I pediatri lanciano l'allarme: "Bambini con la gobba a causa degli smartphone"

La gobba da smartphone allarma i medici: gli adolescenti starebbero sviluppando l'ipercifosi, a causa di un'errata posizione prolungata.

Si potrebbe pensare che sviluppare una gobba sia qualcosa di abbastanza insolito. Non per i bambini di oggi. Una recente ricerca spiegherebbe il perché: la posizione da smartphone influirebbe sulla postura, causando una deformazione della colonna vertebrale – un’ipercifosi nello specifico. In altre parole, troppe ore chinati con la testa sullo smartphone, ci farebbero diventare contorti come la lettera S, concretizzandosi in danni per la salute. E il fenomeno causerebbe dolori lancinanti alle spalle, al collo e alla testa. Nei casi peggiori si parla perfino di difficoltà respiratorie.

Si tratta dell’ennesimo allarme causato dall’abuso della tecnologia. Se da un lato iniziamo a preoccuparci per il fatto che le interazioni umane vis-a-vis appaiono ormai ridotte al minimo indispensabile, stavolta il dato riguarda qualcosa di fisico e quindi di oggettivo, qualcosa che non potrebbe non prestarsi all’opinabilità, soprattutto se comprovato da più ricerche sul campo.

Tutto parte dalla ricerca di un medico, un chiropratico di nome James Carter, che vive e lavora a Niagara Parks, in Australia. Il medico ha condotto esami in ragazzi di diversa età, da bambini ad adolescenti, notando qualcosa di strano nelle loro lastre: il 50% dei giovanissimi esaminati presentava un incipit o uno stadio avanzato di questo fenomeno, che prende il nome di «text neck». Il nome fa riferimento al fatto che la causa sia proprio la postura con cui di solito di scrivono i messaggi di testo sullo smartphone. Se solo si riuscisse a tenere una diversa postura, forse il problema potrebbe essere scongiurato.

Le lastre ai raggi X di una zona cervicale interessata dal problema sono abbastanza eloquenti in relazione a questa gobba da smartphone. Non solo si vede chiaramente questa curva tra le persone che si ritiene stiano sviluppando la gobba, ma le vertebre e i dischi non sono regolari come in una colonna vertebrale sana. I casi sono in aumento, stando all’esperienza di Carter, si parla almeno del 50% in più tra i ragazzi in età scolare.

Ho iniziato a vedere un sacco di casi negli ultimi due anni – ha commentato Carter in un’intervista al Daily Mail Australia – soprattutto nei giovani scolari e tra gli adolescenti. […] Invece di una curva normale in avanti, i pazienti possono sviluppare una curva all’indietro. Può essere degenerativa, causando spesso problemi alla testa, al collo, alle spalle e alla schiena.

Secondo i dati del medico australiano, tutti i giorni, ognuno di noi trascorre in media 4 ore sul proprio smartphone. A lungo andare, queste quattro ore quotidiane di traducono in un’usura tale che potrebbe richiede un intervento correzionale e non magari un “semplice” busto ortopedico. Tra le ulteriori posizioni sconsigliate da Carter, ci sono quella sdraiata o seduta a letto per l’utilizzo sia di smartphone che di laptop, oppure l’utilizzo di questi device in movimento o infine con il device sollevato. Tuttavia, l’abuso di smartphone finisce per avere ripercussioni anche sulla psiche, stando alla ricerca complessiva.

Secondo Carter, l’utilizzo dello smartphone inibirebbe nell’organismo il rilascio di endorfine e serotonina. Si tratta di quegli ormoni che ci fanno stare bene – la serotonina, per esempio viene rilasciata quando si fa l’amore o quando si mangia la cioccolata. Il rilascio degli ormoni ha anche a che vedere con la riduzione dell’ansia, che invece si può presentare come una costante in questi soggetti, soprattutto al mattino. O addirittura si parla di sviluppo della depressione. Se la ricerca di Carter fosse confermata e comprovata dalle teorie della medicina ufficiale, questo rappresenterebbe una prova che in effetti le nuove tecnologie non sempre sono nostre amiche.

Il che, a livello di sfogo, lo si può scorgere sovente sui social network: esiste da sempre nell’uomo un sospetto da parte delle persone inerente al fatto che un aumento della tecnologia possa peggiorare l’esistenza. Quando guardiamo “Tempi moderni” di Charlie Chaplin, questa filosofia emerge di prepotenza. Quando lo scriviamo su Facebook o su Twitter ha un retrogusto lievemente ipocrita: ci lamentiamo della tecnologia, ma lo facciamo su delle modernissime piattaforme digitali.

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