La scena sulle spiagge è sempre la stessa: bambini pronti a tuffarsi in acqua per trascorrere in ammollo più tempo possibile e mamme preoccupate e pronte a mettere il freno. Una volta è il costume bagnato, l’altra il cappellino da mettere sulla testa o ancora la crema solare per non scottarsi. Ma il più delle volte il motivo del bisticcio è sempre lo stesso: il famigerato bagno dopo mangiato.

Nel primo pomeriggio, complice anche la forte calura, viene istintivo buttarsi in acqua e soprattutto i bambini si sa che sono i più irrequieti, difficili da far stare fermi sotto l’ombrellone e restii a stare lontano dall’acqua, la loro vera fonte di divertimento. E invece no: “Bisogna aspettare almeno tre ore“. Ce lo siamo sentito ripetere tutti. Conseguenza del mancato rispetto del divieto? La famosa e temutissima congestione o un non meglio precisato malore. E il fantasma del bagno dopo mangiato continua a essere presente anche una volta grandi, inculcato per bene da mamme e nonne.

Tra dicerie tramandate di generazione in generazione, leggende metropolitane e aneddoti familiari qual è la verità? Quanto tempo bisogna davvero aspettare per fare il bagno dopo aver consumato un pasto? La scienza dice qualcosa in merito? Scopriamo se la versione attendibile e definitiva è quella delle nonne e delle mamme o un’altra!

Bagno dopo mangiato: cosa dicono le nostre mamme

“Attento che ti si ferma la digestione!”, “Devi aspettare tre ore altrimenti ti viene una congestione”: sono queste le frasi tipiche del battibecco post pranzo tra mamme e figli. Il compromesso è sempre lo stesso: giocare a riva e andare in acqua solo coi piedi, senza nuotare né tuffarsi. Ma è solo un’ansia inutile o c’è un fondo di verità in questa preoccupazione così radicata che si ripresenta estate dopo estate, di spiaggia in spiaggia?

Quello delle tre ore è un falso mito tutto italiano, un tormentone che in realtà nel resto del mondo non esiste. E non perché le mamme olandesi o statunitensi siano sconsiderate! In verità qualcosa di vero c’è, ma ancora di più ad avere valore è il buonsenso. Quindi con alcune accortezze si può evitare di dover aspettare realmente le tre ore che da piccoli tutti subivamo per un eccesso di preoccupazione.

Bagno dopo mangiato: cosa dice la scienza

bagno dopo mangiato

L’ingresso in acqua causa un brusco abbassamento della temperatura corporea a cui il corpo reagisce facendo defluire un’importante quantità di sangue dallo stomaco alle zone periferiche, così da compensare lo squilibrio termico. Questo improvviso spostamento priva gli organi coinvolti nella digestione della quantità di sangue che serve a svolgere le loro funzioni e questo può provocare il blocco della digestione. Il malessere si manifesta principalmente all’altezza del petto e dell’addome con dolori intensi che possono anche portare allo svenimento. Se ciò si verifica in acqua può essere molto pericoloso, perché la persona non riesce né a nuotare né a restare a galla, rischiando di annegare.

Tutto sta, dunque, nel regolarsi in base ai tempi della digestione, che però cambiano da persona a persona e, soprattutto, dipende dal tipo di cibo ingerito. Ecco perché in questi casi è preferibile non consumare pasti abbondanti e pesanti, che ovviamente richiedono tempo per essere digeriti: fritti e cibi grassi hanno bisogno, in effetti, di tre ore, ma frutta e verdura cruda vengono digerite in circa mezz’ora, le patate in appena un’ora, pesce e i carboidrati in un paio d’ore. Si prolungano i tempi per la carne. Altri due segreti per diminuire i tempi di digestione sono masticare lentamente e con cura, evitando di fare bocconi troppo grossi e non combinare alimenti diversi fra loro.

Conclusione: quando fare il bagno dopo mangiato?

In conclusione, l’accortezza principale riguarda l’alimentazione. Se non si vuole aspettare troppo tempo prima di tuffarsi in acqua è bene mangiare qualcosa di leggero: sì a frutta dissetante, verdura cruda o un panino non eccessivamente farcito. Bandito l’alcool che, secondo l’Oms, è una delle principali cause di morte per annegamento. Negli USA il 70% degli adulti morti in acqua aveva consumato alcool prima di tuffarsi. Per questo motivo, nel maggio 2017, l’OMS ha anche rilasciato un rapporto in merito con tanto di guida per conoscere i rischi ed evitare il fenomeno.

Da considerare è anche la temperatura dell’acqua. Se si è accaldati e l’acqua è fredda, è meglio immergersi lentamente e gradualmente per evitare lo shock termico e conseguenti crisi vagali, con riduzione della frequenza cardiaca e calo di pressione.

Sostanzialmente, insomma, i possibili rischi non riguardano chi dopo un pranzo leggero è solito fare solo qualche bracciata in acqua tiepida. Sono più esposti a eventuali pericoli e devono stare attenti coloro che seguono allenamenti in acqua che richiedono sforzo fisico e, ovviamente, chi pretende di tuffarsi in mare dopo un banchetto di più portate.

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