La discussione sulla liberalizzazione delle cosiddette droghe leggere o sull’uso della marijuana a scopo terapeutico potrebbe protrarsi all’infinito, poiché l’argomento è ampio e lascia spazio alle più disparate opinioni.

In realtà, anche nel nostro paese l’uso terapeutico della cannabis è legalizzato dal 2013, e, come riporta un articolo di Repubblica, a metà 2017 erano già 11 le Regioni italiane nelle quali la cannabis per uso medico è a carico del Servizio Sanitario Regionale, mentre a partire da gennaio 2017 la produzione di Stato della cannabis terapeutica (Fm2) da parte dell’Istituto chimico e farmaceutico militare di Firenze ha ricevuto l’autorizzazione. È inoltre appurato dalle evidenze scientifiche che la marijuana possa essere usata come trattamento sintomatico di supporto ai trattamenti standard, nel caso in cui questi ultimi non producano gli effetti desiderati, provochino effetti secondari non tollerabili, oppure necessitino di incrementi posologici che potrebbero determinare la comparsa di effetti collaterali.

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Ma forse, per abbattere il pregiudizio ancora latente che circonda coloro che usano cannabis a scopo medico, servirebbe mostrare delle prove concrete di cosa possa causare l’assenza di marijuana alle persone che grazie ad essa riescono ad alleviare i propri dolori, quando questa viene loro negata.

Con questo scopo è nato How I Get High, un progetto fotografico ideato dall’artista statunitense Rick Proctor: all’interno della raccolta, visibile anche sul sito ufficiale del fotografo, ci sono molte testimonianze, storie diverse accomunate tutte dallo stesso problema: la sopportazione del dolore, che molte volte raggiunge livelli davvero critici, in condizioni in cui, per motivi differenti, l’uso della marijuana a scopo terapeutico non è consentito.

Una delle storie raccontate da Rick Proctor, e riportata anche da TPI, è quella di Carly, affetta da Sindrome da Dolore Regionale Complesso (CRPS), una condizione di dolore cronico causata dal danneggiamento del sistema nervoso centrale e periferico, acuita anche da un incidente automobilistico avuto nel 2013, che ha esteso il disturbo a schiena e gambe.

La ragazza ha trovato sollievo dalle sofferenze causate dal CRPS nella marijuana, ma ammette che vivere costantemente con l’occhio critico della gente puntato su di sé, o essere presa per una “tossica” non è affatto facile. Eppure, come dimostra How I Get High, chi consuma marijuana non viene necessariamente da luoghi degradati né da condizioni di vita precarie, come spesso accade quando si parla di dipendenza dalle droghe: i volti immortalati da Proctor nel progetto sono quelli di professionisti, giornalisti, pubblicitari, direttori marketing, persone con una carriera brillante e avviata che, tuttavia, hanno bisogno della cannabis per curarsi.

Il dolore incompreso di chi usa marijuana a scopi terapeutici
rick proctor
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