Perché non puoi sperare di vivere fino a 100 anni se non sei nato/a prima del 1939

Uno studio spiega perché la crescita dell'aspettativa di vita è rallentata dal 1939 in poi. E ora bisogna aggiungere gli effetti del cambiamento climatico.

Qual è la nostra aspettativa di vita oggi? Magari a questa domanda ognunə di noi avrà pensato ai propri genitori o ai propri nonni, e qualcunə avrà avuto perfino parenti che sono arrivati al secolo di vita. Ma le cose sono cambiate molto e una ricerca ha provato a capire il perché. Nell’estate 2025 ha fatto scalpore il fatto che leader politici come Vladimir Putin, Xi Jinping e Kim Jong Un si siano incontrati per discutere delle prospettive di immortalità: immaginiamo che per chi possiede una schiera di doppleganger pronti a sostituirsi l’un l’altro sia possibile, a livello di suggestione ma non sul piano reale (e anzi è probabile che la storia li giudicherà, a ragione, con durezza). Ma tornando a noi, longevità e aspettativa di vita, scientificamente parlando, sono un altro paio di maniche.

Come cambia l’aspettativa di vita

Su Pnas è apparso lo studio dal titolo Cohort mortality forecasts indicate signs of deceleration in life expectancy gains. Si tratta di una ricerca internazionale coordinata da José Andrade, demografo del Max Planck Institute for Demographic Research. Cosa dice? Che c’è stato un periodo nel XX secolo – ovvero tra il 1900 e il 1938 – in cui la crescita dell’aspettativa di vita è stata esponenziale nei Paesi più industrializzati: per ogni anno di nascita aumentava di 6 mesi, passando quindi da 62 a 80 anni. Tuttavia dal 1939 in poi la crescita è rallentata a 2 o 3 mesi per ogni anno di nascita. Tanto che gli autori dello studio hanno concluso:

L’aumento senza precedenti dell’aspettativa di vita raggiunto nella prima metà del XX secolo difficilmente si ripeterà.

Cosa incide sulla longevità

Mentre sull’aspettativa di vita individuale concorrono fattori genetici e relativi agli stili di vita (assenza di familiarità con determinate malattie, consumo quotidiano di frutta e verdura, attività sportiva capillare), esistono fattori determinanti anche sul macrosistema della longevità (e quindi sui guadagni di longevità) di una popolazione. Questi ultimi consistono in:

  • norme ideali e abitudini d’igiene;
  • progresso medico e farmaceutico;
  • miglioramento delle condizioni abitative.

Per questo è facilmente comprensibile come mai tra il 1900 e il 1938 l’aspettativa di vita sia cresciuta molto più di quanto cresca oggi: i cambiamenti in termini di igiene, progresso sanitario (tra vaccini e antibiotici) e condizioni abitative sono stati decisamente radicali. Anche oggi ci sono progressi e miglioramenti – sempre all’interno dei 23 Paesi più industrializzati presi in considerazione dallo studio – ma non rappresentano una rivoluzione come accadde all’inizio del XX secolo: è più che altro un dato consolidato che non cambia molto. In un’epoca storica come la nostra peraltro, in cui non c’è un’alta mortalità infantile, che infatti si attiene a una percentuale infinitesimale, sempre se parliamo di determinati Paesi del mondo.

Il fenomeno tuttavia non va sottovalutato: l’aspettativa di vita di una popolazione influisce inevitabilmente sulle demografia e quindi sul welfare di uno stato, a cominciare dal sistema sanitario e dalle pensioni. Per questa ragione, i cambiamenti sulla longevità devono essere protagonisti di una presa di coscienza politica, che ricalibri questi strumenti di welfare alla bisogna.

La sfida del cambiamento climatico

C’è però un fattore che potrebbe influire ulteriormente sull’aspettativa di vita in futuro: il riscaldamento globale. Il ricercatore Luke Grant ha pubblicato su Nature uno studio dal titolo Global emergence of unprecedented lifetime exposure to climate extremes: in esso viene spiegato come i bambini nati dal 2020 esperiranno nella propria vita eventi climatici estremi in numero tale da non avere precedenti nella storia. Non si tratta solo dell’aumento della temperatura, ma delle alluvioni e delle trombe d’aria, dei periodi di siccità e degli incendi, nonché della penuria di raccolti agricoli. E anche prendendo in considerazione i Paesi più ricchi del mondo, ci sono in ogni nazione e in ogni grande città percentuali di persone nelle ultime fasce di reddito che risentiranno di questo fenomeno. Tuttavia bisognerà attendere per capire quanto questo andrà a impattare – o meglio a rallentare – la già rallentata corsa, come abbiamo visto, dell’umanità verso la longevità.

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