che sarebbe stato come fare un test di routine. Non ero preoccupata perché anche il volantino mi ha rassicurato che mi sarebbe stato offerto un anestetico locale.
Invece, il consulente ha inserito direttamente la sonda.
Le mie gambe si sono irrigidite per la pura sofferenza. Mi sentivo come se qualcosa di rovente entrasse in me mentre il mio sedere si sollevava dal letto – solo per essere spinto di nuovo da un’infermiera che era presente.
Mi stava tenendo le mani sullo stomaco. Rimasi lì a piangere, ma il consulente proseguì. Volevo che si fermasse, ma non ho detto nulla perché sapevo che avrei dovuto tornare indietro e ricominciare tutto da capo.
Ci sono voluti 15 minuti ed è stata la peggiore esperienza della mia vita. Ho avuto due figli e il dolore non è stato niente in confronto a questo.
Hetty: "Ero ridotta a un rottame urlante"
Anche Hetty ha raccontato la sua traumatica esperienza al Daily Mail.
La procedura mi ha ridotto a un rottame urlante, singhiozzante, tremolante e mi ha lasciato così inerme da riuscire a malapena a scendere dal letto per cinque giorni.
È stata un’esperienza che mi ha cambiato la vita, lasciandomi profondamente vulnerabile, e quando ripenso alla donna che si è seduta tranquillamente nella sala d’aspetto, è come se fosse una persona diversa – qualcuno che ingenuamente pensava che i medici avrebbero sempre agito nel suo migliore interesse […] quando il dottore mi convocò nel suo ufficio con un ampio sorriso, fui rassicurata. ‘Faremo solo un rapido esame interno e tu sarai sulla buona strada’, mi disse. Poi fece una pausa e aggiunse: ‘In realtà, mentre tu sei qui, dovremmo probabilmente fare una biopsia [per escludere il cancro]. Sarà un po’ noioso, ma non dovrebbe esserci alcun dolore. È ok?'[…] È stata un’esperienza brutale. Su una scala da uno a dieci, con dieci equivalenti al dolore del parto, lo classificherei come un nove.
Mentre il dottore faceva la biopsia, che comporta la rimozione di parte del rivestimento dell’utero, poi raschiato direttamente nel mio utero e nelle ovaie (una procedura progettata per ridurre il sanguinamento), stavo esplodendo per il dolore. Per tutto il tempo l’infermiera mi sussurrava all’orecchio: ‘Stai andando bene. Così coraggiosa. Respira profondamente, è quasi finito’. Solo che era lontano dall’essere finito. Per un quarto d’ora ho urlato, ho urlato e ansimato come una donna in travaglio. L’esperienza è stata così simile, ho fatto notare all’infermiera che esattamente 22 anni prima ero stata in travaglio con mio figlio, Rex. ‘Be ‘, non è così male, vero?’ mi disse, ancora sorridendo.
Nei momenti di estremo dolore, il tempo sembrava essersi fermato. Un minuto può sembrare un’ora. Poi, proprio mentre sentivo che l’agonia non sarebbe mai finita, l’infermiera disse: ‘Tutto fatto. Penso che ti sia guadagnata una tazza di caffè e una fetta di torta’.
Stordita, ho lasciato la stanza in uno stato di shock. In qualche modo sono tornata a casa e sono sprofondata nel letto.
Cosa ne pensi?