Un nuovo studio canadese ha scoperto che i medici di sesso maschile indirizzano in modo sproporzionato i pazienti a chirurghi rispetto a chirurghe, anche a parità di qualifiche ed esperienza.

Lo studio, condotto dal St. Michael’s Hospital in collaborazione con l’organizzazione di ricerca non-profit ICES, è stato pubblicato sul Journal of American Medical Association.

La ricerca ha esaminato quasi 40 milioni di interventi chirurgici avvenuti in Ontario (provincia canadese) tra il 1° gennaio 1997 e il 31 dicembre 2016. I ricercatori hanno scoperto che, nonostante gli uomini costituissero il 77,5% di tutti i chirurghi presenti in Ontario, ricevevano l’87,1% di segnalazioni da medici di sesso maschile.

Lo studio ha rilevato che i medici donne avevano l’1,6% in più di probabilità di indirizzare i pazienti a una chirurga, mentre il 32% dei medici maschi tendevano a orientare i pazienti verso chirurghi. Si tratta chiaramente di un grave pregiudizio di genere, che perdura ancora oggi e che andrebbe sradicato il prima possibile.

La dottoressa Fahima Dossa, co-autrice dello studio, ha dichiarato a CTV News che i risultati ottenuti corrispondono a quelle che sono state le sue esperienze personali:

“I dati dimostrano che questi non sono casi che si verificano una tantum, e riflettono la reale situazione delle donne nel campo della chirurgia, non solo in Ontario ma in tutto il Canada”.

Altri studi hanno dimostrato che le chirurghe guadagnano normalmente il 24% in meno rispetto ai colleghi uomini.

La dottoressa Nancy Baxter, autrice senior dello studio e scienziata del Li Ka Shing Knowledge Institute del St. Michael’s Hospital of Unity Health Toronto, ha dichiarato a CTV News di aver sempre pensato che queste differenze fossero dovute al fatto che non era abbastanza brava nel suo lavoro.

“Non si tratta certo di una scoperta positiva, ma almeno adesso so che la colpa non è mia ma del sistema”, ha detto Baxter, che ha aggiunto: “è un pregiudizio, ed è terribile”.

Si è inoltre scoperto che le chirurghe venivano scelti soprattutto per procedure poco complesse e di routine. “Molti pazienti si sono rivolti a me per problemi non gravi e difficilmente avrebbero avuto bisogno di un intervento chirurgico”, ha detto Baxter.

La dottoressa Elizabeth Shaughnessy, presidente dell’Associazione delle chirurghe e docente all’Università di Cincinnati, ha dichiarato a CTV News che si tratta di una forma di discriminazione difficile da sradicare: “è necessario un drastico e non facile cambio di rotta per sradicare al meglio i pregiudizi impliciti in questo contesto”, ha detto.

Questa ricerca ha confermato l’impellente necessità di cambiare le modalità di gestione dei pazienti. In particolare, sarebbe utile l’introduzione di un registro di riferimento centrale in grado di indirizzare i pazienti al primo chirurgo o prima chirurga disponibile.

“Questa pratica non fa male soltanto alle donne, ma all’intero sistema sanitario e ai pazienti in primis”, ha detto Baxter.

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