Prof. Cesare Faldini
Direttore I Clinica Ortopedica Università di Bologna
Istituto Ortopedico Rizzoli
Padre di 3 figlie, vaccinate.

Così il professor Cesare Faldini firma spesso i suoi post su Facebook, sulla pagina dove raccoglie articoli, video e condivide pensieri su quello che è, ad oggi, uno degli argomenti più spinosi e complessi su cui l’opinione pubblica si divida, quello dei vaccini.

Padre di 3 figlie vaccinate, perché la posizione in merito dell’ortopedico di uno dei più importanti istituti  italiani del settore è chiara, come si evince proprio da quella pagina social, ed è assolutamente a favore delle vaccinazioni, grazie alle quali, sottolinea, si è stati in grado di debellare, nel tempo, malattie in grado di mietere centinaia di vittime.

Un suo post in particolare ci ha incuriosite, questo.

[…] Quando la polio era la polio i piccoli malati passavano l’infanzia tra reparti di ortopedia e di riabilitazione. […]
La polio era ancora la polio nel 1953, quando Albert Sabin ideò il suo vaccino a virus attenuato. Lo provò su se stesso, sulle sue figlie, e sui collaboratori: le ricerche progredirono e dal 1962 iniziò una vaccinazione su vasta scala a livello mondiale. Albert Sabin non brevettò il suo vaccino, ne promosse con ogni forza la sua diffusione in tutto il mondo.
È da allora che la polio non fu più la polio. Le epidemie si trasformarono in casi sempre più sporadici ed isolati.
Oggi che la polio non è più la polio il Rizzoli è rimasto uno dei pochissimi ospedali dove questa si cura: i pazienti ormai rari, provengono da paesi in via di sviluppo dove ancora si sfugge alla vaccinazione o i pochissimi che hanno sviluppato la polio in seguito al vaccino.
Oggi la polio non è più la polio solo perché la vaccinazione di massa, una procedura a bassissimo rischio (e a bassissimo costo perché non brevettata) ha protetto in questi anni miliardi di persone da una vita costantemente in lotta contro la disabilità.

L’importanza che il dottor Faldini attribuisce al piano di vaccinazioni è evidente, per questo abbiamo deciso di raggiungerlo, per ampliare con lui un discorso che, naturalmente, non può essere esaurito nel giro di un articolo, ma su cui certamente vale la pena conoscere la sua posizione.

Il perché di questo post ce lo spiega molto semplicemente:

In realtà è tutto partito da un altro post, quello in cui ho messo la foto di mia figlia Dafne, appena vaccinata.

In un contesto storico e sociale davvero particolare, dove si discute di obbligatorietà delle vaccinazioni infantili, di autocertificazioni e si assiste allo scontro tra le direttive del Miur e alcuni presidi che hanno già fatto capire che non accetteranno nelle scuole i bambini sprovvisti di certificazione dell’Asl di competenza circa le vaccinazioni, il professor Faldini, da genitore prima ancora che da professionista del settore, ha le idee estremamente chiare su ciò che desidera per le proprie figlie. Ed è disposto a dichiararlo pubblicamente, consapevole anche di andare incontro a critiche e di poter inasprire la polemica, già potente, con i no-vax, che in tempi recenti hanno attaccato anche il campione di pallavolo Ivan Zaytsev.

Chiediamo al medico perché si sia scatenata una bagarre simile sulla questione, anche se naturalmente la risposta non è delle più semplici.

Oggi non sembra molto chiara l’azione benefica dei vaccini – ci spiega – forse le persone lo danno per scontato. Sarà perché l’ultima vera grande malattia paurosa che l’umanità si sia trovata ad affrontare è stata l’AIDS, ma spesso credo che le persone non abbiano davvero la percezione di quello che le vaccinazioni abbiano fatto, delle malattie che siano riuscite a debellare.

Si è perso il ‘senso del rischio’, come se sentissimo di non rischiare più nulla. Quando sono usciti i vaccini per alcune malattie la gente faceva la fila per farli, oggi sembra si sia perso il contatto con la malattia.

Faldini ammette di aver ricevuto molte critiche per la foto della figlia, per questo, dice, ha deciso di scrivere il post sulla polio, per far capire che i problemi non si risolvono con la bacchetta magica, che non si deve dimenticare il percorso scientifico e medico compiuto per raggiungere determinati obiettivi.

Ma allora, gli chiediamo, perché oggi si è scatenato in molte persone questo “panico da  vaccini”?

Credo ci siano delle concause che possano spiegare la situazione attuale – sostiene il medico -anzitutto, si ha un’enorme disinformazione, dipendente in larga parte anche da un’organizzazione della classe medica lacunosa e claudicante; si è deciso di non investire nell’informazione, di non mantenere quella percezione del rischio di cui parlavo prima. Io non do la colpa della situazione alle mamme no-vax, direi che i ‘varicella party’ e, in generale, tutte le convinzioni di chi si professa contrario ai vaccini dipendano proprio da un’informazione insufficiente o penosa, voluta anche, soprattutto a livello locale, da una certa politica. Tutto ciò ha come conseguenza un’indecisione generalizzata e diffusa che di certo non giova a un quadro che di per sé è molto complicato.

Inutile specificare che, in questo contesto di confusione generale, anche le fake news, le bufale e le informazioni distorte che circolano frequentemente sui social non contribuiscano certo a dipanare la matassa.

Non solo sui social – specifica però Faldini – a luglio per la prima volta il tribunale di Modena ha condannato un militante con un’ammenda di 400 euro per ‘ingiustificato allarme’. Nel manifesto affisso per le strade della città si parlava di 21.658 danneggiati da vaccino nel biennio 2014-2016, mentre in realtà i dati segnalati all’AIFA dai medici parlavano di 21 mila situazioni sospette, che sono ben diverse dai ‘danni’,  dato che si tratta di piccole reazioni comuni ad ogni pratica medica, che vengono segnalate dai medici all’Agenzia Italiana del Farmaco, non solo per i vaccini, ma per tutti i farmaci al fine di mettere in guardia i pazienti dai potenziali effetti collaterali.

Il tema, lo si è capito, non è affatto di semplice risoluzione; ma allora il dottor Faldini che cosa si augura per il prossimo futuro?

Anzitutto che la polemica politica si plachi, e che si raggiunga un punto comune – dice – dopodiché, non sarebbe male tornare davvero a considerare quante malattie oggi non esistano più grazie ai piani di vaccinazioni, e quanta strada ci sia ancora da fare, soprattutto in certi paesi, affinché tali obiettivi siano raggiunti anche altrove.

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