Esiste un corso della Berkeley University per imparare a essere felici

La felicità diviene oggetto di studio: per la prima volta la Barkeley University in California propone 10 lezioni gratuite per imparare ad essere felici, apprezzando in toto le innumerevoli sfaccettature della propria vita.

La felicità, spesso considerata al pari di qualcosa di irraggiungibile, diviene oggetto di studio nonché protagonista di esercizi mirati al relativo raggiungimento da parte dei partecipanti: a lanciare l’interessante progetto è la Barkeley University in California, dove è stato istituito il corso online, completamente gratuito Science of Happiness.

Emiliana Simon-Thomas e Dacher Keltner sono i docenti che da anni insegnano “felicità”. Il percorso di studi prevede una durata complessiva di 10 settimane. Tutto inizia con l’introduzione alla scienza della psicologia positiva, per poi approfondire la materia mediante sette moduli settimanali, suddivisi per aree tematiche.

Compassione e gentilezza, connessione sociale, cooperazione e riconciliazione, consapevolezza, abitudini mentali alla felicità, gratitudine e nuove frontiere della ricerca sulla felicità sono gli argomenti principali che delineano la struttura del corso, lo stesso che si conclude con un esame finale volto a mettere in pratica quanto appreso lezione dopo lezione.

Il “CPR” della felicità

Mentre i media e la cultura popolare sovente danno descrizione della felicità come una costante, considerandone il perseguimento come un obiettivo facile e quasi scontato, in realtà le emozioni positive non rappresentano affatto una banalità: più volte è stato infatti dimostrato come, inseguire un costante stato di gratificazione e godimento, si traduca inevitabilmente in una minore felicità, con conseguente insoddisfazione personale.

I docenti Keltner e Simon-Thomas sostengono che la felicità può essere classificata in tre categorie principali che ognuno ha la facoltà e il potere di gestire: le connessioni, la positività e la resilienza, fattori che caratterizzano il cosiddetto “CPR della felicità“, quello che in molti definirebbero come “il segreto per essere felici”.

  • Le connessioni: le connessioni sociali, la qualità delle relazioni con gli altri, il senso di appartenenza e la tendenza alla generosità, concorrono in modo attivo nel determinare lo status di “felicità” a cui l’essere umano ambisce.
  • La positività: è l’attitudine del saper sperimentare stati positivi quando le cose vanno bene,  assaporando i piaceri della vita e i momenti di gioia e serenità, senza riserva alcuna.
  • La resilienza: è la capacità di riconoscere che la vita può sottoporre a vere e proprie battute d’arresto, di gestire quegli stati difficili in modo sano, di capire perché si verificano eventuali fatti spiacevoli e superarli di conseguenza.

La felicità fa bene al corpo, alle relazioni e alla sfera lavorativa

La felicità può conferire benessere e garantire benefici al corpo, influenzando positivamente non solo le relazioni sociali ma anche la sfera lavorativa. Lo stesso docente Dacher Keltner ha ampiamente sottolineato come la “scienza della felicità” possa migliorare in maniera significativa la qualità della vita:

“Abbiamo insegnato la scienza della felicità ad un pubblico decisamente vasto ed eterogeneo: dai funzionari governativi, ai leader tecnologici, dai monaci buddisti, agli avvocati e giudici federali, senza tralasciare i medici che hanno aderito al progetto, frequentando il corso online  Science of Happiness. Quando per la prima volta abbiamo messo da parte il “laboratorio” e iniziato a insegnare a persone che stanno davvero cambiando il mondo, agendo in prima linea per creare una società migliore, ci siamo posti una domanda: perché questa scienza è davvero importante? Perché dovremmo integrare la felicità nel posto di lavoro, in un ospedale piuttosto che all’interno di una classe? Ne dubitavo anch’io, ma ora abbiamo una risposta empirica a questa domanda”.

Tratte le conclusioni è piuttosto immediato: la scienza ha infatti dimostrato che la felicità può comportare benefici a carico del corpo, riflettendosi non solo sulle relazioni sociali ma influenzando in maniera significativa anche la qualità del lavoro.

Le pratiche di Happiness CPR si rivelano benefiche per il corpo, incrementando l’aspettativa di vita e rafforzando il sistema immunitario così come il sistema cardiovascolare e respiratorio, oltre a migliorare la qualità del sonno. Possono rivelarsi altresì un valido aiuto nelle relazioni sentimentali, nelle relazioni con i bambini e nelle amicizie. In ultimo, ma non certo in ordine di importanza, la felicità aumenta la capacità di gestire lo stress, così come il rigore di pensiero e la creatività, determinando un significativo miglioramento della produttività.

I 3 passaggi per raggiungere la felicità

Come può rivelarsi vivere la felicità è ormai risaputo, così come è noto l’impatto che essa può avere sulla vita e sulla quotidianità, ma come è possibile raggiungerla?  Emiliana Simon-Thomas e Dacher Keltner suggeriscono tre passaggi fondamentali per imparare a godere appieno della felicità:

  • Conoscenza: è necessario sapere da dove deriva la felicità.
  • Consenso: occorre imparare ad assecondare l’intenzione di promuovere e rafforzare la propria felicità.
  • Pratica: La felicità richiede impegno in tutte le categorie del CPR. Appare pertanto fondamentale, assumere nuove piccole abitudini giorno dopo giorno, legate al pensiero positivo e all’azione, annotando pensieri e sensazioni e confrontandole con ciò che si è portati ad associare ad una maggiore felicità. Imprescindibile è dunque impegnarsi in attività, pratiche ed esercizi in grado di migliorare sé stessi e di modificare i propri schemi mentali permettendo di darsi nuove priorità, vivendo in maniera differente anche i propri sentimenti, questo poiché la felicità tossica al contrario rischia di essere deleteria.

La stessa Emiliana Simon-Thomas pone un ulteriore prezioso suggerimento:

“Si tratta di cambiare qualcosa nel modo in cui viviamo quotidianamente le nostre vite al fine di sfruttare la scienza a beneficio delle stesse e, poiché la connessione è parte dominante nella felicità, solo diventando più felici possiamo esercitare un’influenza virale condizionando positivamente anche la felicità degli altri”.

La felicità non è poi così irraggiungibile se la si desidera realmente: una discreta apertura mentale, la consapevolezza di poter cambiare in meglio, la volontà di vivere in maniera più serena le relazioni e il rapporto col proprio lavoro, possono fare molto, aiutando a rivalutare e a gioire anche delle piccole cose, troppo spesso sottovalutate in favore dell’esteriorità e di ciò che è effimero.

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