"Donare il midollo osseo è un'esperienza che ti cambia profondamente"
Non esiste cuore più grande di chi "si dona" per salvare una vita. Scopriamo come, perché e in quali casi ci si può mettere in lista come donatore di midollo osseo.
Non esiste cuore più grande di chi "si dona" per salvare una vita. Scopriamo come, perché e in quali casi ci si può mettere in lista come donatore di midollo osseo.
E la cosa ancora più incoraggiante, vista la difficoltà a trovare un donatore compatibile, è che questi saranno dati destinati probabilmente ad aumentare. Complici le crescenti campagne di sensibilizzazione sul tema e le numerose testimonianze, rese pubbliche, di donatori e malati.
Se anche voi volete far parte di questa lunga catena di solidarietà, ecco in breve in cosa consiste la donazione di midollo osseo e chi può accedervi.
Come spiegato sul sito di ADMO, esistono attualmente due modalità di donazione del midollo:
Questa è la metodologia tradizionale: si procede prelevando il midollo dalle ossa del bacino, mentre il tutto viene eseguito in anestesia generale o epidurale.
Dopo un breve periodo di osservazione (massimo 48 ore) in ospedale e qualche giorno di riposo, il donatore può ritornare alla sua normale routine.
Si tratta del metodo attualmente più impiegato. Ecco come funziona: al donatore viene somministrato, 5 giorni prima del prelievo, un farmaco che promuove la proliferazione delle cellule staminali nel midollo e permette un loro rilascio nel sangue.
Il sangue, prelevato da un braccio, entra in una centrifuga dove le cellule utili al trapianto vengano isolate e raccolte da parte, mentre ciò che rimane viene reintrodotto nell’altro braccio. Al centro di questo meccanismo vi è un separatore cellulare, che permette l’isolamento delle cellule del midollo dalle cellule ematiche.
Il trapianto di midollo osseo è fondamentale nel trattamento di disturbi che altrimenti non troverebbero una cura, come malattie legate allo stesso midollo e al sangue (leucemia, mieloma e linfoma) o al sistema immunitario (come l’artrite reumatoide, fino ad arrivare alla sclerosi multipla).
Più volontari sono registrati, maggiore è certamente la possibilità che ha il malato di accedere al trapianto, nel caso non abbia la diretta disponibilità di un consanguineo.
E certamente, entra in gioco il fattore di compatibilità genetica. Questo è ciò che riporta il sito di ADMO:
La compatibilità genetica è ESTREMAMENTE RARA: si verifica una volta su quattro (25%) tra fratelli e sorelle (mai tra genitori e figli o tra zii e cugini!) e addirittura 1 su 100.000 (0,001%) tra individui non consanguinei.
I requisiti richiesti non sono dissimili da quelli per la donazione di sangue:
La legge italiana tutela e esclude dai donatori chi ha più di 55 anni, perché è possibile che questi ultimi possano aver contratto malattie di varia natura legate all’età.
Anche qui le normative di legge sono molto chiare: durante tutto il periodo della gravidanza e nel periodo dell’allattamento (indicativamente fino a 6 mesi) le donne sono escluse dal registro dei donatori.
Il pediatra Marco Annoni, segretario del comitato etico della Fondazione Umberto Veronesi, ha scritto e pubblicato sul sito dell’omonima fondazione una testimonianza toccante sulla sua esperienza diretta di donatore. Tutto è partito da una telefonata ricevuta alla stazione, una chiamata che gli avrebbe cambiato la vita:
Diventare un donatore di midollo è davvero qualcosa di significativo e importante, qualcosa che può fare la differenza per gli altri e per sé. Io non mi sono mai pentito della scelta che ho fatto. […]
Se un giorno quella chiamata dovesse arrivare davvero anche per voi, sappiate che non c’è niente da temere. Non abbiate paura. Fate un bel respiro, prima di rispondere «sì».
Le domande più frequenti riportate da chi si informa sulle modalità di donazione riguardano i periodi pre/post-prelievo, ovvero su quanto possa essere doloroso o pericoloso.
Ricordiamo che il prelievo di midollo avviene in anestesia generale, e che la possibilità di avvertire dolore è scongiurata. Inoltre, i soggetti a rischio anestesiologico vengono tutelati e sospesi dalla lista dei donatori. Ovviamente dopo il prelievo è possibile sentire un po’ di dolore per qualche giorno, ma nulla che non possa essere trattato in caso con degli antidolorifici.
Se si parla di prelievo da sangue periferico la questione cambia: il farmaco che i donatore deve assumere prima del prelievo può portare all’insorgere di disturbi, come leggera febbre, mal di testa, dolori muscolo-scheletrici o stanchezza. Effetti collaterali che possono essere però trattati con un analgesico.
Consultate, oltre al già citato ADMO, il sito di IBMDR (Registro Italiano Donatori di Midollo Osseo) e fate una scelta che potrà cambiare la vostra vita (e non solo).
Se ci fosse la possibilità di vivere nei film di Miyazaki farei salti di gioia!
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