Il caso del bambino del quartiere romano di San Giovanni che, guarito dalla leucemia, non può tornare a scuola perché alcuni degli alunni della sua scuola elementare non sono vaccinati, ha fatto inevitabilmente discutere, riaprendo la polemica, mai sopita, sui vaccini, acuitasi soprattutto dopo la riforma voluta dal ddl Lorenzin.

Per capire come stanno davvero le cose, occorre prima di tutto fare un distinguo, necessario, fra chi appartiene ai cosiddetti gruppi no-vax e, quindi, decide di sua spontanea volontà di non immunizzare i figli per scelte e convinzioni personali, e chi, invece, deve semplicemente ultimare i richiami. Circostanza, quest’ultima, che sembra essere proprio quella che interessa la gran parte degli alunni che, sui 100 circa complessivi che frequentano la scuola di San Giovanni, non hanno il vaccino. Almeno questo è quello che emerge, come riferisce questo articolo, dagli accertamenti eseguiti dai sanitari dell’Asl Rm2 che, incontrando la preside Anna Allerhand e alcuni genitori lunedì 25 febbraio, hanno riscontrato che non risulterebbero posizioni di no-vax puri, ma solo tre casi di bambini che devono ultimare i richiami vaccinali e che possono farlo fino al prossimo 10 marzo, il termine ultimo per regolarizzare la propria posizione secondo la legge Lorenzin.

La mamma di uno di questi bambini, oltre a spiegare che suo figlio deve completare l’immunizzazione da mpr (morbillo-parotite-rosolia) a causa della perdita del libretto sanitario durante il trasloco a Roma e alla mancata comunicazione con l’Asl locale, ha cercato di motivare la ragione per cui si sia creata una situazione del genere con Sara Attili, mamma del piccolo Matteo.

Purtroppo si è creata una situazione molto triste. Alla fine di questa storia siamo tutti delle vittime e i bambini ci sono finiti in mezzo. La mamma di Matteo un po’ di tempo fa ha chiesto in chat a tutti i genitori di poter visionare i libretti vaccinali dei bambini. Io e molti altri ci siamo rifiutati, ma non per farle un torto o per diffondere la convinzione sbagliata che ci fossero genitori no vax, ma perché si tratta di dati sensibili, coperti dalla privacy, che non sono tenuta a divulgare.

Nessun no vax, dunque, e anche i genitori che sembrano più reticenti, alla fine, sembrano aver cambiato idea per permettere il rientro a scuola del bambino. Mentre Matteo però aspetta pazientemente di poter tornare nella sua classe, ciò che sconvolge maggiormente nella sua vicenda è la quantità di commenti offensivi arrivata all’indirizzo dei suoi genitori proprio da parte di chi ai no vax è fiero di appartenere, e non ci ha pensato due volte a mettere in piedi tesi cospirazionistiche e congetture di complotti orchestrati a tavolino proprio con la partecipazione della mamma e del papà del bambino.

È chiaro che la libertà di opinione e di pensiero siano alla base del vivere civile oltre che della democrazia, ma è tutt’altro paio di maniche se il diritto a “vederla un po’ come ci pare” può mettere a repentaglio la salute dei nostri figli, che spesso pagano le colpe della pessima informazione o dell’ostinazione dei genitori. Quello sui vaccini, come detto, è un dibattito che ogni volta mostra divisioni nette e, crediamo, incolmabili, ma, pur senza addentrarci nel merito della questione, è indubbia la pericolosità di certe convinzioni basate puramente su informazioni lacunose, errate, o su dati pseudo scientifici che non hanno riscontro empirico da nessuna parte. La realtà è che chiunque di noi non abbia una laurea in medicina non può sapere con assoluta certezza se esista l’effettiva necessità dell’obbligo di dieci vaccini o di quattro, non possiamo parlare di correlazioni con l’autismo o con altre patologie gravi, e pertanto, di fronte alla non preparazione medica che ci rende non competenti in materia, non c’è da fingere a tutti i costi di saperne di più, ci sarebbe solo da tacere e da agire, semmai, con il buon senso.

In questo caso specifico, almeno nel rispetto di un bambino che da 10 mesi sta lottando come un leone con una malattia terribile, e che ha tutto il diritto di non essere discriminato o isolato dal resto dei suoi coetanei a causa dell’intransigenza mentale degli adulti.

Proprio su questi adulti, invece, che hanno parlato dei genitori di Matteo come di “attori pagati per portare avanti le tesi pro vaccini” – tanto per citare alcune delle frasi che sono state loro rivolte – forse non vale neppure la pena spendere due parole, perché si definiscono già piuttosto bene da sé.

Povero Matteo, così piccolo hai già dovuto affrontare due nemici terribili, la leucemia e l’ignoranza umana. Per la prima speriamo ci sia la cura che ti abbia fatto guarire definitivamente, per la seconda, invece, temiamo che la ricerca sia ancora a uno stadio piuttosto primitivo.

In gallery abbiamo raccolto alcuni dei commenti rivolti ai genitori di Matteo e le parole di mamma Sara e dell’avvocato di famiglia, Emiliano De Rossi.

Se insultiamo i genitori di un bambino che rischia di morire per colpa nostra
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