"Il diabete è un bambino di 3 anni, una ragazza di 32, un...": il commovente post di un'adolescente che racconta la malattia

Credi di sapere cos’è il diabete? Scopri il post virale della diciottenne Madeline Milzark e, probabilmente, cambierai idea.

Sappiamo tutti, più o meno, cos’è tecnicamente il diabete. Ma cosa significa questa malattia per chi la vive? Cos’è il diabete emotivamente? Questa ragazza originaria del Missouri che, a dispetto dello sguardo da bambina, nasconde una maturità invidiabile, si chiama Madeline Milzark, ha 18 anni e da quasi 10 combatte contro una malattia spesso poco conosciuta. Ecco perché, dopo una crisi ipoglicemica che l’ha portata a un passo dalla morte, ha deciso di svelarla attraverso un illuminante post Facebook. Le sue parole, volte a sgombrare il campo da stereotipi e falsi miti, hanno colpito nel segno, conquistando la rete e raccogliendo più di 9000 like.

Piccola grande Madeline: grazie al post diventato virale, ora in tanti conoscono il diabete

Il diabete non è il tuo pezzo di torta, o quella gigantesca consumazione di McDonald con una porzione extra di patatine, o qualsiasi cosa ricoperta di zucchero. Il diabete è una diciottenne seduta sul pavimento del bagno, tremante e incapace di respirare a causa dell’abbassamento dei glucidi nel sangue, che prega che sua nonna abbia il telefono vicino e che abbia ricevuto l’sms in cui le chiede di portarle dello zucchero, dato che è troppo debole per gridare e la stanza le gira intorno. È un bimbo di 9 anni che sta giocando fuori con i suoi amici e finisce per essere portato via in ambulanza, perché è svenuto non accorgendosi che il suo livello di zucchero stava scendendo. È una ragazza di 32 anni che FINALMENTE ha saputo che è incinta e che avrà la famiglia che ha sempre desiderato ma, invece di festeggiare come dovrebbe, è preoccupata a morte del fatto che i suoi zuccheri restino nel giusto range insieme a tutti gli ormoni e di poter uccidere il suo piccolo ancora prima di incontrarlo… e magari anche se stessa. È una bimba di 3 anni che non capisce perché sua mamma, ogni singola volta che mangia, deve pungere lei con una siringa, ma non suo fratello. È una piccola di 4 anni, di cui ho letto recentemente, che ha perso la vita perché il dottore le ha diagnosticato un’influenza al posto del diabete ed è finita vittima della chetoacidosi, in cui il sangue, per mancanza di insulina nel corpo, ti diventa letteralmente acido e attacca gli organi. Il diabete è tua madre, il tuo vicino, tuo cugino. Il diabete non è l’uomo patologicamente obeso che vedi alla tv. Non è qualcosa che le persone chiedono o provocano a sé stesse. È una malattia che non è selettiva quando decide chi attaccare. Non importa se mangi sempre Big Mac e McChicken o se sei un rigoroso vegano che fa ginnastica quotidianamente. Il diabete sono io. Il diabete è una marea di gente che combatte per la sua vita ogni singolo giorno e va a letto senza essere sicura di svegliarsi la mattina dopo. Così, prima di taggare il tuo esagerato dessert #Diabete, pensa a cosa #Diabete realmente significa.

 

Il diabete non è un pezzo di torta fotografato e postato sui social

Madeline-Milzark
Fonte: buzzfeed.com

Nessuna tristezza, nessuna tentazione di autocommiserarsi: dallo sfogo della teenager americana traspaiono solo tanta determinazione e un’immensa voglia di vivere, unite al desiderio di diffondere consapevolezza su cosa il suo disturbo è ma, soprattutto, su quello che non è. Il diabete non è una malattia con cui si convive facilmente o da prendere alla leggera, se è vero che nella forma di tipo I, come la stessa Madeline ha sperimentato in prima persona, può far rischiare persino la morte. Non è qualcosa che dipende dalle proprie abitudini alimentari o che si tiene a bada evitando i peccati di gola, perché può colpire anche chi segue uno stile di vita sano e una dieta regolata. Non è una realtà lontana che non ci riguarda ma una condizione diffusa, che può interessare “nostra madre, il nostro vicino o nostro cugino”. Da ultimo, non è sicuramente qualcosa su cui scherzare: senza alcun tono accusatorio e senza voler puntare il dito contro chi, probabilmente, non sa di cosa parla, Madeline chiede semplicemente di informarsi, per evitare di urtare la sensibilità di malati che “combattono per la loro vita ogni singolo giorno”.

Le reazioni del web: la gente capisce, Madeline ringrazia

Madeline-Milzar
Fonte:buzzfeed.com

“Grazie a tutti coloro che hanno condiviso finora! Sono così impressionata dalla risposta positiva che ho ricevuto e adoro vedere le storie che mi inviano”. Con queste parole, Madeline ha espresso la sua gratitudine nei confronti delle tante persone che le hanno dimostrato solidarietà e affetto: c’è chi ha commentato esortandola ad andare avanti, chi le ha augurato di star bene, chi si è complimentato con lei e chi ha raccontato la sua esperienza di diabetico o parente di un malato. Insomma, il sostegno non le è certo mancato e il conforto del prossimo, in certi casi, è davvero determinante, sia che si limiti al piano emotivo, sia che si traduca in atti concreti. Basti pensare al caso del giovane padre che, grazie alla generosità dei suoi colleghi, ha ottenuto un anno di ferie per dedicarsi alla figlia malata di cancro. Anche la ragazza del Missouri, comunque, punta alla concretezza. Dopo aver attirato l’attenzione di tutto il mondo, infatti, non ha alcuna intenzione di fermarsi: la pagina Facebook Type One Madeline e l’ hashtag #WhatDiabetesReallyLooksLike, dove si attende innumerevoli contributi che  “diffondano il verbo”, sono solo l’inizio.

Perché è importante parlarne?

Il bisogno di rompere il silenzio

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Fonte: buzzfeed.com

Sono tanti i motivi che spingono i malati e le loro famiglie a parlare apertamente delle condizioni in cui vivono. Confrontarsi con gli altri aiuta a sfogarsi, a trovare la forza per andare avanti e a rassicurare, condividendo esemplari esperienze positive: ad esempio, il fatto che la propria bimba, affetta da microcefalia e condannata dai medici a non superare l’anno di vita, abbia poi festeggiato non solo il primo ma anche tanti altri compleanni.

Rendere pubblico il proprio calvario può anche servire a vincere diffidenza e pregiudizi, chiarendo che gli ammalati sono prima di tutto persone come le altre, seppur con bisogni supplementari. E, soprattutto, può contribuire a sollevare questioni di carattere sociale. La stessa Madeline, col clamore suscitato dal suo messaggio, è riuscita ad attirare l’attenzione sull’assenza di una politica assistenziale adeguata per i malati di diabete: “Devo monitorare la quantità di zucchero nel sangue pungendomi il dito 10 volte al giorno. Mi faccio iniezioni di insulina ogni volta che mangio o ho livelli troppo alti. Ero abituata al microinfusore ma si è rotto e le tariffe assicurative sono ridicole”- ha rivelato a Buzzfeed”. Infine, fare outing può trasformarsi in un messaggio di speranza per altri malati. Come dimenticare il coraggio di Shannen Doherty che, in vista della chemio, si è rasata i capelli postando le immagini su Facebook?

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