Non si è mai abbastanza soli finché non ci si guarda allo specchio, è una certezza. La solitudine è una naturale condizione umana con la quale tutti noi, prima o poi, facciamo i conti.
Nei momenti in cui si manifesta non vorremmo altro che l’abbraccio e la presenza di un amico, di una persona cara, di un affetto che sia disposto a darci l’attenzione e l’ascolto che richiediamo. Questo amico, nella maggior parte delle ipotesi, potrebbe essere una donna.

Perché preferiamo relazionarci con le donne piuttosto che con gli uomini?
Una ricerca condotta nel 2009 all’Université de Montréal spiega che le donne sono staticamente più capaci a creare relazioni che riducano la solitudine.

In effetti, a farci sentire meno soli è l’idea di essere capiti dall’altro. Sapere che la persona con la quale stiamo parlando ha compreso il nostro modo di essere, anche se in parte, ci fa sentire immediatamente riconosciuti, quindi automaticamente meno soli.
Sebbene alcuni uomini, i più sensibili, sappiano ascoltare, è solo attraverso la partecipazione emotiva che riusciamo ad allontanare la solitudine.

Le donne, secondo questo studio, sarebbero più portate a condividere informazioni personali che agevolino l’interazione. In altre parole, se l’altro ci rivela qualcosa della sua vita privata, ci sentiamo inevitabilmente parte della stessa.

Inoltre, a ridurre la sensazione di solitudine, è anche il valore emotivo dell’interazione. Se l’altro si preoccupa e mostra interesse per quello che diciamo, saprà anche rispondere in maniera esaustiva ai sentimenti che comunichiamo.

Uno studio pubblicato nel 2015 sulla rivista Psychological Science afferma che le donne sono più brave a sostenere coloro con cui interagiscono rispetto agli uomini, quindi anche ad esprimere le proprie emozioni e decifrare quelle altrui.

Il nocciolo della questione non è quello di valutare come migliore la donna rispetto all’uomo, ma valutare come migliore il grado di attenzione dei due all’altro.
Se esiste effettivamente una parità sociale, giuridica e di genere, perché non esiste una parità emotiva?

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