Testamento biologico, come vogliono morire gli italiani?

Poter decidere quali cure ricevere o interrompere quando non si è in condizione di comunicare è oggi un diritto per i pazienti anche in Italia, attraverso la stesura di una “dichiarazione anticipata di trattamento”. Come funziona esattamente il testamento biologico?

Dal 2018 anche in Italia è possibile ricorrere al testamento biologico, che permette di decidere personalmente se continuare o meno le cure dopo una malattia o incidente che rendono impossibile la comunicazione. Un dibattito durato per molti anni, nei quali non sono state poche le manifestazioni e le richieste del pubblico a riguardo.

Vediamo meglio cos’è, come funziona, e quanti italiani scelgono di fare un testamento biologico nel nostro Paese.

Testamento biologico: cos’è?

Il testamento biologico, chiamato anche dichiarazione anticipata di trattamento (DAT) o biotestamento, rappresenta le disposizioni o indicazioni che una persona può esprimere anticipatamente riguardo ai trattamenti sanitari in caso di malattia con incapacità a comunicare. Le DAT riguardano quindi l’accettazione o rifiuto di determinati accertamenti diagnostici, scelte terapeutiche e singoli trattamenti.

Il testamento biologico è possibile per tutte le persone maggiorenni, capaci di intendere e di volere. Inoltre devono aver acquisito le adeguate informazioni mediche sulle conseguenze delle proprie scelte, e in previsione di un’eventuale futura incapacità di scegliere autonomamente. Nelle proprie DAT è necessario indicare anche un fiduciario che si interfaccerà col medico e l’ospedale se e quando il paziente non sarà più in grado.

Testamento biologico in Italia

Se in altri Paesi d’Europa e nel mondo il biotestamento esiste da diversi anni, in Italia è stato regolamentato con la Legge 219 del 22 dicembre 2017 entrata in vigore il 31 gennaio 2018. Come abbiamo visto, con questa legge è data a tutti i maggiorenni in grado di intendere e di volere la possibilità di redigere un testamento biologico.

Le DAT del paziente vincolano completamente il medico e il personale sanitario a rispettare le sue volontà. Fa salvo il caso in cui il medico si dichiari obiettore di coscienza nel caso degli istituti cattolici. Di conseguenza, per legge, se il medico interrompe le cure come indicato nel testamento biologico non è responsabile e punibile dal punto di vista civile e penale. Affinché abbia validità, tuttavia, il biotestamento deve essere redatto con forma e caratteristiche precise e depositato correttamente per l’autenticazione.

In attesa di una banca dati univoca per poter conoscere i numeri effettivi di dichiarazioni depositate, l’Associazione Luca Coscioni ha realizzato una ricerca nei 106 comuni italiani con più di 60.000 abitanti. Di questi, 73 hanno inviato i rispettivi numeri, dai quali risultano 37.493 DAT depositate fino ad ottobre 2019, quindi si ipotizzano su tutta la popolazione circa 170.000 DAT. Le città con più richieste sono state finora Pesaro, Matera e Varese, mentre quelle con meno dichiarazioni depositate risultano Trapani, L’Aquila e Roma.

Come fare e dove depositare il testamento biologico

testamento biologico
Fonte: Web

Il testamento biologico può essere realizzato in forma scritta a mano, al computer o tramite una registrazione video. Le informazioni fondamentali da fornire sono i dati anagrafici personali, e la preferenza del testatore al consenso informato, ossia se vuole essere tenuto al corrente del proprio stato di salute o no. Nel secondo caso le informazioni andranno al fiduciario indicato.

Inoltre, il testatore deve indicare le scelte riguardanti i diversi trattamenti, in maniera generica o specifica. In entrambi i casi le disposizioni hanno valore riconosciuto. Si può trovare online il modello su come impostare il testamento biologico, sul quale sono segnalate una serie di cure e trattamenti possibili. Al documento principale si possono allegare inoltre documenti facoltativi. Ad esempio le disposizioni post mortem o la dichiarazione del medico di aver informato il testatore delle conseguenze della malattia e dei trattamenti.

Una volta scritto, il biotestamento deve essere depositato affinché ottenga l’autenticazione legale che può avvenire in tre modalità:

  • attraverso un notaio che provvede all’autenticazione della scrittura privata o sottoscrizione del testo;
  • depositando la dichiarazione presso i registri di testamenti biologici;
  • portandola in Comune, accompagnati da un testimone e/o il fiduciario, dove un ufficiale comunale procede ad autenticare la fotocopia del testamento in originale.

Il dibattito sul testamento biologico

I temi del testamento biologico e del “fine vita” sono fonte di dibattito da diversi anni. È giusto che un paziente decida della propria sorte? Che il medico sia vincolato alle scelte della DAT, come mero esecutore delle volontà del malato? E ancora è giusto includere “nutrizione e idratazione” tra le cure da interrompere o proseguire? Queste e altre domande circolano ancora tra chi è favorevole a questa decisione, e chi invece rimane dubbioso.

Inoltre, questo raggiungimento ha alimentato ancora di più i discorsi riguardanti gli argomenti affini di suicidio assistito ed eutanasia, provocando talvolta confusione. Per quanto riguarda il suicidio assistito, il 25 settembre 2019 con la sentenza 242/2019 della Consulta la Corte Costituzionale ha ritenuto

non punibile ai sensi dell’articolo 580 del codice penale, a determinate condizioni, chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli

Diverso invece il discorso sull’eutanasia, che rimane illegale e dunque punibile in Italia. Un ulteriore problema dei DAT in Italia, che ha suscitato polemiche, è che non esiste una banca dati unificata su cui però sono iniziati i lavori. Di conseguenza, ancora oggi scrivere un testamento biologico non è semplice come sembra e si scontra con la burocrazia diversificata delle diverse regioni.

Il problema riguarda anche la poca informazione. Mancano campagne informative nazionali e regionali, su cui il Ministero della Salute si sta muovendo, affinché tutti i cittadini italiani conoscano i propri diritti.

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