Spesso sentiamo parlare di carenza di ferro, o di livelli di ferritina bassi. Di cosa stiamo parlando esattamente?
La ferritina è una proteina globulare che nel corpo umano è presente nel fegato, nella milza, nei muscoli, nel midollo osseo e, in piccola percentuale, anche nel sangue; al suo interno contiene significative quantità (circa 4.500) di ioni ferro nella forma Fe3+, e può essere considerata una riserva diffusa da tenere accuratamente sotto controllo, visto che il ferro costituisce un elemento fondamentale per l’emoglobina, ed è pertanto responsabile del trasporto dell’ossigeno nel sangue.

Si può parlare di ferritina bassa, o ipoferritinemia, quando si riscontrano dei valori inferiori a 15 microgrammi per ogni litro di sangue; per dovere di precisione, però, occorre ricordare non solo che i valori normali di riferimento possono variare da laboratorio a laboratorio, ma anche che a variare sono i valori fisiologici variano – anche in misura rilevante – in base all’età, al sesso e da individuo a individuo. Volendo riassumere in modo semplice i valori associabili a queste variabili, potremmo dire che i valori di ferritina normali dovrebbero essere:

  • bambini fino a un anno: tra 25 e 85, con punte di 600 nel primo mese di vita.
  • bambini fino a 10 anni: tra 25 e 55.
  • uomini fino a 20 anni: tra 20 e 100,
  • donne fino a 20 anni: tra 10 e 40.
  • uomini fino a 50 anni: tra 20 e 300.
  • donne fino a 50 anni: tra 15 e 100.
  • uomini e donne oltre i 50 anni: tra 20 e 300.

Cosa può causare un abbassamento dei valori della ferritina, appurato che età e molte altre condizioni fisiologiche rendono il quadro diverso per i vari individui?

Le cause più comuni della ferritina bassa

ferritina bassa
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Le cause della ferritina bassa sono molteplici proprio perché attengono a diversi valori, ma possiamo senz’altro affermare che una buona responsabilità delle determinanti possa dipendere da un’alimentazione che apporta quantità non sufficienti di ferro: malnutrizione o regimi di diete eccessivamente restrittive, così come una dieta vegetariana poco accorta, possono non apportare quindi la giusta quantità di ferro.

Tra le altre cause esistono però anche quelle legate al ridotto assorbimento del ferro da parte dell’intestino: diarrea e problemi gastroenterici, così come malattie di malassorbimento intestinale, ipocloridria, interventi chirurgici con bypass gastrici, possono essere alla base del problema; abuso di caffè e tè, di minerali come zinco e calcio, sanguinamenti eccessivi dovuti a mestruazioni abbondanti, emorragie in seguito a trauma, reflusso gastroesofageo, ulcere gastroduodenali sono altre possibili cause della ferritina bassa.

I sintomi della ferritina bassa

ferritina bassa sintomi
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Spesso la ferritina bassa non genera sintomi particolarmente evidenti, ma alcuni campanelli d’allarme possono far scattare in noi la consapevolezza di essere in questa condizione; sentirsi particolarmente stanchi, anche dopo sforzi di modesta entità, avvertire la mancanza di forza muscolare, o sindrome algica, con dolori non importanti a muscoli, ossa e articolazioni, possono rappresentare dei segnali da non sottovalutare; allo stesso modo, palpitazioni, sensibilità al freddo, colorito pallido, un calo della libido, la scarsa concentrazione o la facile irritabilità potrebbero indicare valori anomali di ferritina.

Il ferro diminuisce anche, come facilmente intuibile, in gravidanza: la dolce attesa infatti si accompagna sempre a una riduzione delle riserve di ferro corporee, perché l’accrescimento del feto ne richiede notevoli quantità.

La ferritina bassa in gravidanza

ferritina bassa in gravidanza
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In gravidanza è molto facile essere in una condizione di ferritina bassa e di anemia, è una situazione che si riscontra piuttosto frequentemente, perché la riduzione dei depositi di ferro è associata allo sviluppo del feto. Spesso la ferritina bassa in gravidanza è asintomatica, ma fra i sintomi più comuni, quando manifesti, possiamo elencare il pallore della pelle, delle mucose e delle sclere degli occhi; la stanchezza cronica, le palpitazioni e il battito cardiaco accelerato, la mancanza di forza muscolare, di fiato e il respiro affannoso. Si può riscontare inoltre la milza ingrossata, vertigini, ulcerazioni a palato, lingua e angolo delle labbra.

Dato che il ferro è un oligoelemento fondamentale per il corretto sviluppo fisico e neurologico del feto, va da sé che la sua carenza può comportare difficoltà di ossigenazione al bambino, e, poiché è responsabile della sintesi dell’emoglobina (la proteina che trasporta ossigeno da parte dei globuli rossi), le sue conseguenze più serie possono comportare anche un parto prematuro, con la nascita di neonati piccoli per l’età gestazionale, ovvero con peso e/o lunghezza e/o circonferenza del cranio alla nascita minori del 10° percentile relativo all’età gestazionale.

Alcuni studi sostengono inoltre che i bambini potrebbero rapportarsi con problemi di pressione sanguigna, obesità, patologie cardiovascolari nel lungo periodo. Per evitare simili rischi, è opportuno che la futura mamma si sottoponga ad analisi del sangue che controllino i valori di emocromo, sideremia, ferritinemia e transferrinemia. Se i valori sono troppo bassi (per una donna non incinta i valori normali della ferritina sono di 20-120 nanogrammi/mL) il medico potrebbe suggerire di assumere integratori di ferro a partire dal 2° trimestre, da associare ad un regime alimentare adeguato.

Come rimediare alla ferritina bassa (anche in gravidanza)

ferritina bassa
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L’alimentazione gioca un ruolo determinante per garantire i giusti livelli di ferro all’organismo, oltre che per prevenire l’anemia sideropenica (o anemia da carenza di ferro). Tra gli alimenti che contengono più ferro ci sono, ad esempio, il lievito di birra, il fegato di maiale, le seppie, i calamari e le vongole, il cacao amaro, ceci e il tuorlo d’uovo, i fagioli secchi, la farina d’avena, le albicocche, le mandorle, il tacchino.

In gravidanza le giuste dosi di ferro possono essere apportate da fegato bovino, fagiano, lepre, vongole, spigole; fra gli alimenti vegetali ci sono soia, sesamo, germe di grano, spinaci, fagioli, lenticchie, semi di girasole, pesche secche, datteri, prugne secche, nocciole, arachidi tostate, pistacchi, anacardi, noci, ribes, lamponi.

Per favorire l’assorbimento intestinale di ferro, inoltre, è utile associare sempre cibi ricchi di vitamina C, come ortaggi a foglia verde, pomodori, peperoni, cavoli, rucola, arance, limoni, mandarini, pompelmi, frutti di bosco, kiwi, fragole, mentre andrebbero evitati gli alimenti che rendono difficoltosa l’assimilazione del ferro, come il tè e il caffè, a causa dei tannini, oppure cibi ricchi di fibre e di calcio.

Vi sono tuttavia alcune condizioni in cui l’assunzione di ferro con una normale dieta non è sufficiente, per questo possono essere prescritti integratori a base di folati e di vitamina B12, che possa favorire un miglior assorbimento del ferro, mentre solo in casi molto rari, se si ha a che fare con soggetti che non riescono ad assorbire ferro mediante il tubo digerente, si può procedere alla somministrazione di ferro per iniezione.

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