Morire per un gabinetto: i dati di una strage che si combatte con i wc

Il 19 novembre si celebra la Giornata mondiale del Gabinetto. Una ricorrenza molto importante, se pensiamo ai milioni di persone nel mondo la cui vita è messa a repentaglio dalla mancanza di servizi igienici sicuri.

**** Aggiornamento del 26 settembre 2022 ***

Secondo il Rapporto OMS-UNICEF, Global progress report on WASH in health care facilities: fundamentals first, 3,6 miliardi di persone nel 2021 non hanno avuto accesso a un gabinetto; 2 miliardi invece le persone che hanno utilizzato una fonte di acqua potabile contaminata da feci.

I dati si fanno ancor più preoccupanti se si pensa che ogni giorno circa 700 bambini muoiono a causa di malattie legate all’acqua e ai servizi igienici, come la diarrea, che potrebbero essere evitate.
In questa situazione è invece di 1,8 miliardi il numero delle persone maggiormente esposte al rischio di COVID-19 e di altre malattie, perché occupate in strutture sanitarie prive di servizi igienico-sanitari, ovviamente vitali per la sicurezza degli operatori sanitari e dei pazienti.

Stando così le cose l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile numero 6 dell’ONU, “garantire la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari per tutti”, entro il 2030, appare davvero lontano.

*** Articolo originale ***

Il cambiamento climatico ha moltissime conseguenze terribili che troppo spesso sottovalutiamo, e una di queste è la minaccia ai sistemi igienico-sanitari di alcune aree del mondo più “difficili”, dai bagni alle fosse settiche, fino agli impianti di trattamento.

Inondazioni, siccità e innalzamento del livello del mare rappresentano infatti un rischio enorme, soprattutto in quelle zone dove l’accesso ai servizi di questo genere sono già complicati; per questo, è importante ripensare a servizi igienico-sanitari sostenibili in grado di resistere ai cambiamenti climatici e che possano rispondere alle esigenze di ogni comunità, soprattutto per ripensare anche una riutilizzazione dei rifiuti e per promuovere in modo sicuro l’agricoltura, riducendo e catturando le emissioni per un’energia più verde.

Anche per questo le Nazioni Unite hanno indetto, ormai nel 2013, la Giornata mondiale del Gabinetto che, a dispetto del nome che potrebbe suscitare un po’ di ilarità, è estremamente importante proprio per ricordare che, nel mondo, ancora oggi ci sono tantissime persone che vivono senza un accesso sicuro e garantito ai servizi igienici.
Parliamo di 4,2 miliardi di persone, oltre la metà della popolazione mondiale. Si tratta di agire, dice l’ONU, per affrontare la crisi sanitaria globale e raggiungere l’Obiettivo di sviluppo sostenibile 6, ovvero acqua e servizi igienico-sanitari per tutti entro il 2030.

Com’è possibile che il clima in mutamento possa influenzare la possibilità, per le persone, di accedere ai servizi igienici in modo sicuro? È presto detto: le alluvioni possono contaminare i pozzi utilizzati per l’acqua potabile, mentre le inondazioni danneggiano i servizi igienici diffondendo i rifiuti umani nelle comunità e nelle colture alimentari, causando così malattie mortali e croniche.

Soprattutto dal 2020 il Covid ci ha fatto capire quanto mai prima l’importanza di acqua pulita e di strutture idonee per il lavaggio delle mani, per proteggere e mantenere la nostra sicurezza sanitaria e fermare la diffusione di malattie infettive mortali; ma non bisogna dimenticare che malattie endemiche come colera e tifo non sono ancora sconfitte in molti Paesi.

Ma cos’è esattamente un sistema igienico-sanitario sostenibile? Il primo requisito affinché lo sia è una toilette in grado di catturare efficacemente gli escrementi umani in un luogo sicuro, accessibile e dignitoso; ciò significa, ad esempio, non dover condividere quel luogo con altre famiglie. Inoltre, ci deve essere un modo affinché gli escrementi siano separati dal contatto umano e smaltiti correttamente, ad esempio venendo immagazzinati in un serbatoio, poi svuotato da un servizio di raccolta, o trasportati con le tubazioni adeguate.

Alcuni dati

Le stime più recenti ci dicono che, ancora oggi, 4,2 miliardi di persone vivono senza accesso a servizi igienici gestiti in modo sicuro, mentre 673 milioni di persone costrette a provvedere ai propri bisogni fisiologici all’aria aperta.

Secondo il  rapporto annuale del Programma congiunto di monitoraggio UNICEF-OMS su acqua e igiene (JMP), intitolato “Progress on Household Drinking Water, Sanitation and Hygiene 2000-2017 – Focus on Inequalities” , dal 2000 la popolazione globale costretta a defecare all’aperto si è dimezzata, scendendo da 1,3 miliardi a 673 milioni, mentre in 23 Stati questa pratica pericolosa per la salute pubblica interessa meno dell’1% della popolazione nazionale; tuttavia, ci sono ancora alcune situazioni di particolare degrado, con Stati che hanno il 5% circa della popolazione che defeca all’aperto, che non stanno segnando i progressi sufficienti a ritenere raggiungibile l’obiettivo di servizi igienico-sanitari sicuri per tutti entro la data stabilita dall’agenda ONU nel suo Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 6.

C’è persino di peggio: in 39 Stati il numero di persone che defecano all’aperto è addirittura aumentato, soprattutto nell’area dell’Africa Subsahariana, dove in questi anni si è verificato un forte incremento demografico.

C’è scarsità di accesso anche all’acqua potabile, in alcune aree del mondo, tanto che, benché dal 2000 a oggi si stima che 1,8 miliardi di persone abbiano ottenuto l’accesso a servizi idrici di base, un abitante del pianeta su 10, pari a 785 milioni a livello globale, non abbia ancora un accesso sicuro all’acqua. Fra loro, 144 milioni attingono l’acqua da bacini non controllati per bere. L’80% di queste persone vive in aree rurali.

La pericolosità di una carenza così forte di servizi igienici sanitari, come detto, si riversa anche sull’ambiente, tanto che, nei Paesi del Terzo Mondo, circa il 90% delle acque nere viene riversato in fiumi e mari.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!