Cosa sono i twisties, i "demoni" di Simone Biles che rischiano di farti male
Simone Biles ha imputato il suo ritiro da Tokyo ai twisties, un malessere davvero spiacevole che è tipico degli atleti e può avere conseguenze anche molto gravi.
Simone Biles ha imputato il suo ritiro da Tokyo ai twisties, un malessere davvero spiacevole che è tipico degli atleti e può avere conseguenze anche molto gravi.
Pochi giorni dopo l’apertura delle Olimpiadi di Tokyo, in ritardo di un anno a causa della pandemia, la prima notizia scioccante è stata senza dubbio l’improvviso ritiro della campionessa americana Simone Biles, cinque volte medaglia olimpica a Rio 2016, che tutti ritenevano ancora una volta l’avversaria più temibile da battere.
Nella conferenza stampa in cui ha annunciato il suo ritiro dall’around final, il concorso generale in programma il 29 luglio 2021 all’Ariake Gymnastic Center, dopo quello dalla gara a squadre, Biles ha spiegato:
Dopo la performance che ho fatto al volteggio non volevo andare avanti. Non ho più fiducia in me stessa come prima. Non so se è una questione di età. Sono un po’ più nervosa adesso quando salgo in pedana. Sento che non mi sto divertendo più come prima. So che questi sono i Giochi, volevo farli (non riesce a trattenere le lacrime, ndr) ma in realtà sto partecipando per altri, più che per me. Mi fa male nel profondo pensare che fare ciò che amo mi sia stato portato via. Non appena salgo in pedana siamo solo io e la mia testa. E lì ci sono demoni con cui devo confrontarmi.
Già qualche giorno prima, attraverso un post Instagram, Simone aveva mandato segnali che, alla luce di quanto successo, potevano lasciar intuire la sua clamorosa decisione.
Non è stato un giorno facile, o il migliore, ma l’ho superato. A volte mi sembra davvero di avere il peso del mondo sulle spalle. So che la spazzo via e sembra come se la pressione non mi colpisse, ma dannazione, a volte è dura hahaha! Le Olimpiadi non sono uno scherzo! Ma sono felice che la mia famiglia sia con me, loro sono il mondo per me!
La Usa Gymnastics ha confermato il ritiro dai Giochi, spiegando che, dopo un’ulteriore valutazione medica, la sua decisione è stata sostenuta dalla stessa federazione. E dopo la notizia in molti hanno parlato di twisties, per spiegare il motivo dell’abbandono di Simone.
Twistie è un nome appartenente allo slang degli atleti come Biles, e si riferisce a un senso di vuoto improvviso che li colpisce durante una prova. Nel caso di Biles, il twistie si è manifestato mentre era impegnata in una prova piuttosto complessa, comprendente un Amanar, un salto estremamente difficile da eseguire.
Non ho capito cosa è successo, non sapevo dove mi trovavo nell’aria, mi sarei potuta bloccare.
Ha poi spiegato la ginnasta in conferenza stampa.
I twisties vengono avvertiti proprio come Biles li ha descritti, ovvero un’improvvisa dissoluzione del senso dello spazio, accompagnata da una perdita di consapevolezza della propria presenza e all’incapacità di mantenere il controllo del corpo durante le manovre aeree. Chiaramente, i rischi per le ginnaste o i ginnasti che avvertano dei twisties durante le proprie esibizioni sono alti.
Il pericolo principale, ovviamente, è quello di incorrere in gravi infortuni. Spesso la causa scatenante di questi twisties è una pressione esagerata percepita dall’atleta, proprio come avvenuto nel caso di Simone Biles che, comunque, non è certo la sola a soffrirne e a parlarne.
Aleah Finnegan, un’altra ginnasta americana, ha riferito di aver avuto i twisties dall’età di 11 anni, spiegando che in quei momenti “Non hai controllo sul tuo corpo e su quello che fa”. Anche la ginnasta svizzera Giulia Steingruber, specialista del volteggio, che partecipa alla finale all-around del 5 agosto a Tokyo, ha raccontato di aver avuto un simile “blocco mentale” nel 2014: “Avevo molta paura, non riuscivo a scrollarmela di dosso. Ho dovuto reimparare tutto un po’ alla volta”.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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