La balbuzie è un fenomeno molto diffuso tra le persone, anche se oggi, molto più che in passato, viene tenuto sotto controllo grazie al lavoro dei logopedisti e di chi si occupa di disturbi del linguaggio. Molte di noi hanno avuto un compagno di scuola che ne soffriva e ancor di più soffriva per il bullismo che a volte ne è scaturito. Ma di cosa si tratta esattamente?

Balbuzie, cos’è

Come dicevamo, la balbuzie è un disturbo del linguaggio che consiste nella ripetizione o nel blocco di un suono durante un discorso. La ripetizione o il blocco capitano solitamente allo stesso punto delle parole nella stessa persona: all’inizio, al centro o alla fine. A volte ne conseguono degli stati d’ansia e lo sviluppo di fobie. Un personaggio fictional come Norma di Orange Is The New Black sviluppa, per esempio, un mutismo volontario. Ovviamente, il fenomeno peggiora in seguito a un trauma o a delle condizioni sfavorevoli, come la mancanza di sonno o anche sentirsi poco a proprio agio in una determinata situazione. Non esiste una cura valida per tutti, ma l’intervento del logopedista migliora moltissimo l’impatto della balbuzie nella socialità di chi ne è affetto. A Milano esiste però il VivaVoce Institute, che parte con una full immersion di una settimana sul problema, per una terapia più rilassata e successiva di sei mesi. Una particolarità di quest’ente: i tutor sono tutti ex balbuzienti.

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Balbuzie, cause e diagnosi

Di solito, più che una diagnosi c’è un autoriconoscimento del disturbo. Che spesso parte in età evolutiva e con dei piccoli balbettamenti, che possono peggiorare anche a causa di tentativi di correzione errata da parte dei genitori. Per quanto riguarda la balbuzie evolutiva, c’è chi ritiene abbia una base genetica – ma non ci sono prove – ma accade sovente che la balbuzie sia accompagnata da un trauma alla nascita, a situazioni stressanti o anche alla presenza di altri disturbi del linguaggio, motori o dell’apprendimento. Quando la balbuzie è acquisita insorge sempre per un trauma, come l’ictus, il tumore o l’uso di droghe.

Perché non si balbetta quando si canta?

Fonte: istock

Chi balbetta, non lo fa mai mentre canta. Merito del fatto che il canto è dotato di alcune particolari regole di fonazione, che permettono ai balbuzienti di aggirare l’ostacolo. Come si legge su Balbuzie-News, inoltre, il ritmo e la respirazione fanno il resto. In più, le parole della canzone si conoscono da prima, non ci si deve concentrare per cercarne di nuove. Infine, gli emisferi del cervello interessati dalle due azioni sono differenti: quando si parla si utilizza il sinistro, quando si canta il destro.

Balbuzienti famosi (anche nella storia)

Sono tantissimi i balbuzienti famosi. C’è per esempio Niccolò Tartaglia – il matematico che trovò i coefficienti per lo scioglimento dei binomi elevati a potenza – che si chiamava in realtà Fontana, ma che fu chiamato così da tutti per la sua balbuzie. Balbuziente era anche chi aveva fatto dell’eloquenza la sua più grande virtù, come Cicerone. Ma nella storia ci sono stati scrittori (Virgilio, Lewis Carrol, Paul Valery, Italo Calvino, William Somerset Maugham), scienziati (Isaac Newton, Charles Darwin), attori (Marilyn Monroe, Bruce Willis, Filippo Timi), uomini di stato (Napoleone Bonaparte, Winston Churchill, re Giorgio VI). A proposito di quest’ultimo – che poi è il padre dell’attuale regina Elisabetta II – la sua balbuzie è la ragione per cui è stato realizzato il film Il discorso del Re. Nella pellicola si parla delle ansie e delle attese di un discorso importante – realmente letto dal balbuziente Giorgio – alla Seconda Guerra Mondiale. Senza dimenticare l’attore Vinicio Marchioni, che, come riporta il Giornale, ha dichiarato:

La balbuzie? Ci sto lavorando e sono migliorato tantissimo. Prima non parlavo proprio, ma per questa cosa mi sto veramente stufando di me stesso. Basta, Vinicio. Smetti di balbettare. A che cosa ti serve?

Per conoscere invece i famosi cantanti balbuzienti sfogliate la gallery:

11 vip e la balbuzie: come dar voce alle emozioni, quando le parole non escono
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