Femtech, la salute delle donne è nelle mani dell’intelligenza artificiale?
Cosa sono, cosa fanno, perché sono importanti e perché possono essere pericolose: ecco tutto quello che devi sapere sulle femtech.
Cosa sono, cosa fanno, perché sono importanti e perché possono essere pericolose: ecco tutto quello che devi sapere sulle femtech.
Ecco, questi sono due esempi tra i tantissimi di un settore in enorme ascesa: quello delle soluzioni tecnologiche (che sempre più spesso utilizzano l’intelligenza artificiale) applicate alla salute delle donne o alla prevenzione delle malattie femminili. Ecco di cosa si tratta.
Il termine “femtech” – un termine coniato nel 2016 dal co-fondatore di Clue, un’app per la salute mestruale – è una combinazione delle parole “femminile” e “tecnologia” e si riferisce a un settore specifico della tecnologia che si concentra sulla salute delle donne.
Le femtech comprendono una vasta gamma di prodotti e servizi tecnologici progettati per affrontare le esigenze specifiche delle donne in termini di salute sessuale e riproduttiva, benessere fisico e mentale, fertilità, gravidanza e altro ancora.
Si va dalle app per il monitoraggio di ciclo e gravidanza che sono comunissime a tecnologie più di nicchia, come dispositivi che utilizzano smartphone e intelligenza artificiale per lo screening del cancro cervicale, tecnologie per supportare le persone dopo il cancro al seno o braccialetti intelligenti che informano chi li indossa quando sta ovulando.
Gli obiettivi principali delle femtech sono migliorare l’accesso alle cure sanitarie per le donne, aumentare la consapevolezza e l’educazione sulla salute sessuale e riproduttiva e consentire alle donne di prendere decisioni informate sulla propria salute, nella consapevolezza che spesso salute e medicina sono state declinate al maschile.
Inclusività, riservatezza, sicurezza e accessibilità sono i principi che guidano (o, come vedremo, dovrebbero guidare) queste tecnologie, spesso create dalle donne per le donne, e garantire che prodotti e servizi siano accessibili a tutte le donne, indipendentemente dalla loro etnia, età, orientamento sessuale o situazione economica.
“Femtech” è un termine che può includere strumenti molto diversi, come abbiamo visto: tecnologie indossabili, app, microdispositivi, applicazioni di IA, strumenti per il monitoraggio del ciclo mestruale, della gravidanza o della fertilità, ma anche consulenze mediche online, servizi di telemedicina per la salute sessuale e riproduttiva, dispositivi per il benessere mentale e fisico.
Alcune delle più note sono:
Maggiore controllo sulla propria salute, accesso più facile e conveniente alle cure sanitarie e maggiore consapevolezza e conoscenza sulla salute sessuale e riproduttiva sono alcuni dei vantaggi promessi da queste tecnologie.
Le femtech non hanno solo lati positivi e il progresso tecnologico in questo campo ha spesso aperto scenari inquietanti. Le principali critiche e le preoccupazioni sono legate soprattutto alla privacy e alla sicurezza dei dati, alla qualità e all’accuratezza delle informazioni fornite dalle applicazioni, oltre ai potenziali effetti negativi sulla medicalizzazione della salute femminile.
Come ha spiegato Laura Tripaldi in Gender tech, Come la tecnologia controlla il corpo delle donne, queste tecnologie possono avere anche un lato oppressivo:
lungi dall’essere strumenti neutri, questi dispositivi non riescono a liberarsi dalle tracce della cultura patriarcale che li ha prodotti: dietro alle loro promesse di emancipazione nascondono la capacità di esercitare un controllo sempre più capillare sulla vita privata delle donne. È importante affrontare queste preoccupazioni e lavorare per garantire che le femtech siano sicure, affidabili e rispettose delle esigenze e dei diritti delle donne.
Facciamo un esempio: le app per il tracciamento del ciclo. Uno strumento comodo che molte persone che mestruano utilizzano con costanza, ma che potrebbe essere utilizzato contro di loro. Non solo – secondo quanto riportato da un articolo sulla MIT Technology Review c’è il rischio che possano essere utilizzate per rafforzare dei procedimenti penali contro le persone accusate di aver abortito nei Paesi in cui è illegale, ma secondo un inchiesta del Washington Post anche le aziende le avrebbero sfruttate per raccogliere informazioni sulle proprie dipendenti.
Per questo si parla di “sorveglianza mestruale”. Sulle criticità legate alla privacy anche il Garante della Privacy aveva lanciato l’allarme.
Tra i limiti attuali c’è anche un altro aspetto da considerare: nonostante i principi di inclusione che le animano, finora l’industria femtech soddisfa in gran parte le esigenze dei consumatori occidentali.
Quello di estendere la portata del settore alle numerose donne e ragazze anche nelle zone rurali del Paesi a basso reddito per offrire loro le stesse opportunità è però uno degli obiettivi su cui il settore potrebbe progredire, e stiamo già assistendo all’arrivo sui mercati locali di soluzioni pensate per rispondere a diverse necessità, come Aurat Raaj, uno strumento online creato in Pakistan che fornisce informazioni sull’igiene mestruale e sulla salute riproduttiva tramite un chatbot nella lingua locale.
In generale, quello delle femtech è un settore che sembra destinato a crescere rapidamente, anche grazie all’evoluzione dell’intelligenza artificiale e dell’apprendimento automatico, che potrebbe permettere di sviluppare strumenti ancora più sofisticati e personalizzati, offrendo prodotti e tecnologie sanitarie su misura per le esigenze specifiche di ciascuna.
Curiosa, polemica, femminista. Leggo sempre, scrivo tanto, parlo troppo. Amo la storia, il potere delle parole, i Gender Studies, gli aerei e la pizza.
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