"Se sei donna meriti di pagare di più": la tassa sugli assorbenti in Italia
In Uganda non c'è, in India neppure. Ma l'Italia non sembra riuscire a liberarsi della tassa sugli assorbenti con l'Iva al 22%. Ecco cosa sta accadendo.
In Uganda non c'è, in India neppure. Ma l'Italia non sembra riuscire a liberarsi della tassa sugli assorbenti con l'Iva al 22%. Ecco cosa sta accadendo.
Uno degli argomenti politici caldi delle ultime settimane è la tassa sugli assorbenti. Possono le mestruazioni diventare terreno di lotta politica? La risposta è sì: la manovra economica varata dal governo targata M5S e Lega ha messo in evidenza più che mai un’anomalia relativa alla tassazione dei beni di consumo. E questa anomalia si riassume in una domanda: quali sono i beni primari, essenziali per la vita quotidiana? Pensiamo immediatamente al pane, che è tassato al 4%, ma anche alla frutta, come le mele e le pere – che in effetti beneficiano di un regime di Iva al 5% – e poi pensiamo anche agli assorbenti e ai pannolini per i bambini.
Ma a quanto pare non tutti sono dello stesso parere al governo: anzi, gli assorbenti e i pannolini vengono tassati con l’Iva al 22%, mentre i tartufi sono ritenuti un bene necessario e sono tassati al 5% esattamente come le mele e le pere. Tpi sottolinea come questa norma potrà aumentare i proventi dello Stato di 35-40 milioni di euro all’anno, dato che l’80% della filiera del tartufo avrebbe viaggiato finora nell’illegalità, almeno stando ai sostenitori di questo prezioso, costoso ingrediente.
Fortunatamente c’è chi comprende che assorbenti e tamponi sono necessari alla vita di ogni donna – che una volta al mese ne ha bisogno, con modalità e quantità variabili per ognuna di noi. È una questione igienica, non un vezzo, ma la tassa sugli assorbenti sembra non tenerne conto. Tanto che non è partita semplicemente una polemica sui social network o lo sfottò alla manovra che resta appunto fine a se stesso. C’è chi sta cercando di cambiare le cose, sensibilizzando sull’argomento – per il quale comunque c’è un dibattito in corso che dura ormai da anni. L’organizzazione Onde Rosa – che raccoglie ragazze dai 18 ai 30 anni – ha infatti lanciato una petizione su Change, per poi veicolarla attraverso i propri canali social.
Cos’è la Tampon Tax? – scrivono da Onde Rosa su Facebook in relazione alla tassa sugli assorbenti – Semplice! È l’imposta Iva al 22% che grava sui prezzi degli assorbenti, considerati come beni di lusso. Avere il ciclo non è un lusso né tantomeno una scelta e gli assorbenti non sono un accessorio ma una necessità per ogni donna. Chiediamo che la Tampon Tax sia abbassata al 4% e che quindi gli assorbenti vengano considerati beni di prima necessità. Se ora pure il tartufo è tassato al 5%, viene spontaneo chiedersi come mai un assorbente non abbia lo stesso regime di tassazione.
La questione non si esaurisce qui, perché si tratta di un’evidente discriminazione di genere. Tra i beni di primaria importanza tassati al 4% ci sono infatti anche i rasoi da barba – proprio in un periodo in cui le barbe maschili sono di moda peraltro. E quindi ci sembra francamente bizzarra la scelta di non adottare la stessa tassazione, tanto più che in passato, come ricorda Vice, ci sono stati altre proposte politiche in tale direzione, nel 2016 con Possibile di Pippo Civati e poi c’è stata quella di Pierpaolo Silieri, che tra l’altro è del M5S ed è presidente della Commissione Igiene e Sanità. Per capire meglio, però vale la pena scoprire cosa accade nel mondo: come vengono tassati gli assorbenti? Scopriamolo nella gallery.
In Francia, la tassa sugli assorbenti è del 5,5%, mentre in Inghilterra, Olanda e Belgio è del 6%. La Scozia l’ha eliminata totalmente, così come l’Irlanda. In Svezia, gli assorbenti sono gratuiti per le studentesse, racconta The Vision. La Gran Bretagna, stando a quanto riporta il New York Times, pensa da tempo di eliminare in toto la tassa – ma i britannici sono rimasti bloccati da alcune norme dell’Unione Europea, tanto che la questione si è inserita del dibattito a favore della Brexit.
Ben prima della Svezia, come spiega The Vision, nel 2004, il Kenya ha eliminato la tassazione degli assorbenti e li ha resi gratuiti per le studentesse.
Il Canada ha abolito la tassa sugli assorbenti. È accaduto nel 2015.
Analogamente al Canada anche l’Australia ha abolito questa tassa, come riporta il New York Times.
Anche l’India ha abolito la tassa sugli assorbenti – che prima era al 12%, come sottolinea The Vision, molto molto più bassa del nostro 22%. Per l’India, era necessario risolvere un problema igienico, perché molte donne ricorrevano a metodi alternativi durante le mestruazioni, come sacchetti, sabbia, segatura, foglie di banano o anche stracci – e questo aumentava il rischio di infezioni. Accade, tra l’altro, in una nazione in cui le donne mestruate vengono viste come una minaccia all’equilibrio sociale.
Come racconta il New York Times, c’è al momento un acceso dibattito sull’equità mestruale – cioè la parità di accesso ai prodotti per l’igiene. E anche qui si preme per l’eliminazione della tassa sugli assorbenti, in un Paese in cui i tamponi sono tassati ma non il Viagra.
Questi stati hanno già smesso di tassare tamponi e assorbenti, come spiega il New York Times, negli ultimi due anni. Gli stati americani che tassano questi prodotti sono al momento 36 in totale.
In Uganda niente tassa sugli assorbenti dice il New York Times.
Qui la tassa c’è, ma in compenso lo Stato sovvenziona i produttori locali di assorbenti, riuscendo a mantenere i prezzi bassi, come spiega il New York Times.
Cosa ne pensi?