Occhio di pernice: cos'è e come si cura

Occhio alle scarpe che indossate: potrebbero causare un disturbo molto fastidioso, l'occhio di pernice! Nonostante il nome bizzarro, è un gran bel fastidio che è meglio evitare. Nel caso fosse troppo tardi, ecco che cos'è e come curarlo.

Sapete perché è sempre stare bene attenti alle scarpe che si comprano? Oltre a far venire qualche vescica le prime volte che si indossano, in particolar modo dopo serate sfrenate passate a ballare, se sono strette o inadeguate possono causare un disturbo molto fastidioso e antiestetico: l’occhio di pernice.

A differenza del callo, che è un ispessimento situato sulla pianta del piede, questo tipo di patologia è ben più fastidiosa: si tratta, infatti, di un accumulo di pelle spessa tra le dita, sulla pianta o sopra che va a toccare le terminazioni nervose, provocando ovviamente dolore. Il nome così originale deriva dal fatto che si presenta come un piccolo punto scuro circondato da una zona cutanea più gonfia e infiammata, perciò di colore rossastro: ricorda il caratteristico occhio della pernice di montagna, che è per l’appunto nero e circondato da piume rosse.

Tutte le cause dell’occhio di pernice

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Fonte: Web

Calzature troppo rigide o con tacco molto alto possono portare facilmente alla formazione di questo accumulo di pelle, specialmente se comportano, a causa dei loro materiali, un’eccessiva umidità per la pelle o se sono utilizzate da persone che svolgono lavori che richiedono di stare numerose ore in piedi. Non fa molto bene nemmeno cambiare spesso paia di scarpe, assumere una postura scorretta o, nel caso in cui si sia predisposti a questo fastidioso disturbo, praticare sport.

Cause più rilevanti sono invece la mancanza di tessuto tra l’osso e la pelle del piede, una predisposizione data da un difetto genetico, o deformazioni come l’alluce valgo, il piede a martello e gli osteofiti, che sono escrescenze di tessuto osseo situate in corrispondenza delle articolazioni.

Se non curato adeguatamente, l’occhio di pernice provoca uno sfregamento che alla lunga può essere alla base della necrosi dei tessuti, di pericolose infiammazioni e della formazione della cosiddetta ipercheratosi, ovvero un aumento eccessivo dello strato epiteliale.

Come si cura l’occhio di pernice?

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Innanzitutto, essenziale è la detersione della parte colpita, meglio se eseguita con un sapone antibatterico che si può trovare in farmacia. Dopo aver idratato e deterso il piede, bisogna applicare delle pomate antibiotiche appositamente formulate contro questo tipo di disturbo, in modo tale da ammorbidire la pelle e consentire la futura rimozione attraverso una semplice pietra pomice. Nel frattempo, per evitare che lo sfregamento continui peggiorando la situazione, si può coprire la lesione con un piccolo pezzo di lana d’agnello o degli appositi dischi di gomma.

I cerotti, assieme alle paste callifughe e agli impacchi, servono a togliere l’infiammazione e ad aiutare l’eliminazione del callo doloroso. A volte è inevitabile rivolgersi ad un podologo che possa ridurre con la lima la pelle in eccesso dopo alcuni pediluvi agli oli essenziali. Se il problema persiste, sarà necessario intervenire chirurgicamente asportando il tessuto molle con una fresa in modo tale che si distacchi dall’osso: dopo due settimane sarà possibile indossare nuovamente le scarpe.

Occhio di pernice: ecco i rimedi della nonna

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Nel ricettario della nonna potrete trovare indubbiamente numerose ricette casalinghe per curare l’occhio di pernice. La prima sicuramente sarà quella degli impacchi di olio ai semi di lino da fare ogni giorno per una settimana. Al termine della settimana di impacchi, sarà possibile passare allo step successivo per rimuoverlo, ovvero attraverso prima un pediluvio di acqua ossigenata e bicarbonato di sodio, poi l’intervento di una pietra pomice o di una limetta di cartone.

Altri possibili emollienti in grado di coadiuvare la rimozione dell’occhio di pernice potrebbero essere pomate all’Aloe Vera, soluzione di acqua tiepida e sale di Epsom, oltre alle bucce di limone, messe in ammollo nell’aceto per alcuni giorni.

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