Le foto dei malati terminali di AIDS negli anni Novanta prima di morire

L'AIDS è una malattia che è stata scoperta solo negli anni Ottanta, nonostante esistesse già da molti anni prima. Il dramma dell'AIDS ha colpito negli anni Novanta numerose vittime, per fortuna oggi, grazie alle terapie antivirali il numero di decessi è nettamente diminuito.

L’AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita) è una malattia infettiva provocata dal virus dell’HIV, un virus che aggredisce il sistema immunitario umano, rendendolo sempre più debole e vulnerabile a qualsiasi cosa, anche una banale influenza può risultare letale.

L’infezione può essere trasmessa attraverso il contatto diretto tra le mucose o ferite cutanee profonde, aperte e sanguinanti di una persona infetta e una persona sana.
Pensate che solo nel 1981 si inizia a parlare di AIDS negli Stati Uniti, una malattia presente già da molte epoche prima, ma sempre taciuta. Arriva il momento in cui però non si può più tenere gli occho bendati, quando la diffusione diventa a macchia d’olio. Più precisamente il 4 maggio 1984, Gallo, medico, biologo e statunitense e i suoi collaboratori pubblicano un articolo sulla rivista Science, cercando di dimostrare il collegamento dell’Aids con il virus dell’HTLV. Di fronte a questa, se così vogliamo chiamarla, “nuova” epidemia si espande un boom di pregiudizi e false informazioni relative al contagio, medici che addirittura si rifiutano di curare i malati per paura di essere contagiati. Dilaga la tendenza, data dalla scarsa conoscenza dell’infezione, di attribuire la malattia solo ad una determinata categoria sociale, come se avere l’HIV fosse una colpa, tanto che l’AIDS veniva inizialmente chiamata: “gay-related immune deficiency” (in Italia: la peste gay) pensando superficialmente che il virus potesse essere contratto solo ed esclusivamente tra gli omosessuali tramite il rapporto anale. Con gli anni questa falsa credenza fu estesa anche ai tossicodipendenti giacché negli anni Novanta l’abuso di eroina per via endovenosa era molto diffuso, venivano spesso e volentieri scambiate siringhe infette, aumentando drasticamente il rischio di contrarre la malattia.

In questo periodo storico, le morti per AIDS erano, purtroppo, molto frequenti anche perché erano davvero in pochi quelli che erano a conoscenza di essere sieropositivi, lo dimostrano le statistiche pubblicate su Epicentro, che evidenziano che nell’ultimo decennio è aumentata la proporzione di soggetti con Aids che ignorava la propria sieropositività e ha scoperto di essere Hiv-positiva nei pochi mesi precedenti la diagnosi, passando dal 20,5 del 1996 al 76,3% del 2015.
A oggi sappiamo che l’AIDS può colpire tutti: omosessuali ed eterosessuali, uomini e donne, di qualsiasi specie e razza e che si può prevenire facendo il test dell’HIV e attraverso il sesso protetto con l’uso di anticoncezionali sempre e comunque.

Negli anni Novanta molti non ce l’hanno fatta,  il fotografo sudamericano Mendel ha fotografato e immortalato le storie dei malati di AIDS in un ospedale di Londra nel 1993, ha evidenziato un cambiamento di rotta nell’atteggiamento dei medici rispetto agli anni Ottanta, si rivelavano più empatici, vicini al paziente e presenti. Mendel ha voluto dare un’altra immagine alla malattia, non messaggi tristi e drammatici, con soggetti scheletrici e che vogliono solo impressionare negativamente lo spettatore, ma ci ha regalato momenti d’amore, ci ha regalato gli sguardi pieni d’affetto dei pazienti verso i propri cari, la commozione e gli abbracci intensi di chi sa che molto probabilmente non ce la farà, ma ha tutta la voglia di sfruttare ogni suo momento per viverlo pienamente finché potrà. Ecco le sue foto:

Le foto dei malati terminali di AIDS negli anni Novanta prima di morire
Fonte: gideonmendel.com/the-ward
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