Qualche tempo fa ha fatto scalpore la decisione di Angelina Jolie di ricorrere a una doppia mastectomia per evitare il cancro al seno che aveva già interessato la madre e una zia.

Che si possa essere d’accordo o no, la mastectomia deve sempre e comunque rimanere una libera scelta della donna, alla pari della volontà di farsi ricostruire il seno dopo l’intervento di rimozione del cancro, che non deve essere dettata, imposta o quantomeno indirizzata da un orientamento generale della società o stigmatizzata da giudizi e preconcetti.

Per ribadire il concetto, fondamentale, della libertà decisionale, l’avvocato femminista Alejandra Campoverdi, membro dello staff alla Casa Bianca durante la presidenza Obama, ha raccontato la sua personale esperienza in un toccante articolo per Cosmopolitan.

I seni hanno iniziato a darmi problemi dalle medie – si legge nel pezzo – Ero al pigiama party di un amico e stavamo tutti ballando sul letto in pigiama quando, una per una, ogni ragazza correva verso il suo zaino per afferrare un reggiseno perché il rimbalzo del seno le metteva a disagio. Mentre io avevo il petto completamente piatto, e sono rimasta la sola in piedi sul letto. Era la prima volta che il mio seno mi faceva sentire un’aliena, ma non sarebbe stata l’ultima.

[…]

All’università, mi rassicuravo dicendomi che ero una ritardataria, ma la verità era che mi stavo disperando. Dove erano? […] Poi all’improvviso, poco più che ventenne, arrivarono e tutto fu dimenticato. Lavorando temporaneamente come modella dopo il college, mi sono sentita molto meno insicura durante i servizi fotografici. Finalmente mi sentivo femminile. Come una vera donna. Completa.

Alejandra, però, ha sperimentato su di sé il sessismo quando proprio quegli scatti giovanili sono stati tirati fuori durante la sua esperienza professionale nel team presidenziale.

La mia ritrovata fiducia femminile è stata trasformata in una presunta responsabilità.
Non sapevo che quegli stessi seni che un tempo mi davano tormenti ora erano stati ‘armati’ contro di me […]

Tutto, per Alejandra, è cambiato nel 2013, quando è venuta a conoscenza di BRCA1 e BRCA2, le mutazioni genetiche che possono essere ereditarie e aumentare significativamente il rischio di sviluppare il cancro al seno.

Mi resi conto che il BRCA poteva essere la ragione del devastante afflusso di tumori che si era diffuso in tutta la mia famiglia per generazioni.

La mia bisnonna è morta di cancro al seno subito dopo la mia nascita. Mia nonna morì di cancro al seno quando avevo 16 anni. Mia madre combatté il cancro al seno (e vinse) quando avevo vent’anni. A mia zia è stato diagnosticato il cancro al seno l’anno scorso.

Ho chiesto a mia madre di fare il test, e quando è risultato positivo, ho lasciato il lavoro in silenzio un giorno prima per andare a fare un prelievo di sangue. Poche settimane dopo, un’infermiera ha confermato la notizia: ho la mutazione del gene BRCA2, e il rischio di sviluppare il cancro alla mammella pari all’85%.

Alejandra ha quindi preso una decisione estrema ma per lei indispensabile: il 10 ottobre 2018 si sottoporrà a una doppia mastectomia preventiva.

Mentre la data si avvicina, mi sento terrorizzata e sollevata, ma so che questo è giusto per me. Con un intervento chirurgico, ridurrò il rischio di sviluppare il cancro al seno almeno del 95%.

Ma ho anche provato qualcos’altro, qualcosa di inaspettato: mi sento fortunata. Come milioni di americani, sono cresciuto in una casa dove l’accesso all’assistenza sanitaria non era scontata. Sono stata cresciuta da una madre single immigrata negli Stati Uniti dal Messico solo pochi anni prima che io nascessi e a volte, durante la mia infanzia, dovevamo affidarci a un aiuto pubblico come Medicaid per ricevere assistenza.

[…] Quando non puoi permetterti di prendere una pausa dal lavoro, prendere l’autobus e pagare di tasca propria, lo screening mammografico non è in cima alla lista delle cose da fare. Ecco perché quando la mia abuelita (la nonna) ha trovato per la prima volta un nodulo al seno, non l’ha detto a nessuno per quasi un anno. Se al momento avesse avuto un’assicurazione sanitaria, la sua morte per cancro al seno metastatico avrebbe potuto essere evitata.

La sua esperienza, purtroppo, non è così rara, visto il funzionamento del sistema sanitario americano; per questo, Alejandra ha lanciato la Well Woman Coalition, allo scopo di responsabilizzare le donne, soprattutto delle fasce meno abbienti, ad agire per la propria salute e la guarigione attraverso la consapevolezza, l’educazione e la difesa.

[…] Una maggiore consapevolezza nelle comunità sottoservite è particolarmente importante per me, dato che le donne di colore hanno maggiori probabilità che il cancro venga diagnosticato loro in stadi avanzati a causa di queste disparità nell’accesso al servizio sanitario.

È una violazione imperdonabile dei nostri diritti umani fondamentali, perché il livello della tua sofferenza fisica non dovrebbe essere correlato al colore della pelle o alle dimensioni del portafoglio.

La decisione maturata rispetto alla mastectomia, però, ha sviluppato in Alejandra anche una riflessione:

Non possiamo permetterci di dare per scontata la nostra salute, e alla fine, ognuno di noi ha la capacità innata di dirigere la propri salute e la guarigione.

Ironia della sorte, il mio seno è diventato il veicolo attraverso il quale ho finalmente capito che non è mai stato la pietra miliare della mia femminilità, il coraggio lo è.

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