La raccolta di dati sui diritti civili negli Stati Uniti non raccoglie abbastanza informazioni sulle ragazze con disabilità, ma ciò che raccoglie è preoccupante. A dirlo è il National Women’s Law Center, che ha analizzato i risultati delle indagini relative ai risultati della Civil Rights Data Collection (CRDC), un’indagine biennale del Department of Education statunitense, che coinvolge quasi tutte le scuole pubbliche del paese chiedendo di fornire informazioni sul clima scolastico, sulla qualità, sui servizi e sui risultati degli studenti e da cui emergono quelle che sono le principali disparità razziali e di genere nella disciplina scolastica. I dati, però, non descrivono tutta la realtà, spiega l’articolo:

Non disponiamo di tutti i dati di cui abbiamo bisogno per comprendere l’intera portata di queste disparità per gli studenti con disabilità di diverse identità di genere, razza ed etnia.

Nonostante le mancanze, i dati disponibili sono sufficienti per dipingere una situazione molto critica per le ragazze con disabilità, in particolare per le ragazze nere o native americane.

Il CRDC dell’anno scolastico 2017-18, i dati pubblicati più recenti, mostra ad esempio, che le ragazze nere con disabilità subiscono una o più sospensioni scolastiche 5,53 volte più spesso delle ragazze bianche con disabilità. Le ragazze native indiane/native dell’Alaska con disabilità sono al secondo posto per tasso di disparità più alto, subendo una o più sospensioni 2,43 volte più spesso delle ragazze bianche con disabilità.

Finora abbiamo fatto riferimento al caso americano, ma anche in casa nostra le cose non vanno meglio. Da noi, il problema non è tanto quello che dicono i dati, ma la loro mancanza. Come ha ricordatoIl Post, infatti, in Italia non si sa quante siano le persone con disabilità. Senza dati, è impossibile decidere quali politiche pubbliche portare avanti e, soprattutto, quanto finanziarle. È impossibile dire, ad esempio, se i 350 milioni all’anno fino al 2026 stanziati con l’ultima legge di Bilancio destinati a servizi essenziali per le persone disabili e i loro caregiver, saranno sufficienti, troppi o troppo pochi.

L’OMS stima che la percentuale di persone con disabilità sia del 15% sulla popolazione globale, un dato molto distante da quello ricavabile dalla piattaforma Disabilità in cifre diffusa dall’Istat, secondo cui in Italia le persone «che soffrono di gravi limitazioni che impediscono loro di svolgere attività abituali» sono il 5,2% della popolazione.

Per riuscire ad avere un dato accurato, però, è innanzi tutto fondamentale trovare una definizione condivisa di “disabilità“. L’International classification of functioning, disability and health (Icf) e la Convenzione delle Nazioni Unite (ONU) del 2006 concordano sul fatto che non sia limitata esclusivamente a un deficit fisico o psichico, ma danno importanza anche alla dimensione sociale della disabilità: un cambiamento di approccio che deve essere considerato quando parliamo di dati. Dati che oggi, ancora, sono drammaticamente carenti, soprattutto da questo punto di vista.

Proprio per colmare questa – imperdonabile – lacuna è nato il progetto DisabledData, una piattaforma digitale promossa dalla Fondazione FightTheStroke progettata da Sheldon.studio con il supporto di onData, che ha come obiettivo quello di raccogliere e diffondere i dati a un pubblico ampio. Come ha spiegato Francesca Fedeli, Presidente della Fondazione FightTheStroke Ets a Il Sole 24 ore,

L’obiettivo è sempre stato quello di dare una risposta collettiva ai bisogni espressi dalla comunità delle persone con disabilità e dai loro alleati, superando le sfide dei pregiudizi, del dialogo mancato, degli interessi personali e delle fonti dati inaccessibili. Stanchi di leggere titoli di giornali banalizzanti o di sentirci dire che quell’informazione non era disponibile in maniera disaggregata perché riguardante “la privacy di persone vulnerabili”.

La piattaforma è stata rilasciata a fine ottobre, ma continuerà ad arricchirsi di funzionalità fino alla versione definitiva entro il 3 Dicembre 2022, in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità.

 

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