Di recente si è aperto, o meglio riaperto, il dibattito sull’aspartame, accusato di avere potere cancerogeno. Questo dolcificante ha avuto un grande successo commerciale, sia per il suo largo impiego nell’industria alimentare sia per il suo alto potere dolcificante rispetto agli altri zuccheri. Ciò porta a un consumo quantitativamente inferiore, perché ne basta una piccola quantità.

Ma alcuni studi lo hanno messo sotto accusa. L’allarmismo è stato generato da uno studio della Fondazione Europea di Oncologia e Scienze Ambientali “Ramazzini” di Bologna in cui si legge:

Uno studio a lungo termine condotto nei laboratori della Fondazione Europea Ramazzini (FER) di Bologna ha dimostrato per la prima volta che l’APM somministrato ai ratti Sprague-Dawley per tutta la vita, è un agente Cancerogeno multi-potente. Un secondo esperimento, pubblicato dalla FER nel 2007, ha dimostrato che quando il trattamento inizia a partire dalla vita fetale, l’effetto cancerogeno aumenta.

Questa demonizzazione è giustificata o è infondata? Facciamo chiarezza.

Aspartame: che cos’è

L’aspartame (sigla E951) è un edulcorante artificiale a basso tenore calorico. Il suo potere dolcificante è ampiamente superiore a quello del comune zucchero da cucina (saccarosio): circa 200 volte maggiore. Per questo, ne basta una minima quantità. Simili invece sono sia il sapore che l’apporto calorico, di circa 4 kCal a grammo.

Da un punto di visto chimico la sua composizione è fatta di due amminoacidi, l’acido aspartico e la fenilalanina. Quest’ultima, però, è stata leggermente modificata, con l’aggiunta di un gruppo metilico che conferisce alla sostanza il suo sapore dolce.

Una volte ingerito, gli enzimi “smontano” le proteine in molecole più piccole, affinché possano essere digerite e riassorbite dall’organismo, per produrre nuove proteine o energia per l’organismo stesso. Il gruppo metilico serve a formare il metanolo, anch’esso assorbito e utilizzato per produrre energia.

Aspartame: dove si trova?

L’aspartame è autorizzato in tutto il mondo, inclusa l’Unione Europea. È entrato in commercio nel 1981 a seguito dell’approvazione da parte della Food and Drug Administration degli Stati Uniti. Sugli scaffali lo si trova sia in capsule che in polvere.

È contenuto in bibite gassate, snack, prodotti lattieri, prodotti di pasticceria, gomme da masticare, alimenti dietetici specifici per chi deve tenere sotto controllo il peso. Inoltre, viene usato come edulcorante da tavola e in campo farmaceutico, come eccipiente in alcuni farmaci, soprattutto sciroppi e antibiotici per bambini.

La dose giornaliera consigliata (DGA) corrisponde a 40 mg/kg di peso corporeo al giorno. Questo dato non vale per le persone affette da PKU, cioè da fenilchetonuria, una comune malattia ereditaria del metabolismo degli amminoacidi che impedisce una corretta sintesi della fenilalanina. Questa dunque si accumula nei liquidi corporei, provocando danni al cervello e alle funzioni cognitive.

L’aspartame fa male?

L’EFSA (European Food Safety Authority) ha dedicato ampie ricerche sulla sicurezza dell’aspartame, testandola con centinaia di studi diversi. Gli esperti hanno esaminato i suoi effetti a breve e a lungo termine sulla funzione riproduttiva, sullo sviluppo fetale, sull’eventuale nocività a livello genetico e sul presunto potere cancerogeno.

Ebbene, hanno innanzitutto escluso che l’aspartame possa causare danni genetici o provocare il cancro. Nessuna prova scientifica è stata ritenuta sufficientemente valida per avvalorare queste tesi. Stesso discorso per le tesi relative ai danni al cervello e agli effetti sul comportamento (es. iperattività).

Testando sui conigli gli effetti a livello riproduttivo, gli studi hanno evidenziato la nascita di cuccioli di peso inferiore e in minore numero e a un aumento di aborti nelle madri trattate con dosi molto elevate di aspartame. La causa principale, era l’amminoacido fenilalanina.

Gli effetti negativi della fenilalanina in gravidanza non riguardano solo gli animali, ma anche gli esseri umani, ma solo se c’è un’alterazione del metabolismo della fenilalanina, ovvero la sopracitata fenilchetonuria (PKU). Questa può influire sullo sviluppo del feto causandogli ritardo mentale, disturbi dell’umore e problemi comportamentali. Il feto di donne affette da PKU è particolarmente sensibile ai livelli di fenilalanina presenti nell’organismo materno. La donna dunque dovrebbe mantenere i livelli nel sangue al di sotto di 6 mg/dl.

Per quanto riguarda il metanolo invece, naturalmente presente anche in frutta e verdura, può diventare “pericoloso” solo in caso di esposizione estremamente elevata, per esempio in seguito al consumo di alcuni liquori distillati in casa. In relazione specifica all’aspartame, gli esperti dell’EFSA hanno concluso che non c’è rischio di effetti avversi, perché costituisce una percentuale davvero ridotta.

Le alternative dolcificanti all’aspartame

aspartame
Fonte: iStock

Ci sono diverse soluzioni per chi volesse alternare il consumo di aspartame ad altro o sperimentare nuovi dolcificanti. La scelta di certo non manca, si può optare per:

  • zucchero integrale di canna, che a differenza dello zucchero raffinato contiene più minerali e vitamine;
  • miele, un prodotto naturale, energetico e ricchissimo di valori nutrizionali;
  • dolcificanti che si ottengono dai cereali, come il malto d’orzo, sciroppo di riso e di mais;
  • sciroppo d’acero, succo d’uva, succo d’agave, glicirizina (estratta dalla liquirizia), sorbitolo (estratto dalle bacche del sorbo);
  • fruttosio, uno zucchero estratto dalla frutta, con alto potere dolcificante e basso indice glicemico rispetto al saccarosio.
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