La blefarite, come suggerisce la parola (bléfaron=palpebra; desinenza -ite=generico processo infiammatorio), è un’infiammazione che interessa le palpebre. Sebbene si manifesti spesso con sintomi acuti, tende a cronicizzare, degenerando in complicanze anche gravi. Solitamente il fenomeno rientra nell’arco di 2-4 settimane, ma nei casi più gravi sfocia in un’infiammazione generalizzata e difficilmente risanabile. Purtroppo, oltre che cronica, tende a essere anche recidiva.

Tre sono le principali forme di blefarite:

  • ulcerativa: causata da un’infezione batterica, solitamente lo stafilococco; interessa principalmente i bambini ma, se non adeguatamente trattata, può proseguire fino all’età adulta;
  • seborroica: solitamente è associata a forfora e acne rosacea del viso. Quest’ultima causa l’ostruzione delle ghiandole sebacee presenti attorno agli occhi con conseguente irritazione;
  • iperemica: si manifesta con sintomi generici come edema palpebrale e occhi arrossati, infatti è spesso scambiata per orzaiolo.

Cause e sintomi della blefarite

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Le principali cause alla base della blefarite sono:

  • infezioni batteriche o virali;
  • allergie (specialmente a colliri, pomate oftalmiche, soluzioni per lenti a contatto, cosmetici per occhi);
  • acne rosacea sul viso;
  • forfora;
  • congiuntivite;
  • acari o pidocchi delle ciglia.

Si manifesta con arrossamento oculare, gonfiore alle palpebre, offuscamento della vista, prurito. Nelle forme più gravi a ciò si aggiunge:

  • imbrunimento del colore naturale delle palpebre (soprattutto quando l’origine è allergica);
  • desquamazione cutanea, crosticine;
  • cisti lungo il margine palpebrale;
  • intolleranza alla luce;
  • secrezione lacrimale schiumosa;
  • secrezioni oculari giallo-verdastre (le cosiddette ‘palpebre incollate’ sono tipiche di un’origine infettiva).

Blefarite: diagnosi e terapia

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Un’accurata anamnesi da parte del medico è il primo passo per diagnosticare, sin dai primi sintomi, la presenza di blefarite. Proseguire in tempo con una terapia adeguata è importante per evitare che l’infiammazione diventi cronica. Il medico valuta i sintomi e la storia clinica del paziente e si procede con una visita degli occhi per valutarne rossore e gonfiore, tramite un esame con lampada a fessura. Se si sospetta una blefarite di natura infettiva, è essenziale effettuare un test su un campione di tessuto. Si può, per esempio, prelevare una crosticina dalla palpebra infiammata. Da un’indagine cellulare in laboratorio si può così risalire all’agente infettivo che ha provocato il disturbo.

La terapia per la blefarite passa attraverso procedure da eseguire attentamente, proprio perché tende a cronicizzare e a ripresentarsi più volte dopo la guarigione. Il rispetto delle norme igienico-comportamentali è fondamentale:

  • non toccare gli occhi con mani sporche;
  • non condividere cuscini e asciugamani;
  • evitare l’utilizzo di cosmetici per gli occhi durante il trattamento;
  • pulire accuratamente i pennelli per il trucco;
  • lavare palpebre e ciglia mattino e sera;
  • utilizzare salviette detergenti a base lenitiva-disinfettante e saponi neutri.

Crosticine e squame possono essere rimosse delicatamente, addolcendole prima con semplice acqua tiepida, per evitare sanguinamenti. Alcuni esperti consigliano impacchi di camomilla, utili anche per combattere i gonfiori. L’alternativa è una soluzione di acqua e bicarbonato di sodio.

Secondo l’Agenzia Italiana per la Prevenzione alla Cecità – IAPB Italia Onlus, un aiuto può venire anche dall’alimentazione: meglio ridurre gli zuccheri e preferire cibi ricchi di omega 3 e grassi buoni.

Tutti questi rimedi, benché indispensabili per dare sollievo e velocizzare la guarigione, non possono del tutto estinguere i sintomi fastidiosi della blefarite né eliminarla alla radice. Vanno comunque associati a una terapia farmacologica adeguata, secondo consiglio medico.

Blefarite cronica

Particolarmente esposti al rischio di infiammazione cronica sono gli anziani. Quando cronicizza, la blefarite porta a ulteriori complicanze:

  • orzaiolo (gonfiore doloroso che si sviluppa sul lato esterno della palpebra);
  • perdita delle ciglia;
  • calazio (cisti dolorosa all’interno della palpebra);
  • ipersecrezione lacrimale;
  • cheratite (infiammazione della cornea);
  • presenza di depositi simili a forfora tra le ciglia.

Solitamente a diventare cronica è la blefarite seborroica, mentre quella ulcerativa è prevalentemente acuta. Nella maggior parte dei casi quest’ultima è responsiva alla terapia, ma può recidivare o evolvere in blefarite cronica. Viceversa, la blefarite cronica è ricorrente e resistente alla terapia, con fastidiose e antiestetiche riacutizzazioni.

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