Addio pillola gratuita: "Ora l'unica pratica anticoncezionale rimborsabile è l'aborto"

È passata in sordina la riclassificazione di alcuni farmaci - e tra questi la pillola anticoncezionale - passati dalla fascia A (ovvero a carico del Servizio Sanitario nazionale) alla fascia C (a carico dei cittadini). Vediamo cosa comporta!

È passata in sordina la riclassificazione di alcuni farmaci – e tra questi la pillola anticoncezionale – passati dalla fascia A (ovvero a carico del Servizio Sanitario nazionale) alla fascia C (a carico dei cittadini). Tra questi spiccano alcuni dei nomi delle pillole di vecchia generazione, contraddistinti da un prezzo contenuto, ma che dallo scorso luglio non sono più prescrivibili.

Il provvedimento – come hanno fatto notare le ginecologhe di No Grazie Pago Io -rischia di andare a colpire la fascia più debole della popolazione. Le donne che scelgono di assumere questo tipo di anticoncezionali, infatti, sono spesso ragazze giovani, donne che hanno perso il lavoro, ma anche donne straniere: quel segmento di popolazione per il quale anche pochi euro possono fare la differenza.

Allo stato attuale, quando la pillola viene assunta con lo scopo anticoncezionale – e non terapeutico – non sarà più possibile usufruire dell’esenzione dal ticket.

Fonte: Web
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Ma per quale motivo la notizia non ha fatto scalpore?
La contraccezione di tipo ormonale è utilizzata poco in Italia, soprattutto se mette a confronto l’uso che invece avviene negli altri Paesi europei. Soltanto il 20% delle donne in età fertile usa la pillola. Di pari passo con la nuova regolamentazione, viene meno uno dei principi che erano alla base della nascita dei consultori, che con la Legge 405/75, venivano istituiti per garantire che assistenza e contraccezione venissero erogati gratuitamente.

Secondo il portavoce della Società Medica Italiana, Emilio Arisi, soltanto il 5% dell’utenza utilizza questo tipo di contraccettivi, che sono poco recenti e poco usati. Il provvedimento di razionalizzazione, in buona sostanza, sancisce che il contraccettivo appartenga a quella tipologia di farmaci non indispensabili. Sebbene la pillola sia a tutti gli effetti uno strumento di libertà per il controllo delle nascite indesiderate.

Fonte: Web
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Le motivazioni di una tale decisione sembrano essere di natura puramente economica e non scientifica o politica. I farmaci anticoncezionali rientrano in una manovra periodica che punta al contenimento della spesa pubblica.
Molte donne scelgono giù abitualmente pillole di fascia C, che sono quelle più nuove e le più caldeggiate dalle case farmaceutiche. In realtà le donne si affidano alle prescrizioni dei propri ginecologi che, in assenza di condizioni economiche precarie, tendono ad indicare i farmaci più recenti che spesso provocano effetti collaterali minori.

Le ginecologhe di No Grazie Pago Io – un gruppo spontaneo di operatori che lavora in diversi ambiti della Sanità e si batte per l’indipendenza della professione medica dall’industria farmaceutica – hanno commentato in modo deciso la manovra:

Ora l’unica ‘pratica anticoncezionale’ rimborsata dal servizio sanitario nazionale è l’aborto

Non è mancato chi si è chiesto se l’esclusione delle pillole dalla fascia A sia stato un provvedimento “casuale” o se sia involontariamente parte della campagna del Fertility Day.

Fonte: Web (a partire dal primo
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Alle farmacie la circolare è arrivata per mezzo di una comunicazione intitolata “Riclassificazione Anticoncezionali” e ha colpito la coincidenza della vicinanza temporale alla Giornata Mondiale della Contraccezione, che si celebra il 26 settembre. Alla base della polemica – di fatto scarsa – il fatto che la pianificazione sia un diritto fondamentale per poter vivere la propria sessualità e affettività in maniera libera e consapevole.

Tra le donne italiane in età fertile, una su quattro utilizza sistemi poco sicuri per evitare una gravidanza indesiderata, il 42,4% usa il preservativo, il 24,3% la pillola contraccettiva, il 17,5% il coito interrotto, il 4,2% si affida ai metodi naturali, il 4% a dispositivi intrauterini, il 2,15% all’anello vaginale, l’1,5% al cerotto, l’1,4% alla sterilizzazione e l’1,2 al diaframma.

Dobbiamo ai medici di No Grazie Pago Io la lista dei farmaci coinvolti – pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 27 luglio scorso – i quali sono: Triminulet, Planum, Ginodem, Milvane, Etinilestradiolo e Gestodene Mylan Generics, Practil, Kipling, Gestodiol, Antela, Desogestrel Etinilestradiolo Aurobindo, Estmar, Minulet, Brilleve.

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