La contraccezione femminile è molto antica: quasi duemila anni prima della nascita di Cristo se ne parlava già in un papiro, però è solo con l’Illuminismo che l’uso dei metodi contraccettivi femminili iniziò ad affermarsi in favore della salute della donna.

In altre parole, i contraccettivi erano un mezzo per impedire alle donne di fare troppi figli e quindi mettere a rischio la propria salute, in un periodo storico in cui era molto probabile morire per una febbre puerperale indotta da un medico o una levatrice che non si lavavano le mani al momento del parto.

Solo nel XX secolo però la contraccezione ha iniziato ad assumere la dimensione che conosciamo oggi, tecnologicamente e filosoficamente. La contraccezione ha infatti liberato la donna, perché l’ha aiutata ad autodeterminarsi per quanto riguarda la maternità. Come scrive Sylvia Plath ne La campana di vetro, quando il suo personaggio autobiografico si fa mettere il diaframma per liberarsi del

bambino sospeso come un randello sopra la testa per farmi rigare dritta.

Una gravidanza, per molto tempo, non è stata solo qualcosa che una donna poteva affrontare come meglio credeva, e non lo è ancora in molte parti del mondo. Ci basti pensare allo stigma sociale della maternità fuori dal matrimonio, all’orrore dei matrimoni riparatori e alla piaga degli aborti clandestini, che mettevano in grave pericolo la salute o addirittura la vita stessa della donna.

Per cui i contraccettivi femminili hanno rappresentato una rivoluzione silenziosa molto importante. Ma quali sono?

Metodi contraccettivi femminili di barriera meccanici

Contraccettivi femminili
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Il femidom

È chiamato anche preservativo femminile: consiste in una guaina che si inserisce nella vagina prima di un rapporto sessuale, e che impedisce nel vero senso del termine il “viaggio” degli spermatozoi verso l’ovulo.

È un contraccettivo molto efficace dalle enormi potenzialità, sia perché consente alla donna di decidere in autonomia di fronte a uomini recalcitranti al profilattico sia perché è il solo metodo anticoncezionale femminile che tutela anche dalle malattie sessualmente trasmissibili. Purtroppo, a meno che non si acquisti online, non è diffusissimo e il costo è ancora abbastanza elevato.

Il diaframma

È una semisfera di gomma sul cui bordo si spalma lo spermicida: si piega, perché è molto morbida, e si inserisce facilmente nella vagina. Esiste anche una tipologia di diaframma che ha una forma di campana e viene chiamata coppetta cervicale, e viene posizionata sul collo dell’utero.

Purtroppo questo contraccettivo ha un’efficacia dell’80%, per questo viene utilizzato solo da coloro che non possono usare altri anticoncezionali (per esempio a causa di un’allergia), e che si trovano in una relazione consolidata (anche se non si può mai dire se il nostro partner sia fedele e quindi quanto in effetti siamo tutelati dalle malattie a trasmissione sessuale).

Contraccettivi femminili intrauterini

Lo Iud

È l’acronimo della spirale intrauterina. C’è lo Iud in rame, che viene inserito dal ginecologo quando si hanno le mestruazioni: questo rilascia degli ioni di rame che rallentano e “uccidono” gli spermatozoi.

E c’è anche lo Iud ormonale, che rilascia progesterone, che impedisce all’endometrio di ispessirsi e quindi rende l’ambiente interno della donna meno accogliente per una gravidanza.

Metodi contraccettivi femminili ormonali

Contraccettivi femminili
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La pillola

Le pillole anticoncezionali si basano sull’inibizione dell’ovulazione, attraverso l’assunzione di ormoni come alcuni tipi di estrogeni e progesterone. È un metodo molto utilizzato anche perché è questo da sempre più “raccontato” dal punto di vista mediatico. Viene utilizzato anche per altri scopi non anticoncezionali, che solitamente hanno a che fare con l’equilibrio ormonale delle donne. La storia della sua invenzione è torbida, dato che è le prime sperimentazioni furono fatte a costo della salute delle donne, ma ha permesso un’emancipazione femminile senza eguali.

L’anello vaginale

È un vero e proprio anello, che ogni donna può inserire e togliere in autonomia, e che rilascia piccole quantità di ormoni sessuali femminili nella circolazione sanguigna. Il rilascio di questi ormoni serve anch’esso all’inibizione dell’ovulazione.

Il cerotto transdermico

Anche in questo caso parliamo di rilascio ormonale e di inibizione dell’ovulazione, stavolta attraverso un cerotto che rilascia estrogeni e progestinici. Si tiene per una settimana e si ripete per tre settimane: salta la quarta perché dovrebbe essere quella in cui si hanno le mestruazioni. Ha un’efficacia del 99%.

Metodi fit&forget

Impianti sottocutanei

Oltre alla spirale, anch’essa un metodo fit&forget, ci sono anche gli impianti sottocutanei. Consistono in un bastoncino più piccolo di uno stuzzicadenti che viene inserito dal ginecologo con un’iniezione sottocutanea. Si tratta sempre di un contraccettivo ormonale che sopprime l’ovulazione e la sua efficacia si attesta a poco meno del 100%.

Metodi contraccettivi naturali

Contraccettivi femminili
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Metodi contraccettivi che non sono tali e non sono sicuri

Tra i metodi contraccettivi naturali, per lungo tempo e ancora oggi, ne sono stati usati alcuni che non solo non sono sicuri, ma che in effetti non sono neppure veri e propri metodi contraccettivi. Uno di questi è il coito interrotto, con cui l’uomo evita di eiaculare all’interno della vagina. In realtà, gli spermatozoi non passano dall’uomo alla donna solo attraverso lo sperma, che è il liquido tipico dell’uomo che ha un orgasmo, ma anche nel liquido pre-eiaculatorio.

C’è poi il metodo Ogino-Knaus, che consiste nel calcolo statistico dei giorni della fertilità di una donna: si tratta ovviamente di un metodo molto inefficace, perché non su tutte le mestruazioni ci si può rimettere l’orologio.

Il metodo Billings

Vi è mai capitato di avere un rapporto sessuale durante l’ovulazione? La donna è molto più accogliente e spesso più lubrificata. Su questo assunto è basato il metodo Billings che si avvale sull’osservazione di quello che accade al muco cervicale, che è più fluido proprio nei giorni ovulatori. È abbastanza efficace, nel senso che la percentuale di fallimento (poco meno del 3%) è dovuta alla possibilità che il muco sia “frainteso”.

La temperatura basale

La temperatura basale è quella che abbiamo al nostro risveglio. Il ciclo mestruale e il rilascio di progesterone possono influire sulla temperatura basale, per cui la sua misurazione viene usata come metodo contraccettivo.

Stick ovulazione

Sono simili agli stick per sapere se si è incinte. In pratica, si fa la pipì su uno di questi stick ed esso rileva se siamo in ovulazione, perché contiene una sorta di cartina al tornasole che reagisce alle sostanze contenute nella nostra urina, e che variano in base agli ormoni che cambiano lungo tutto il ciclo mestruale.

Metodi contraccettivi femminili nella storia

Dicevamo, il primo testo nel quale si parla di contraccezione è il papiro di Petri del 1850 a.C.: in esso si parlava di contraccettivi a base di sterco di coccodrillo e miele mischiato con bicarbonato di sodio. Dopo l’Antico Egitto, la contraccezione è stata oggetto di testi medici della tradizione ebraica, in Antica Grecia, nella tradizione cinese.

I primi veri e propri anticoncezionali femminili furono le supposte di Chinino nel 1837, anche se già con Ippocrate si cominciò a comprendere l’efficacia anticoncezionale relativa all’inserimento di un corpo estraneo nell’utero (che alla fine degli anni ’20 portò alla scoperta dello Iud). Questo portò a molti metodi fai da te: le donne, per evitare gravidanze indesiderate, inserivano nella propria vagina diversi oggetti, dalle spugne ai sassolini.

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